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MO: Gaza, Israele impedisce visita ministro belga

1Il vice ministro degli esteri dello stato ebraico, Danny Ayalon, ha spiegato in un comunicato che "visite di questo genere non possono che rafforzare Hamas e dargli legittimità".Noi consentiamo l'accesso a Gaza di aiuti umanitari, compresi viveri e medicinali, ma non possiamo permettere visite politiche che incoraggino Hamas", ha aggiunto. Il ministro Michel, che ieri si è incontrato con lo stesso Ayalon, ha protestato per questa decisione affermando che la sua visita a Gaza andava vista come "un sostegno alla popolazione". Secondo la rete televisiva belga Rtl-Tvi, Michel ha definito "inaccettabile" il divieto ed ha detto che porterà il problema all'attenzione dell'Unione europea. MO: Gaza, Israele impedisce visita ministro belga 2 M.O./ Più di 80 Ong denunciano blocco Israele e Egitto a Gaza Gaza, 20 gen. (Apcom) - Più di 80 organizzazioni umanitarie hanno denunciato il blocco imposto da Israele e dall'Egitto alla

Amira Hass :Signori e sionisti

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Khawaja significa “signore” in arabo, ma è usato per rivolgersi agli stranieri. Un freddo lunedì mattina Mohammad Khatib stava osservando alcune persone che assistevano al suo processo, quando con un sorriso ha detto: “I khawajat” (plurale). Purtroppo l’umorismo rischia di perdersi nella traduzione. Devo spiegare.Prima del 1948, cioè prima della nascita d’Israele, i palestinesi si rivolgevano così ai loro vicini, gli ebrei. Oggi non lo fa più nessuno. Mohammad, invece, l’ha pronunciata in modo affettuoso. Più tardi mi ha spiegato: “Nelle manifestazioni contro il muro di separazione definisco gli israeliani sahayna (sionisti). Ma dato che ti ho vista tra loro, ho detto khawajat” ”. In realtà non ho l’onore di essere “una di loro”, cioè una delle decine di ostinati attivisti che ogni settimana, da sei anni, protestano contro il muro.Le autorità israeliane hanno deciso di impedire queste manifestazioni, che hanno prodotto una sentenza favorevole dell’alta corte (ancora non applicata) s

Haaretz :IL RAGNO, LA STRADA E L’OCCUPAZIONE

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nche se la farsa messa in scena dal Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman e dal suo vice Danny Ayalon per far sì che l’ambasciatore turco si sentisse sminuito è ormai dimenticata, Route 443 è un esempio migliore del profondo divario tra l’immagine che hanno di sé gli israeliani e l’importanza che Israele e i suoi argomenti assumono agli occhi della comunità internazionale. Nessuna campagna propagandistica che faccia perno sullo slogan: “Attenti, ci stanno ammazzando” può salvare l’occupazione dall’impressione che ciò non ha nulla a che fare con la discussione sull’esistenza degli ebrei. In un modo o nell’altro, Israele non sa come difendere la sua esistenza senza lamentarsi che: “Il ragno degli insediamenti si sta rivelando gravoso, vi prego aiutateci a trattarlo in modo che si possa continuare ad impiantare colonie in ogni luogo, compreso a Gerusalemme Est.” Che cosa dice di razionale l’israeliano riguardo alla Route 443 e al blocco imposto ai palestinesi di utilizzarla per anni,

di Giorgio Bernardelli Un parlamentare arabo-israeliano ad Auschwitz

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Il musulmano Mohammed Barakeh nella delegazione ufficiale che il 27 gennaio sarà al campo di sterminio. E intanto il «Projet Aladin» progetta un viaggio comune di personalità musulmane per la prossima primavera Sono come ogni anno numerose le iniziative in programma in tutto il mondo per la Giornata della memoria, la commemorazione delle vittime della Shoah che si celebra ogni anno il 27 gennaio, anniversario della liberazione di Auschwitz. In Italia - per il decennale della Giornata della memoria - sarà Elie Wiesel a intervenire in Parlamento; fortemente simbolica sarà la cerimonia a Berlino, dove il presidente israeliano Shimon Peres parlerà in ebraico al Reichstag , il Parlamento tedesco. All'interno di questo panorama - in sintonia con la mostra Giusti dell'islam promossa dal Centro Pime di Milano - a noi piace segnalare un gesto di questo 27 gennaio 2010: per la prima volta una parlamentare arabo israeliano, il leader del partito Hadash Mohamed Barakeh , farà par

Rabbini per Gaza, chi sono costoro? di Anna Momigiano

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fermiamo l’embargo a Gaza”. Fin qui nulla di strano. Ma quando è un rabbino a dirlo, comincia farti un certo effetto. Se poi si aggiunge che il rabbino in questione è anche un veterano di Tzahal, l’esercito israeliano, e che ha vissuto tra i beduini, l’interlocutore finisce per essere un tantino confuso.Rav Jeremy Milgrom, tra i fondatori del gruppo Rabbini per i diritti umani , la prossima settimana sarà a Milano per parlare, insieme alla missionaria comboniana Alicia Vacas, della situazione a Gaza un anno dopo il conflitto .Un po’ incuriositi dalla faccenda, gli abbiamo fatto qualche domanda. Cosa ci fa in Italia un rabbino israeliano che parla di Gaza? Voglio dire agli italiani, e agli europei in genere, che devono fare di più per porre fine al blocco economico che sta impedendo la ricostruzione nella Striscia dopo la guerra dello scorso anno. Scusi, in genere i rabbini non stanno dalla parte di chi fa le guerre? Questo non è affatto vero. E’ uno stereotipo diffuso: quando

L'uso coloniale dell'archeologia a Gerusalemme Est

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Per quasi un decennio, tutto il lavoro archeologico nell’area Wadi Hilwe di Silwan a Gerusalemme Est – che è la città di Davide, il centro dell’antica Gerusalemme ed uno dei luoghi archeologici più delicati in Israele – è stato sotto il controllo della Elad, una organizzazione di coloni israeliani di destra. Più precisamente, l’Autorità Nazionale per la Protezione dei Parchi e della Natura in Israele (INPA), che ha la responsabilità legale di quest’area, ha designato l’Elad come suo sub-appaltatore a Silwan; Elad, a sua volta, ha affidato all’Autorità Israeliana per le Antichità (IAA) di effettuare gli scavi in questo quartiere. Per di più, il permesso di effettuare gli scavi a Silwan è stato accordato grazie ad un procedimento interno entro la IAA, diverso dalle norme usualmente applicate in altri siti in Israele nel caso di scavi su larga scala. Ciò sta a significare che Elad dispone su qualsiasi cosa sia importante in relazione ai siti di Wadi Hilwe – compresa la decisione di allarg