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Dario Calimani : valori

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    ...valori           Per combattere il multiculturalismo, l’immigrazione islamista e l’antirazzismo che stanno contaminando la cristianità, Anders Breivik massacra in Norvegia una settantina di persone. A difesa degli stessi selettivi valori cristiani dell’Europa, Richard Millet, r edattore di Gallimard, concorda con l’illuminata analisi di Breivik (magari non con il massacro). E ora, sulla scia di Millet, altri sensibili osservatori si mostrano sorprendentemente ammaliati dal Breivik-Millet pensiero, anche perché Breivik, si è dichiarato filoisraeliano e filosionista (da certi amici ci scampi il cielo!) Sorgono, inevitabili, gli interrogativi: qualcuno ha davvero il coraggio di puntellare con sostegni del genere la lotta contro l’antisemitismo di marca antiisraeliana? E sono quelli i valori cristiani? E, ancora, la difesa strenua e fondamentalista dei valori cristiani dell’occidente non è forse passata con una certa frequenza, nella stori

Tobia Zevi : Vittimismo

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Tra i peggiori difetti italici c’è sicuramente il vittimismo. Gli ebrei italiani non sono immuni da questo vizio. Ma domenica pomeriggio, leggendo online un testo in cui Ugo Volli annunciava l’interruzione della collaborazione con questa testata, mi sono veramente cadute le braccia. Si lamentava, il Volli, di essere stato attaccato da un altro collaboratore, e non essere stato difeso dalla direzione. “Non ho niente in contrario al dibattito e alla contrapposizione delle idee (…) ma questo caso è diverso e ne ho tratto le mie conseguenze”. Questo caso è diverso? Diverso come? Il 24 maggio 2011, sempre su queste colonne, l’ottimo Volli tacciava un mio articolo apparso sul Corriere della Sera di essere “confuso”. Proseguiva poi sostenendo che alcuni brani erano “non solo insensati ma pericolosi”. Per finire affermando che l’articolo “risente di una deriva ideologica che non capisce nemmeno di accostare le vittime ai carnefici”. Pochi mesi dopo, il giorno 11 settembre 20

Per il secondo anno i palestinesi delle colline a sud di Hebron marciano per la Pace

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24 settembre 2012 At-Tuwani – Ispirati dalla marcia Italiana Perugia-Assisi, fondata da Aldo Capitini, e ad un anno di distanza dalla prima marcia per la Pace, i palestinesi dei villaggi delle colline a Sud di Hebron, il 22 settembre si sono riuniti per ribadire il loro deciso impegno nonviolento nella ricerca della giustizia. Una giustizia che nei Territori Occupati troppo spesso è funzionale all’Occupazione. Dove la politica Israeliana di isolamento dei villaggi palestinesi mira a guadagnare sempre più terreno e pone i palestinesi in una condizione di insicurezza. Molti sono stati gli attacchi negli anni subiti dagli abitanti del luogo ad opera dei coloni, ed oggi, anche per questo motivo si marcia. Si cammina sulla strada che ogni mattina porta i lavoratori dal villaggio di Tuba alla città, ma questa volta si cammina assieme. Si cammina nella “Palestinian Peace Area”, come ricordano i manifesti attaccati sui blocchi che delimitano la “firing zone”, un’area nata

Tariq Ali: abbasso Assad ma chi lo abbatterà e come?

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Roma, 22 settembre 2012, Nena News - Stanco dell'incessante propaganda unilaterale della Cnn e della Bbc World, che generalmente anticipa i bombardamenti della Nato (come fu per l'attacco contro la Libia) o l'occupazione diretta, provo a spiegare il mio punto di vista sulla crisi della Siria. Denunciando prima di tutto l'investitura del Consiglio nazionale siriano da parte del network dei media occidentali e registrando che parte dell'opposizione armata siriana è perfettamente capace di organizzare i suoi massacri per attribuirli poi al rregime. Voglio così anche respingere la diffamazione esplicita da parte di alcuni che mi accusano di essere un «apologeta di Assad» come fu per quegli idioti che mi tacciavano di «apologeta di Saddam» durante i preliminari dell'occupazione dell'Iraq. Dall'inizio ho appoggiato pubblicamente e apertamente la rivolta popolare contro il gruppo baathista dominante a Damasco, diretto da una famiglia. Io son

Israele-Anp, le mani sul gas di Gaza

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di Emma Mancini Roma, 24 settembre 2012, Nena News - Risolvere la crisi interna facendo affari con l'occupante. In molti ieri hanno storto il naso all'annuncio del possibile sfruttamento congiunto israelo-palestinese del gas naturale lungo le coste della Striscia di Gaza. Una nuova forma di normalizzazione, secondo alcuni, e l'ennesimo strumento di sfruttamento delle risorse naturali palestinesi da parte di Israele. Un passo verso il tavolo dei negoziati, secondo altri, Tony Blair in testa, fiero promotore di una simile iniziativa. Insomma, mentre Gaza resta sotto assedio ed embargo, totalmente chiusa all'esterno sia via terra che via mare , mentre metà della sua popolazione vive sotto la soglia di povertà e mentre la Marina Israeliana spara contro le piccole barche dei pescatori palestinesi usciti in mare per sopravvivere, c'è chi propone a Israele e Palestina di collaborare in campo energetico per sfruttare quei ghiotti 28 metri cubi di gas n

"Il ruolo degli islamisti nella nuova strategia americana". L'opinione di Ahmed Assid

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Che ruolo stanno giocando i partiti islamisti saliti al potere nei paesi delle 'Primavere'? Rassicurare l'Occidente, il Golfo e Israele che i loro interessi non saranno toccati. E comprimere la democrazia con l'islamizzazione interna. E' l'opinione di Ahmed Assid, attivista marocchino. di Ahmed Assid* - traduzione a cura di Anna Toro  La politica estera americana si fonda su quel principio eterno del pragmatismo, così definito da William James: “Nessuna cosa ha un valore in sé; il valore proviene dall'uso che se ne fa”. Ed è questo il principio che fa sì che l'America non abbia amici o nemici eterni, ma che solo i suoi interessi lo siano.  Il principio del pragmatismo, dunque, porta gli Stati Uniti a rivedere continuamente le sue alleanze. Così, se i suoi alleati tradizionali si trovano in una posizione di debolezza o disgregazione, allora gli americani cercheranno alternative strategiche per preservare i loro interessi da qu

Moni Ovadia : Molti soldi per qualcuno Niente soldi per tanti

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Una delle litanie più menzognere che ci sono state ammannite dall’inizio della crisi dalla grande maggioranza degli esponenti della classe politica e dalla prevalenza dei media è: «Non ci sono i soldi». Lo scopo della recitazione ebete del mantra è quello di far passare l’idea che una crudele disgrazia naturale ci abbia privato delle risorse finanziarie e che tutti si debba tirare la cinghia. Il mantra ha anche la sua disgustosa variante reazionaria. Non ci sono soldi perché i privilegiati del posto fisso hanno preteso di andare in pensione dopo «soli» trentacinque anni di lavoro, magari alla catena di montaggio e hanno privato il futuro di risorse. Poi, la cloaca è stata scoperchiata ciclicamente a ritmo sempre più serrato e abbiamo finalmente avuto, sbattuta sotto il naso, la schifosa verità a proposito del «non ci sono i soldi»: non ci sono i soldi per la scuola pubblica, non ci sono soldi per i pensionati, non ci sono i soldi per i disoccupati, non ci sono i sol