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Hamas di Gaza furioso con Meshal, ala politica contro ala militare

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1 Si delinea una "frattura" tra l'ala militante di Gaza e Meshal, accusato sia di essere troppo dipendente dalla Siria e dall'iran. sia di condurre una vita agiata e lussuosa a Damasco Hamas leader said fired for wanting distance from Iran, Syria 2 Aggiornamento:l'ala militare di hamas contro l'ala politica L'ala militare di Hamas, sotto la direzione di Al-Ja'abari del Ahmed, sta lanciando i razzi di Qassam dalla striscia di Gaza nonostante l'opposizione dell'ala politica di Hamas. I razzi sono la risposta all'azione militare israeliana e all'uccisione dei palestinesi in quanto i miliziani temono che una non risposta farebbe perdere loro autorità presso la popolazione . Intanto 150 uomini, fedeli ad Abu Mazen si sono schierati lungo la frontiera che divide Gaza dall'Egitto

di Alberto TerenziGaza: cronaca di un massacro annunciato

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COSA NON SAPPIAMO SU GAZA Quasi tutto quello che siete stati portati a crede su Gaza è sbagliato. Qui di seguito pochi punti essenziali che sembrano essere stati dimenticati nella discussione, gran parte della quale si è svolta sulla stampa, a proposito dell’attacco di Israele contro la Striscia di Gaza. La gente di Gaza . La maggior parte della gente che abita a Gaza non è lì per propria scelta. La maggioranza del milione e mezzo di abitanti stipati nei 340 kmq della Striscia di Gaza appartengono alle famiglie provenienti da città e villaggi fuori della striscia come Ashkelon e Bersheba. Sono stati cacciati via a Gaza dall’esercito israeliano nel 1948. L’Occupazione . Gli abitanti di Gaza hanno vissuto sotto occupazione israeliana dalla Guerra dei Sei giorni nel 1967. Israele è ancora largamente considerata una potenza occupante, anche quando lo Stato ebraico ha tolto le proprie truppe ed i propri coloni nel 2005 (vedi approfondimento). Israele controlla ancora gli accessi a quest

Netanyahu e il piano Clean Break

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Per capire cosa sta succedendo in Medio Oriente è molto utile leggere un documento. È intitolato Clean Break: a new strategy for securing the realm, che significa “Taglio netto: una nuova strategia per la sicurezza del regno”. Venne elaborato esattamente 10 anni fa, dall’Istituto per gli studi politico-strategici avanzati (IASPS – Institute for Advanced Strategic and Political Studies), come relazione conclusiva, rilasciata esattamente l’8 luglio 2006, da un gruppo di studio dedicato alla Nuova strategia di Israele per il 2000: il documento fu presentato personalmente al nuovo Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Ma i partecipanti di questo gruppo di studio non sono solo degli studiosi israeliani: sono anzi quasi tutti esponenti dell’establishment neo-conservatore statunitense che hanno rivestito o rivestono importanti incarichi nell’amministrazione Bush. Richard Perle (che coordinava il gruppo di studio) è presidente dell’ufficio per la politica della Difesa sotto il M

Saree Makdisi: «Un viaggio nel dramma della Palestina impossibile»

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S aree Makdisi: «Un viaggio nel dramma della Palestina impossibile» ROMA (18 maggio) - Saree Makdisi, scrittore e professore universitario a Ucla nato a Washington e cresciuto a Beirut, in Palestina borderline (Isbn, 282 pag., 29 euro) denuncia, con la passione di chi non tace la propria vicinanza alla causa palestinese e la lucidità di un analista, la Palestina impossibile e le sue «storie di occupazione quotidiana»Makdisi dà voce ad agricoltori, imprenditori e donne coraggiose palestinesi vittime della tragedia di un popolo senza Stato, e senza la realistica speranza di averlo a breve, umiliato dai troppi permessi da ottenere, dalle perquisizioni indiscriminate, dalla tensione psicologica continua dei check-point militari e dei burocrati israeliani. Lo scrittore ricorda le parole dell’attuale ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman, leader del partito di estrema destra Israel Beitenu, nel 2006 rivolte ai palestinesi cittadini dello Stato di Israele: «Qui non c’è p

di Nadia Hijab STATO PER LA PALESTINA?

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I commentatori arabi ed israeliani hanno entro una certa misura tratteggiato a grandi linee il discorso che Barack Obama terrà in Egitto durante la sua visita di giugno, sebbene egli ancora si stia incontrando con i leader della regione a Washington. Se alcuni sono ottimisti, molti invece nutrono timori. Gli israeliani temono che Obama voglia spingerli a riconoscere i diritti dei palestinesi e obbligarli a restituire i territori palestinesi e siriani che essi sono stati impegnati a colonizzare fin dal 1967. Gli arabi temono che Obama annuncerà che i loro leader stanno progettando ulteriori concessioni, sotto forma di un’estesa normalizzazione dei rapporti con Israele, prima di un completo ritiro e di una pace complessiva. Temono anche che il suo discorso porrà il veto sul diritto al ritorno dei palestinesi, che è sia un diritto individuale che collettivo in base alla legalità internazionale, ed appoggerà Israele in qualità di “Stato ebraico” invece che di Stato di tutti i cittadini che

Paul MorlandISRAELE – DISINNESCARE LA BOMBA DELLA PAURA DEMOGRAFICA

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Una questione che ha sempre allarmato l’opinione pubblica israeliana è stata la cosiddetta “bomba demografica” araba. In realtà, i dati demografici rivelano che all’interno di Israele i due tassi di natalità ebraico e arabo stanno convergendo, e che anche nei Territori occupati si sta registrando un netto calo delle nascite palestinesi. Ciò di cui i politici e l’opinione pubblica in Israele dovrebbero preoccuparsi non è tanto la dimensione della minoranza araba – sostiene Paul Morland – ma piuttosto di che tipo di minoranza si tratterà La demografia è stata utilizzata per decenni in Israele, sia dalla destra che dalla sinistra, per promuovere e giustificare determinate politiche nei Territori e in materia di confini. Coloro che per primi hanno sostenuto il ritiro da Gaza e dalla Cisgiordania, ad esempio, citavano, oltre ad argomentazioni di ordine morale, il timore che nel territorio sotto il controllo israeliano gli arabi avrebbero finito per superare numericamente gli ebrei. Nel f