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Strage di Piazza Fontana :IL PASSATO CHE TI TRAPASSA

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1 – STRAGE CONTINUA Gianni Barbacetto dal “ Fatto Quotidiano “ Tre giovani giornalisti (27, 26, 20 anni) prendono a loro spese un aereo e vanno in Sudafrica, a Johannesburg, a intervistare un vecchio generale del servizio segreto militare italiano. I tre sono Andrea Sceresini, Nicola Palma e Maria Elena Scandaliato. Il generale è Gian Adelio Maletti, numero due del Sid negli anni della bomba di piazza Fontana (1969), del tentato golpe Borghese (1970), della strage di Brescia (1974), della strategia della tensione. Per tre giorni interrogano l’agente segreto, l’ufficiale rimasto (finora) il più alto in grado a sopportare tutto il peso dei depistaggi di Stato sulle stragi.Maletti risponde. Racconta. Non ricorda. Spiega. Nega. Rivela. In maniera obliqua e parziale, ma a suo modo illuminante, ricostruisce la trama della guerra segreta combattuta in Italia in quegli anni. Protagonisti, gli esecutori neofascisti di Ordine nuovo e di Avanguardia nazionale, i loro protettori dentro gli appara

Gerusalemme, il Corano, le polemiche

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Ogni tanto si rinfocola la polemica su quanto sia importante e sacra Gerusalemme per l’islam. Che Gerusalemme sia sacra per l’ebraismo, è noto, e un signore ortodosso – ieri – mi ricordava che il nome della città è citato ben 2361 nella Torah. Che Gerusalemme sia sacra per il cristianesimo, beh, è soprattutto in quella Via Dolorosa che segna non solo il calvario di Cristo, ma il senso di un rapporto con l’uomo, con il singolo, con la comunità. E l’islam? Si dice che il Corano non citi mai Gerusalemme, e lo dice anche l’inserzione a pagamento su alcuni giornali americani firmata in primis dal premio Nobel Elie Wiesel , che dice che “for him as a Jew, “Jerusalem is above politics,” and that “it is mentioned more than 600 times in Scripture – and not a single time in the Koran “.Ora, io non sono un’esperta di testi sacri. Sono troppo laica, per esserlo. Questo non vuol dire che io non abbia una copia della Bibbia e una del Corano. Perché la mia laicità non mi rende cieca e sorda verso la

Continua la demolizione delle case nei TO ,nel Negev: testimonianze

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Mercoledì 14 aprile, le Forze Israeliane hanno portato a termine le operazioni di demolizione di alcune case di maggiori dimensioni all’interno di tre aree distinte nella West Bank occupata. Le demolizioni hanno lasciato senza casa dozzine di persone ad Hares (vicino alla città settentrionale di Tulkarem); e nelle cittadine di Beit Sahour e al-Khader vicine a Bethlehem. Ah Hares, pure alcuni negozi di proprietà di palestinesi sono stati ridotti in un cumulo di macerie, mentre ufficiali israeliani hanno minacciato gli abitanti di future demolizioni nell’area. jonathan Pollack degli Anarchici Contro il Muro e del Comitato di Coordinamento di Lotta Popolare in un comunicato stampa ha scritto: “Un enorme bulldozer israeliano ha demolito la casa di Ali Mousa [in al-Khader], che fungeva da abitazione per nove persone, compreso un bambino di un anno di età, mentre i soldati impedivano a chiunque di avvicinarsi alla casa – incluso l’avvocato della famiglia, che aveva mostrato ai soldati un

Israele, l'esercito definisce 'intollerabili' le azioni dei coloni.Yitzha

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L'esercito israeliano ha reso noto che circa cento coloni hanno tirato pietre ed hanno attaccato i soldati che cercavano di impedire il loro ingresso in un villaggio palestinese. Uno dei soldati è rimasto ferito in volto dal lancio di una bottiglia.Martedì sera, gli abitanti della colonia di Yitzhar avrebbero cercato di entrare nel villaggio palestinese di Madma, nel nord della Cisgiordania. Lo rende noto in un comunicato l'esercito israeliano, aggiungendo che "la violenza contro i soldati dell'Idf (Israeli Defence Forces) sta oltrepassando la linea in maniera intollerabile". Secondo quanto riferito al quotidiano israeliano Haaretz dai coloni, i militari israeliani avrebbero aggredito alcuni visitatori intorno all'area di Yitzhar martedì mattina. La situazione sarebbe precipitata dopo che uno dei soldati avrebbe cercato di trattenere uno dei residenti dell'insediamento. La settimana scorsa altre azioni dei coloni erano arrivate alla stampa, tra cui alcuni

Intervista a A.B. Yehoshua Altro che cancellare la Nakba. Con i palestinesi noi israeliani abbiamo un debito eterno

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La nostra conversazione ha inizio con un ritorno indietro nel tempo. E prende corpo da una considerazione che Abraham Bet Yehoshua, tra i più affermati scrittori israeliani contemporanei, svolge in uno dei suoi primi libri pubblicati in Italia: “Elogio della normalità” (La Giuntina, Firenze, 1991): «Noi, in quanto vittime del microbo nazista, dobbiamo essere portatori degli anticorpi di questa malattia tremenda da cui ogni popolo può essere affetto e in quanto portatori di anticorpi dobbiamo innanzitutto curare il rapporto con noi stessi. Poiché dietro di noi c’è una sofferenza così terribile, potremmo essere indifferenti a ogni sofferenza meno violenta della nostra».Chi ha molto sofferto – rileva Yehoshua – «può non rendersi conto del dolore degli altri, e questo è un comportamento del tutto naturale. Come alfieri dell’antinazismo dobbiamo acuire la nostra sensibilità e non diminuirla. Perché dobbiamo ricordarci che il fatto di essere stati vittime non è sufficiente per conferirci un

Haaretz: nel 62 anno dell'indipendenza Israele è in un limbo

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Sintesi personale Purtroppo, Israele nel 62 anno dell' Independence Day è isolata a livello globale , coinvolta in un conflitto con la superpotenza la cui amicizia è vitale per la sua stessa esistenza. E 'priva di qualsiasi progetto diplomatico e ha paura di qualsiasi movimento. Si sguazza in un senso di minaccia esistenziale cresciuta con il tempo. .Usa l' antisemitismo , reale o immaginato, come un pretesto per continuare apatia e passività. Per molti aspetti, sembra che Israele abbia perso il dinamismo e la speranza dei suoi primi decenni ed è ancora una volta impantanata nella mentalità del ghetto contro la quale i suoi fondatori si ribellarono.Certo, Israele non è l'unica depositaria del suo destino. Tuttavia le carenze che hanno caratterizzato il paese sin dalla sua fondazione - l'etnocentrismo , il predominio dell'esercito e dei funzionari religiosi, i divari socio-economici, la sottomissione ai coloni, il modo di pensare mistico e l'ad