Pesanti nuvole si addensano sul vertice di oggi nell’assolata Sharm el-Sheikh. I fratelli Musulmani a Gaza, in Giordania, ed in Egitto, aleggeranno sui quattro leader che prenderanno parte ai colloqui, così come i fanatici del Jihad mondiale. L’Iran e Hezbollah saranno con loro dall’altro lato, mentre il fronte religioso israeliano di estrema destra attenderà in un angolo. E’ difficile dire quale poltrona di quale leader sia più traballante, e predire da quale parte giungerà il prossimo demone – dalla Siria, che ancora una volta è rimasta esclusa; da al-Qaeda, che sta alzando la testa in Iraq per dare uno sguardo all’orizzonte; o dall’opposizione egiziana, che subodora la debolezza della leadership e sta accumulando le forze in vista della battaglia per l’eredità. E chi giunge tristemente da questa parte? Gli Stati Uniti, la superpotenza che fa la parte del leone nel panorama delle responsabilità del deterioramento della situazione in Medio Oriente. Chi è rimasto a casa? Il presidente