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Amira Hass *"La Striscia di Gaza una bomba a orologeria"

06-12-08StrisciaBomba Ha qualche linea di febbre Amira Hass, celebre giornalista israeliana conosciuta in tutto il mondo per gli articoli pubblicati sul quotidiano progressista Ha'aretz . Gli ultimi giorni sono stati convulsi. Fino a quarantotto ore fa era a Gaza, dove pensava di restare almeno altri due mesi. Aveva raggiunto la Striscia con una delle navi che dal mare cercano di infrangere l'assedio della popolazione di Gaza. Non poteva tornarci in altro modo. Pur avendo una tessera da giornalista. Dopo il rapimento del soldato israeliano Shalit, Israele ha vietato a tutti i giornalisti con passaporto israeliano di recarsi a Gaza per questioni di «sicurezza». Agli altri reporter, senza ragione, è stato vietato l'ingresso a Gaza dal nove novembre scorso. Il valico è stato aperto solo in uscita ed in rare occasioni. Una è stata l'espulsione di Amira per «ragioni di sicurezza». Ma Hamas non vuole che che si racconti al mondo di Gaza? Sì ma troppa investigazione non può an

Gideon Levy:Twilight Zone / Uscita di prigione

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Sintesi personale Osama si sveglia presto ogni mattina  e va a lavorare nel suo curatissimo giardino. Quando è stato rilasciato dal carcere la prima volta, sono stato invitato  alla festa organizzata per lui dalla sua famiglia L'intero villaggio lo ha accolto. E' stato arrestato la prima volta  all'età di 15 anni, durante la prima intifada. Era stato picchiato da un soldato perché non aveva  un documento d'identificazione, e   questo lo spinse ad agire: attaccò la bandiera palestinese su un palo della luce e fu arrestato. Da allora entra ed esce dal carcere, complessivamente è stato detenuto per 26 anniLa questione del suo coinvolgimento con la Jihad islamica rimane un mistero, ma  non ha mai tagliato i legami con i suoi amici israeliani.Egli ha espresso opposizione alla violenza in più di un'occasione. Nel 1999, mentre era in detenzione amministrativa, mi ha scritto dal carcere: "Vorrei chiedere a Israele il perché siamo in carcere? Quanti anni  ci  resteremo

Yesh Din : impunità dell'IDF

La legge non è uguale per tutti: è questo, in sintesi, il messaggio di un rapporto di ‘Yesh Din’, un’associazione israeliana costituita nel marzo del 2005 per “contrastare la continua violazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati”; il documento, reso pubblico oggi, porta il significativo titolo “Eccezioni” e riguarda i processi a carico di soldati dell’esercito di Tel Aviv per crimini commessi tra il 2000 e il 2007 – gli anni della seconda ‘Intifada’ - contro civili palestinesi. “Ogni qual volta vengono commesse violenze contro i palestinesi che esigono una risposta da parte delle competenti autorità - dice il rapporto - i vertici dell’esercito e del sistema politico sono rapidi a etichettare queste azioni come ‘incidenti collaterali, eccezioni’ e a promettere appropriate decisioni contro i colpevoli (…); questo rapporto dimostra però che vere ‘eccezioni’ sono quei pochi casi in cui soldati e ufficiali colpevoli di crimini contro civili vengono poi indagati e processa

Avi Issacharoff : pogrom palestinese da parte dei settler e la notte dei cristalli ad Hebron

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Sintesi personale Una famiglia palestinese innocente viene circondata da una dozzina di coloni mascherati Sono donne e bambini ad eccezione di tre uomini. Un pogrom. Questo non è un gioco di parole Si tratta di un pogrom nel senso peggiore della parola. In primo luogo gli uomini mascherati incendiano la lavanderia poi cercano di di appiccicare il fuoco in una camera della casa Le donne gridano aiuto , "Allahu Akhbar". I vicini sono troppo spaventati per avvicinarsi ,Le pietre lanciate dagli uomini mascherati sembrano grandine . Ed ecco che in pochi secondi giungono i giornalisti che decidono di intervenire per salvare questa famiglia Donne e bambini piangono amaramente, nei loro volti è impresso l' orrore per la morte imminente, Pietre sul tetto della casa, sulle finestre e le porte. Le fiamme fagocitano l'ingresso meridionale della casa. Il cantiere di fronte è disseminato di sassi gettati dai uomini mascherati. Le finestre sono infrante

