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Michael Warschawsk : normalizzazione e cooperazione

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See more details Terza ed ultima parte dell'analisi fatta dall'Alternative Information Center sulla normalizzazione tra israeliani e palestinesi. In questo articolo vengono descritte le differenze cruciali tra la normalizzazione e la cooperazione.   l rifiuto della normalizzazione con Israele non esclude la cooperazione politica, al contrario. Il movimento nazionale palestinese e la maggior parte delle organizzazioni popolari palestinesi hanno affermato in modo chiaro, in molte occasioni, che stanno cercando tale cooperazione, ma con condizioni diverse. a) Nessuna asimmetria Il rapporto dovrebbe essere basato sul ruolo guida dei partner palestinesi, e non su una falsa simmetria tra palestinesi ed israeliani. Il quadro di azione politica è una lotta nazionale palestinese contro il colonialismo israeliano, non una "lotta comune per la pace". Alle forze israeliane anti-colonialiste viene chiesto di appoggiare questa lotta, con i loro mezzi e il loro approcci

Intervista a Mohammad Bakri :L’infanzia in un villaggio della Galilea e poi gli studi artistici e l’incontro con Emile Habibi,

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  L’infanzia in un villaggio della Galilea e poi gli studi artistici e l’incontro con Emile Habibi, intellettuale, padre della letteratura palestinese dell’assurdo; l’importanza di raccontare la verità, a tutti i costi; le traversie del documentario “Jenin, Jenin” che gli ha procurato l’accusa di vilipendio... Intervista a Mohammad Bakri. Mohammad Bakri è un attore e regista arabo-israeliano. Giudicato miglior attore in “Haifa” (1995) di Rashid Masharawi, ha recitato fra gli altri per Constantin Costa-Gavras (“Hanna K.”, 1983), Uri Barbash (“Oltre le sbarre”, 1984) e Amos Gitai (“Esther”, 1986). Più di recente, ha lavorato con il giovane regista italiano Saverio Costanzo in “Private” (2004). Nel 2007 ha recitato in “La masseria delle allodole”, opera di Paolo e Vittorio Taviani sul genocidio armeno. Da regista ha diretto i documentari “1948” (1998), sulla Nakba, la “Catastrofe” che colpì il popolo palestinese alla proclamazione dello Stato d’Israele, e “Jenin, Jenin” (2002). Nel

di Uri Avnery :Israele ha bisogno di demolitori di blocchi

  “ Israele non ha una politica estera, solamente una politica interna ”, Henry Kissinger lo sottolineò, una volta. Questo è probabilmente, più o meno, vero per tutti i Paesi del mondo dall’avvento della democrazia. In Israele sembra essere ancora più vero. (Ironicamente si potrebbe dire che gli Stati Uniti non hanno una politica estera, solo una politica interna israeliana.)   Per capire la nostra politica estera dobbiamo guardarci nello specchio. Chi siamo? Com’è la nostra società? In un classico  sketch  che tutti i vecchi israeliani conoscono, due arabi sono in spiaggia, guardando un battello pieno di viaggiatori ebrei russi che remano verso DI loro: “  Che possa la vostra casa essere distrutta ”, li maledicono. Poi, nello stesso posto ,  ci sono due viaggiatori ebrei russi che urlano maledizioni in russo a una barca piena di immigranti yemeniti. In seguito i due sono yemeniti, che maledicono rifugiati ebrei tedeschi in fuga dai nazisti. Quindi ebrei tedeschi che ma

27 Gennaio : Giornata della Memoria, intervista a Moni Ovadia

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Ricordare il passato per costruire il futuro. La frase può suonare come uno slogan retorico, qualcosa di già sentito troppe volte. O forse no, non abbastanza. Moni Ovadia, attore, cantante, scrittore - tra i maggiori rappresentanti della cultura ebraica in Italia - al valore della memoria ci crede fermamente e ogni anno, in questo periodo, è protagonista di tante iniziative riguardanti il Giorno della memoria. Con le sue riflessioni, i suoi spettacoli. Nei giorni scorsi anche in tv, come membro del cast della fiction «Mi ricordo di Anna Frank»: «Sono convinto - spiega - che l’operazione artistica, se condotta con il rispetto e la dovuta sensibilità, può svolgere un ruolo straordinario. Così il cinema o un altro mezzo nelle mani di chi sappia raccontare e che abbia la necessaria capacità di elaborare, può aiutare ad accedere a una relazione con quell’evento e a eventi consimili senza rischiare di esserne travolto o peggio quell’effetto di assuefazione che possono portare i documenti con

ABRAHAM B. YEHOSHUA :ma l'Olocausto non è misura di tutte le cose

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D obbiamo ricordarci che il fatto di essere stati vittime non è sufficiente a conferirci uno status morale ABRAHAM B. YEHOSHUA Abraham Yehoshua riceve oggi alla Scuola Normale Superiore di Pisa il diploma di Perfezionamento honoris causa in Letteratura contemporanea. Nell’occasione pronuncerà una lectio (rielaborazione del suo Elogio della normalità  , ed. Giuntina), di cui qui anticipiamo uno stralcio. Dello scrittore israeliano è da poco uscito per Einaudi il romanzo  La scena perduta  . Pur caricandoci di un grande peso, l’Olocausto ci pone di fronte a delle sfide chiare. Come figli delle vittime, ci incombe l’obbligo di enunciare al mondo alcuni insegnamenti fondamentali. Il primo è la profonda repulsione per il razzismo e per il nazionalismo. Abbiamo visto sulle nostre carni il prezzo del razzismo e del nazionalismo estremisti, e perciò dobbiamo respingere queste manifestazioni non solo per quanto riguarda il passato e noi stessi, ma per ogni luogo e ogni popolo. Dob

Il 27 Gennaio : Il Giorno della Memoria e il violino di Chagall

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Il 27 Gennaio : giorno della Memoria. Il violino di Chagall per una canto universale che doni  speranza ai vivi, pace ai morti e Parole intessute di silenzio  al di là di ogni mantello 

Amira Hass:Diversamente Occupati: la detenzione dei minori nelle carceri israeliane

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Una sentenza degli inizi di questo mese del maggiore Sharon Rivlin-Ahai, un giudice del tribunale militare minorile di Ofer, ha aperto un dibattito tra gli attivisti contro l’occupazione divisi dal dubbio se l’esercito abbia interiorizzato o meno  sino a che punto le sue detenzioni di routine di bambini palestinesi violino la Convenzione dell’ONU sui Diritti del Bambino, di cui Israele è firmatario, ed anche la stessa legge israeliana sui giovani. Alcuni  sostenevano che la creazione da parte di Israele, nel novembre 2009, di un tribunale militare minorile, 42 anni dopo l’occupazione della West Bank, e la sua decisione del settembre 2011 di elevare la maggiore età dei palestinesi da 16 anni a 18 – proprio come sono considerati minori gli israeliani sotto i 18 anni – indicava una svolta verso un miglioramento, dopo anni di campagne.  Altri sospettavano che i cambiamenti non fossero altro che una maschera. Il 9 gennaio la Rivlin-Ahai è scesa a schierarsi dalla parte degli scettici.  Ha s