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La quotidian vita dei palestinesi nei TO

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The things they see: children at play in Jerusalem Settlers attack Palestinians; army represses Palestinians Palestinians forced to claw their way to building Israel's dream homes Ho trovato questa  foto  sulla e-zine israeliana  +972mag , una rivista online su Israele, Palestina, conflitto e società che raccoglie il meglio dell’intellighentsjia pacifista. E’ a corredo di un bellissimo racconto di  Lisa Goldman  su di un viaggio in taxi tra Ramallah e il centro di Gerusalemme, nel piccolo quartiere trendy di Nahlaot. Un racconto stringato, duro, sull’evoluzione della società palestinese. La foto, invece, è esposta al Perese Center nel quadro di una mostra di fotogiornalismo, Frames of reality . E’ uno scatto su giochi di bambini, in linea con quello che succede attorno a loro. Giochi guerra, giocati da bambini palestinesi. O meglio, giochi di perquisizioni. Non è una situazione di quelle rare da trovare. Anzi, è stato il mio benvenuto in Terrasanta, nel Natale del 200

Francesca Borri :L'israeliano rampante e il Muro

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Trentasei giusti puntellano il mondo, dice il Talmud. Riconoscono la sofferenza dell'Altro, e sono al suo fianco: è per la speranza che in loro, ancora, ostinata vive che Dio si trattiene dall'incenerire rassegnato ogni cosa. Yonathan Mizrachi è un israeliano come oggi mille altri: il trentasettesimo ebreo . Funzionario della Sovraintendenza ai Beni Archeologici di Gerusalemme, ha il potere di modificare il tracciato del Muro . E però davanti ad Amin, l'amico palestinese la cui casa è minacciata dalle ruspe, sceglie di non rispondere più al telefono - sceglie, e consapevole, di nascondersi. Una strana vicinanza. L'intera Gerusalemme è area vincolata. Norme rigorose presidiano il suo patrimonio artistico e culturale, e archeologi controllano, metro a metro, ogni minimo cantiere. Qualsiasi scavo restituisce reperti: e qualsiasi scavo, dunque, può essere fermato - qualsiasi progetto modificato. A Yonathan Mizrachi è toccato il cantiere del Muro. Un cantiere le cui r usp

Da Ariel a Gush Etzion, ecco i cinque più grandi insediamenti israeliani

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Secondo i palestinesi sono l’ostacolo principale al dialogo con gl’israeliani. Secondo gli ebrei ultraortodossi sono una realtà legittimata dalla storia e dalla religione. Secondo il resto del mondo sono soltanto un grande impiccio. E un enorme fastidio. Gli insediamenti dei coloni israeliani lungo la Cisgiordania sono tornati di moda. Un po’ per i colloqui di pace ri-avviati dopo mesi di stallo totale. Un po’ perché sono una realtà in continua evoluzione e spesso fuori dal controllo del governo israeliano. Stando ai dati dell’ Ufficio di statistica nazionale , nella West Bank, alla fine del 2008, si calcolavano 144 insediamenti per una popolazione totale di 295.380 abitanti . Sono cinque le zone a più alta concentrazione. E politicamente scottanti 1. Modiin Illit / Fondato nel 1996, è l’insediamento più popolato della Cisgiordania con i suoi quasi 42mila abitanti. Si trova al confine con Israele e a pochi chilometri da Ramallah, il cuore politico dell’Autorità nazionale palestinese.

Giovani Israeliani vanno a vivere in massa a Berlino

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Sintesi personale Berlino sta attirando un numero sempre maggiore di giovani israeliani , in quanto considerata simbolo di tolleranza e di libertà.""Questa città è diventata una vera e propria calamita, tutti vogliono vivere qui", ha dichiarato Bialer di 32 anni.Nessuno sa esattamente quanti israeliani vi si siano trasferiti negli ultimi anni; stime non ufficiali riportano tra le 9.000 e le 15.000 persone.La loro presenza è indice di un forte cambiamento di mentalità .Anni fa gli israeliani che emigravano erano considerati traditori della causa sionista e trasferirsi in Germania veniva bollato come il peggiore tradimento.. "Amo Israele, ma non potevo vivere più lì . E' così simile a un piccolo villaggio ed è così militarista", ha spiegato Lea Fabrikant, una studentessa di fotografia-" Avevo bisogno di libertà e di spazio e l' ho trovato in Germania . Il nazismo non mi riguarda". Asaf Leshem è stato spinto a questa scelta dal pass

Miral : non è un film.