Susan Nathan. Le vite degli altri

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Ma cosa ha detto Susan Nathan a Poggibonsi? "Io sono un'ebrea nata nella diaspora, che ha creduto nel sionismo politico, che ha creduto che Israele fosse stato ideato, creato apposta per un popolo senza terra". Ma questa ideologia, continua Susan, non contribuisce a creare il futuro del paese. Anzi. "Quello che ho fatto è stato di restituire alla società israeliana quello che non va bene". E allora ecco cosa ha scoperto Susan, dopo sei anni trascorsi a Tamra, lei unica ebrea in mezzo agli arabi. E' quello che ha scritto nel libro, che riguarda, va specificato, i palestinesi che vivono nello stato di Israele (oltre un milione) e non la situazione in Cisgiordania. "La parte della città in cui vivo è ancora come un campo profughi; nel senso che gran parte degli edifici sono costruzioni informali, con demolizioni di case ogni tanto. Adesso ci sono 30mila persone in 400 ettari, entro il 2020 saremo in 45mila, questo significa che la sovrappopolazione è si

Paola Canarutto occupazione militare e società civile

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L’occupazione fa parte integrante della società israeliana. Anche storicamente. Senza occupazione, Israele passa dal ’48 al ’67: 19 anni; come potere occupante, dal ’67 al 2008, e cioè 41: più del doppio. E le strategie usate nei Territori Occupati non nascono ex novo : sono quelle già adoperate nella legge militare, imposta ai palestinesi di Israele dal ’48 al ’66. Quella legge con cui era stato attuato l’esproprio delle terre; diversa dalla legge – civile – valida per gli ebrei. Ora, i palestinesi di Israele hanno accesso solo al 3% circa delle terre dello Stato Con l’occupazione, comunque, è ancora peggio: nel '48, ai palestinesi rimasti in Israele, fu comunque concessa la cittadinanza, e quindi il voto per il Parlamento, da cui esce il governo. Ai palestinesi dei Territori Occupati, il diritto di voto per lo Stato che li governa non fu e non è concesso. Votano per un Parlamento senza effettivi poteri; quando alle elezioni vinse Hamas, nel 2006, Israele decise di boicottarli,

Editoriale haaretz: israele ostaggio dei terroristi ebrei

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sintesi personale E' giunto il momento di chiamare le cose col loro nome. Non si tratta di "gruppi marginali", "estremisti fuori controllo", Per lungo tempo ormai,i coloni a Hebron ,della Giudea e della Samaria (e Gerusalemme Est) utilizzano la violenza allo scopo di terrorizzare i palestinesi e di minare la sovranità dello Stato: il loro è terrorismo ebraico . Ciò è noto a tuttiE 'difficile scandagliare i motivi che hanno spinto la politica e la società israeliana a far finta di nulla dinanzi a questo fenomeno,definito ingannevolmente "deriva erbacce", Sotto l'ombrello ipocrita di "unità nazionale" e del timore di "una spaccatura nel Paese", la norma è diventata , una routine quotidiana. I coloni vandalizzano, distruggono seminano rovina e distruzione , mentre l'esercito chiude un occhio nella migliore delle ipotesi e partecipa alle loro azioni nel peggiore dei casiLa Casa della discordia

Stefania Consonni«La shoah non può essere il collante dell'unità nazionale»

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Nel libro emerge un'analogia fra la Germania pre-nazista e un possibile destino disegnato per Israele da un'«industria della Shoah». Non ha paura di radicalizzare il dibattito? Senza analogie qualsiasi libro diventa astratto. Volevo uno specchio attraverso cui guardare la mia nazione. Conosco la storia tedesca perché mio padre veniva da lì, e tedesche sono le due opere che hanno cambiato la storia ebraica: l' Altneuland di Herzl e il Mein Kampf di Hitler. Ho notato una somiglianza fra quanto sta accadendo in Israele e ciò che accadde in Germania fra Bismark e la fine della Repubblica di Weimar. Perché dopo la prima guerra mondiale in Germania si è instaurata una competizione fra due forze. Da un lato il trauma della sconfitta sul campo di battaglia, l'umiliazione nell'arena internazionale; dall'altro un incredibile risveglio della creatività, ad esempio nelle arti liberali. Trauma e speranza si sono fronteggiati. Ha vinto il trauma, portando all'Olocaust