Gad Lerner : Papa Francesco e gli ebrei, dopo l’attentato antisemita di Bruxelles
L’odio millenario contro gli ebrei macchia nuovamente di sangue il suolo d’Europa proprio nei giorni in cui si elegge il Parlamento che riunisce i nemici di tante guerre passate. Così l’antisemitismo omicida cambia di segno anche il viaggio di Francesco in Israele. Perché rinnova il senso di pericolo incombente sul popolo ebraico perfino là dove pareva che il senso di colpa rendesse irripetibile la caccia all’ebreo. Questa minaccia, tale a spingere addirittura all’emigrazione cittadini appartenenti alle comunità israelitiche, precipita sul pontefice, che non potrà prescinderne. Prima dell’attentato di Bruxelles non si attendevano sorprese da Francesco nel dialogo ebraico-cristiano –sostanzialmente fermo da quasi tre lustri- e proprio per questo l’arrivo in Israele del papa “terzomondista”, come tale guardato con sospetto dalla destra non solo religiosa (ma anche papa gesuita, seguace dell’appassionato biblista cardinale Martini) di sorprese potrebbe riservarne eccome.