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Amira Hass: nel mirino di Lieberman

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     Ho accettato controvoglia l’invito a una colazione nella residenza dell’ambasciatore francese a Tel Aviv per festeggiare l’anno nuovo. Curiosità antropologica. Non capita tutti i giorni di vedere deputati e giornalisti di primo piano che si scambiano pettegolezzi. Ho riconosciuto un paio di deputati, gli altri me li ha indicati il mio collega Gideon Levy.“È arrivato il momento di migliorare i miei rapporti con i rappresentanti stranieri, nel caso un giorno dovessi chiedere asilo”, ho detto scherzando a un’addetta dell’ambasciata, che però non ha sorriso. Devo aver fatto una battuta infelice. Tuttavia è innegabile che ultimamente gli attacchi della destra ai critici interni di Israele sono sempre più frequenti. L’ultimo bersaglio sono le organizzazioni che criticano l’esercito. Avigdor Lieberman, ministro degli esteri e capo del partito promotore di questi provvedimenti antidemocratici, ha accusato anche Ha’aretz. Il suo partito è composto perlopiù da immigrati dall’ex Unione Sovi

Amira Hass: sognando la Tunisia

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   La sera del 14 gennaio erano tutti incollati alla tv, qui a Ramallah, per seguire in diretta la rivolta in Tunisia. La mattina dopo erano tutti soddisfatti. “Il popolo tunisino ha salvato l’onore della nazione araba”, mi ha detto un amico.La tv era accesa anche nel negozio di frutta e verdura. Alcuni dimostranti tunisini stavano parlando con i giornalisti. Uno di loro ha detto che perfino i palestinesi stavano meglio di loro. Dal punto di vista alimentare è sicuramente vero, ma i prezzi dei generi di prima necessità non sono stati l’unico motivo della rivolta.La Tunisia, come la maggior parte degli stati arabi, è governata da un’élite cinica e corrotta. La situazione dei palestinesi è diversa, perché hanno a che fare contemporaneamente con tre regimi repressivi: l’Autorità Palestinese, Hamas e Israele. È vero, però, che per certi aspetti i palestinesi stanno meglio di altri. In Cisgiordania, per esempio, gli attivisti per i diritti umani hanno più libertà d’azione che in molti stat

Jonathan Cook La sinistra sionista scrive il suo stesso necrologio

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     Ehud Barak, ministro della difesa israeliano, sembra aver inferto il colpo finale alla sinistra sionista con la sua decisione di abbandonare il partito laburista e di creare una nuova fazione “sionista centrista” in seno al parlamento israeliano. Finora 4 parlamentari su 12 hanno annunciato la loro intenzione di seguirloLunedì 17 gennaio, poco dopo la conferenza stampa di Barak, i media israeliani hanno cominciato a lasciar intendere che il vero artefice della spaccatura del partito laburista fosse il primo ministro Benjamin Netanyahu il quale, secondo uno dei suoi collaboratori, l’avrebbe organizzata come un’ “operazione [militare] d’élite”. Netanyahu ha dei buoni motivi per volere che Barak rimanga nel governo più schierato a destra della storia di Israele. Egli ha fornito un’utile copertura diplomatica nel momento in cui Netanyahu ostacolava il processo di pace sponsorizzato dagli USA. Barak ha assunto volentieri il ruolo di “foglia di fico” del governo, pur di mantenere la s

Un uomo di Hezbollah alla guida del Libano

Non sono servite le manifestazioni di protesta inscenate oggi a Tripoli, Beirut e Sidone dalla coalizione filo-occidentale.  Confermando le indiscrezioni della vigilia, il presidente libanese Michel Suleiman ha deciso di affidare il compito di formare il nuovo governo libanese a un uomo vicino a Hezbollah.Il designato è Najib Mikati, miliardario di confessione sunnita, che si autodefinisce un “indipendente” e un “moderato”, ma che deve contare proprio sull’appoggio del movimento sciita.A lui è andato il sostegno di 68 parlamentari, compresi sette drusi del Partito progressista socialista di Walid Jumblatt, che in passato avevano appoggiato l’ex premier Saad Hariri. “Giornata della rabbia” L’annuncio della nomina di Mikati ha suscitato la dura reazione dei sostenitori di Hariri. Importanti manifestazioni di protesta si sono tenute a Tripoli, a Sidone e nella stessa capitale, per quella che è stata designata “la giornata della rabbia”Non sono mancati gli episodi di violenza, che hanno ri

