Gabriele Nissim LA MEMORIA NON È UNA CASSAFORTE IDENTITARIA
Quando è nata, aveva un carattere specifico ed universale . Specifico, perché aveva rotto tutti i tabù sull’incomprensione del fenomeno e aveva permesso di trasmettere al mondo la sua singolarità rispetto a tutti gli orrori del nazismo. In Francia, per esempio, Simone Veil aveva condotto una battaglia straordinaria perché fossero ricordati non solo i partigiani che erano stati internati per la loro lotta al nazismo, ma tutti gli ebrei che erano morti non come resistenti, ma in quanto ebrei, per la colpa di essere nati. Primo Levi aveva raccontato il meccanismo della zona grigia nei campi che i nazisti avevano creato con lo scopo di generare una concorrenza per la vita tra le vittime, al fine di rendere corresponsabili gli ebrei della loro fine. Aveva spiegato in modo molto chiaro i meccanismi di depistaggio morale della coscienza nelle menti dei nazisti, che avevano trovato il modo di giustificare e di nascondere le loro azioni. Come lo scrittore torinese, anche Zygmunt Bauman in Mode