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Gli occhi lucidi dell’anziana donna che ha dedicato tutta la vita ad accogliere i bambini profughi, brillano e si gonfiano di gioia, mentre la sua giovane studentessa Miral balbetta commossa: “ Ci siamo! La pace è arrivata insieme alla giustizia: avremo un nostro stato, finalmente, almeno sul 22% della nostra terra! ”. E, quasi portando in sé l’attesa di tutto il suo popolo, la vecchia maestra si lascia andare stupita: “ Mai avrei pensato di riuscire a sentire questa straordinaria notizia prima di morire! ”.In sala qualche spettatore si unisce alla commozione dell’attrice ma per i presenti è accaduto qualcosa di unico, ben più potente di una pur forte emozione. Stasera, in centinaia di cinema, gli spettatori non sono stati catturati da una trama intrigante, ma sono diventati partecipi di una “storia vera” che sistematicamente continua a restare sconosciuta: la storia del popolo palestinese. Una storia che la trama di Miral ha finalmente liberato dalla vergognosa cappa di censura ch

Olanda annulla tour sindaci israeliani per la presenza di rappresentanti dei settler

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sintesi personale I Paesi Bassi hanno cancellato il tour dei sindaci israeliani perché il loro gruppo comprendeva rappresentanti degli insediamenti in Cisgiordania.La delegazione, finanziata dal Joint Distribution Committee, una organizzazione ebraica americana, avrebbe dovuto recarsi in Olanda il mese prossimo per analizzare le politiche locali.Ma quando il ministero degli Esteri olandese ha scoperto che vi partecipava il consiglio regionale della Giudea e Samaria, degli insediamenti della Cisgiordania Efrat e Kiryat Arba ,ha deciso di annullare il tour.Aryeh Eldad , membro della Knesset del partito della Unione Nazionale, ha condannato la decisione, dicendo: " E' una resa alla minoranza araba olandese in continua espansione" Commento : domani leggeremo le stesse parole di un deputato dell'estrema destra nei siti abitualmente inclini a utilizzare, spesso a sproposito, il termine eurabia ? vedremo Netherlands cancels tour by Israeli mayors over settlers' presence

Un soldato, la pizza e il giornalista. La storia del checkpoint di Qalandiya

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Tutta colpa di una pizza. E di un giornalista israeliano, Avi Isacharoff, che sul suo giornale ( Haaretz ) ha raccontato quello che è successo a lui. E del suo rapporto con qualche soldato israeliano a fare il bello e il cattivo tempo. «Ci trovavamo nell’area del controllo passaporti al check point di Qalandiya – scrive il giornalista –, quando un soldato, un certo Tal, che si occupava di controllare i veicoli ha chiuso una intera corsia di passaggio e se n’è andato a mangiarsi la sua pizza in una stanza dei militari». Le macchine in fila per passare dalla parte palestinese a quella israeliana hanno così dovuto aspettare ancora più tempo del solito. Il check point di Qalandiya, infatti, è famoso per i suoi lunghissimi tempi sia nel passaggio che nel controllo dei documenti. Ma la scena del soldato che blocca gl’ingressi per mangiarsi la sua pizza non l’avevano vista nemmeno quelli di Haaretz. «Una volta che ha finito di mangiare, abbiamo chiesto al soldato come poteva lui ch

Paola Caridi: il Papa, la"soffiata" l'Islamofobia ...

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E così, i sei spazzini ’nordafricani’ (dunque arabi, e dunque musulmani) che dovevano attentare al Papa Benedetto XVI, in visita in Gran Bretagna, sono stati rilasciati, tra ieri sera e stamattina. Confermando quella che qualche vaticanista al seguito del Pontefice aveva già bollato come “informazione drogata. ”Nessuna minaccia credibile”, ha detto Scotland Yard, e l’autorevole BBC dice che li avevano sentiti scherzare alla mensa dei netturbini. Ora, a parte il cattivo gusto di scherzare sull’incolumità del Pontefice, è la ’soffiata’ sulla quale ci si dovrebbe soffermare. Perché è la soffiata che fa comprendere quanto ormai l’islamofobia sia diffusa, e soprattutto sdoganata. Magari qualcun altro avrebbe potuto fare una conversazione di altrettanto cattivo gusto, sull’incolumità del Papa, ma in questo caso – e questo fa sì la differenza – erano nordafricani, forse algerini, forse marocchini, chissà. Di per sé, possibili colpevoli. Forse in ricordo del discorso di qualche anno fa del