ABRAHAM B. YEHOSHUA I giorni bui di un Israele nazionalista

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       È passato molto tempo da che ho scritto un articolo su ciò che accade in Israele. Mi sono chiesto se questo fosse dovuto alla recente uscita del mio ultimo romanzo: gli ultimi ritocchi alle bozze, l'invio delle prime copie agli amici e, naturalmente, l'emozione e l'attesa delle reazioni forse mi hanno distratto dai recenti avvenimenti del mio Paese. Ma dopo un esame di coscienza ho capito che questi non sono che pretesti. La vera ragione del mio silenzio è lo sconcerto che provo dinanzi alla diffusione di nuovi, sconosciuti e gravi fenomeni di sciovinismo nazionalista e di allarmante estremismo religioso in una società della quale credevo di conoscere, nel bene e nel male, tutti i codici In effetti i rappresentanti della mia generazione (e non importa se di sinistra o della destra moderata) che hanno accompagnato da vicino la crescita dello stato ebraico a partire dalla fine degli Anni 40, che per più di sessant'anni hanno partecipato attivamente alle lotte,

Neve Gordon : nel Negev fiorisce il deserto. Il Giardino botanico e i beduini

La stanza affollata sembra una sauna, effetto naturale del sole ardente che colpisce il tetto di lamiera e della mancanza di un ventilatore o di un condizionatore che mitighino il caldo desertico. Tutti parlano della “rotta del vino”, un nome benevolo, quasi idilliaco, per un sinistro piano di suddivisione territoriale che il governo israeliano sta mettendo in atto “È arrivato il momento di organizzarsi” dice uno. “Non c’è modo per contrastarlo” risponde un altro. Questa discussione, schietta, va avanti per parecchi minuti finché la gente inizia a prendere posto sui tappeti e sui cuscini che ornano il pavimento di cemento. L’organizzatore dell’incontro, un coordinatore del Negev Coexistence Forum for Civil Equality, chiede ai nostri ospiti di parlare. Uno dopo l’altro, i beduini si alzano per raccontare le proprie storie personali. Tutti parlano dell’abuso perpetrato contro la loro comunità con l’approvazione dello Stato. Ingiustizia dopo ingiustizia a creare una storia impietosa di es

Rabbini estremisti contro il rabbino Ascherman.Campi di morte per quelli moderati

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 1  Sintesi personale  Video    della protesta   , a Gerusalemme, contro il  rabbino Arik Ascherman da parte di coloni estremisti dal villaggio di Shiloh. Contestano aggressivamente   la  sua decisione di  piantare nuovi alberi da frutta in un villaggio palestinese,  come risarcimento per quelli distrutti dai settler nelle loro scorrerie. Ecco alcuni slogan: "Qui vive un uomo che distrugge il popolo ebraico, egli collabora con il nemico" " . La Bibbia afferma che dobbiamo conquistare la terra,  conseguentemente tutta la terra è nostra." Non è difficile immaginarli supportati  armati di un AK-47 per affrontare palestinesi disarmati che cercano di proteggere i loro frutteti.La manifestazione è stata autorizzata dalla polizia Shiloh Settlers to Rabbi Ascherman: ‘You Destroy Jewish People’ YOU wrote in that thread 2   Who is advocating 'death camps' for Israel's moderate rabbis? 3   G iorgio Bernardelli : rabbino Aaron Leib Steinman co