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Arrigo Levi: Israele, la pace si fa con i nemici

Arrigo Levi. La Stampa. 20/07/07. Nessuna vittoria in guerra, insegnava Rabin, avrebbe mai potuto assicurare per sempre la sopravvivenza dello Stato ebraico: ma solo la pace. E la pace, come disse per primo Dayan, la si fa con i nemici. Sperare contro ogni speranza. È lo slogan che ha accompagnato per tutta una vita chi d’istinto s’identifica anzitutto con le ragioni d’Israele, ma non ha mai ignorato o dimenticato che il conflitto israelo-palestinese è, più forse di ogni altro conflitto storico, uno scontro fra due ragioni. Chi, in un tempo pur lontano della propria vita, giudicò che non valesse la pena di sopravvivere, per un ebreo scampato alla Shoah, se non fosse sopravvissuto lo Stato d’Israele appena allora creato, e che scelse quindi di vivere, per un tempo pur limitato, una vita da Israeliano in divisa in Israele in guerra, sa bene quanto sia difficile esprimere giudizi o dare consigli su quella che dovrebbe essere la politica del governo israeliano, senza essere cittadino d’Isr

Haaretz: Israele deve fare passi concreti per la pace

È possibile raggiungere per Israele un accordo ragionevole con i palestinesi in base all'iniziativa araba, il Primo Ministro palestinese Salam Haaretz ha sollecitato un negoziato reciproco. Questa dichiarazione ragionevole, non diversa dalla posizione israeliana, è stata accolta con scetticismo da quelli che cercano una giustificazione per non ritirarsidai territori occupati. Israele non può permettersi di snobbare il discorso del presidente George W. Bush I che richiede un congresso internazionale di pace a settembre. Non può permettersi di sottovalutare che la comunità internazionale e gran parte degli Israeliani hanno espresso la necessità di porre fine all'occupazione .Gli unici due gruppi che non mostrano mai alcuna disperazione sono Hamas ed i settlers . Hamas dimostra la propria potenza con i Qassams , mentre i settlers mostrano la loro forza espandendo gli stabilimenti , azione distruttiva che sabota ogni programma logico per dividere la terra fra le due nazioni.

Rubinstein: Abu Mazen non ha nulla da offrire..verso uno stato unico?

La lotta di Abu Mazen contro il governo di Hamas è principalmente politico-legale . Ha stabilito “un governo di emergenza che ora si è trasformata in “in un governo di transizione.„ Il nome non è importante. Ciò che conta è che questo governo non può ricevere l'approvazione del Parlamento, il cui il lavoro è stato paralizzato., visto che la maggioranza dei parlamentari di hamas sono a Gaza o nelle prigioni israeliane . Per dare validità alle sue decisioni Abu Mazen ha deciso di convocare a Ramallah tutti i rappresentanti movimenti palestinesi della diaspora invitando Naif Hawatmeh , fondatore del DFLP , movimento nazionalista palestinese. Per mezzo di tali manovre politiche e legali, Abu Mazen ed i suoi stanno provando ad unire tutte le fazioni nazionaliste,contro Hamas . Malgrado il fatto che Abu Mazen goda dell'appoggio internazionale e del supporto arabo, le probabilità di riuscita sono scarse Il motivo è ben noto: Abu Mazen e Fatah non hanno niente da dare al

Mahmud Darwish :fa paura di Hamas la mancanza di cultura

qui L'avvento di Hamas a Gaza «non mi fa paura da un punto di vista politico. Mi fa paura invece da un punto di vista culturale. La loro tendenza è di imporre i propri principi su tutti. Credono in una democrazia "buona per una volta soltanto", per giungere alle urne e al potere. Pertanto sono un disastro per la democrazia. (La loro) è una democrazia antidemocratica»: lo afferma il poeta nazionale palestinese Mahmud Darwish in una lunga intervista al quotidiano Haaretz di Tel Aviv. L'incontro con la giornalista israeliana, che lo ha visitato a Ramallah (Cisgiordania), ha preceduto di pochi giorni la prima apparizione negli ultimi anni in Israele di Darwish, che è nato in un villaggio della Galilea e che si è autoesiliato nel 1970. Domenica Darwish sarà a Haifa per leggere una ventina di poesie, accompagnato dal musicista Samir Jubran (liuto) e dalla cantante Amal Murcus. I biglietti, nota il giornale, sono andati a ruba. Darwish ritiene che per i palestinesi «la situa

Intanto in Francia gli Hezbollah sono ufficialmente invitati

Mentre Israele si domanda se la guerra libanese ha rafforzato o indebolito gli Hezbollah partecipano come rappresentanti ufficiali a un incontro per discutere sul futuro del Libano., acquistando una posizione strategica importante come alleati dell'Iran. Naturalmente con il beneplacito dell'Arabia Saudita http://www.haaretz.com/hasen/spages/881446.html

LA TRAPPOLA MORTALE DELL'IDENTITà

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La trappola mortale dell'identità Sono ebreo e sono contro l'occupazione israeliana. Mi capita spesso di discutere con amici e conoscenti ebrei ma queste discussioni non hanno mai portato da nessuna parte, non ho mai convinto nessuno. A qualunque argomentazione storica, etica o solo di buon senso, mi rispondono con un'altra argomentazione che a loro modo di vedere legittima o giustifica l'azione del governo israeliano. Mi sono chiesto a lungo perché la maggior parte degli ebrei difende Israele incondizionatamente arrivando persino a negare l'evidenza. Poi una sera a cena, commentando i recenti fatti, dico a un mio amico: comunque Fini è pur sempre meglio di Sharon (sottintendendo che Fini è sì un politico di destra, magari ex-fascista, amico di gioventù della Mambro, ma Sharon è pur sempre un criminale). E lui risponde: no, perché almeno Sharon è ebreo. Ecco infine svelato cosa muove gli animi: il meccanismo di identificazione. Una volta ho chiesto a Peretz Kidron