Rsf, in Medio oriente quasi tutti i giornalisti rapiti nel 2021



Su 65 cronisti in totale sequestrati nell’anno in corso, ben 64 si trovavano nella regione. Fa eccezione la scomparsa di un reporter francese in Mali ad aprile. Almeno 44 rapimenti in Siria, 11 in Iraq e nove nello Yemen. Massimo storico nel numero di giornalisti rapiti, di contro vi è il dato più basso in 25 anni (46 in totale) per le uccisioni.






Baghdad (AsiaNews) - Quasi la totalità dei giornalisti rapiti nel mondo quest’anno si trovava in una nazione del Medio oriente al momento del sequestro. È quanto emerge da un rapporto, pubblicato in questi giorni, dagli attivisti di Reporter senza frontiere (Rsf) secondo i quali 64 dei 65 cronisti finiti nelle mani di bande e gruppi organizzati, spesso di matrice estremista e jihadista, nel 2021 sono stati rapiti nell’area mediorientale. Il documento - che prende in esame arrestati, uccisi, tenuti in ostaggio e dispersi - mostra che 44 sono i sequestri avvenuti in Siria, 11 in Iraq e nove nello Yemen. Il giornalista francese Olivier Dubois, scomparso ad aprile in Mali, è il solo rapito fuori dalla regione.

Nel rapporto di Rsf relativo alla Siria, la principale minaccia è rappresentata dal gruppo estremista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che controlla l’area di Idlib, nel nord-ovest del Paese, fra le poche a non essere tornate sotto il controllo governativo. Quest’anno i miliziani hanno rapito quattro giornalisti: Khaled Hseno, Adham Dashrne e i fratelli Bashar e Mohamed Alshekh.

In totale vi sono 488 professionisti dell’informazione imprigionati in tutto il mondo, il numero più alto da quando l’organizzazione per la libertà di stampa ha iniziato il conteggio oltre 25 anni fa. Di contro, il numero di morti registrato nel 2021 (in totale sono 46) è il più basso dell’ultimo quarto di secolo, anche per la relativa “stabilizzazione” dei conflitti in Medio oriente dopo il picco del 2016.

Delle uccisioni avvenute quest’anno, la grande maggioranza è frutto di “omicidi mirati: il 65% è stato colpito in modo deliberato per essere eliminato”. In aumento anche il numero delle giornaliste arrestate, che oggi risultano essere 60 in totale e che rappresentano un terzo in più rispetto al 2020.

Tra i casi più eclatanti emersi in Medio Oriente quest’anno vi è la condanna più lunga, con i 15 anni comminati dall’Arabia Saudita al giornalista - di origini yemenite - Ali Aboluhom, per aver pubblicato un tweet contenente “idee di apostasia, ateismo e blasfemia”. Il più anziano agli arresti è il 72enne Kayvan Samimi Behbahani, imprigionato in Iran. Già caporedattore della Iran Farda, egli deve scontare una condanna a tre anni per “propaganda antigovernativa”. Egli è uno dei 12 cronisti al momento rinchiusi nelle carceri della Repubblica islamica.


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