Robert Fisk – La prova che non dovevamo mai vedere riguardo all’attacco di Douma con il gas
La prova che non dovevamo mai vedere riguardo all’attacco di Douma con il gas
Ci piace prendere sulla parola i nostri Adulti. Non crediamo più ai nostri piccoli leader ingannevole con le loro facili bugie e twitter: i Trump e le May e oggi tutti i nazionalisti d’Europa. Certamente non diamo alcun credito ai dittatori arabi.
Ma quando, nonostante tutta la sua burocrazia e corruzione, l’ONU ci racconta che il mondo affronta un cambiamento climatico, in larga misura crediamo a quello che dice. Se la Croce Rossa Internazionale ci avverte di una catastrofe umanitaria in Africa, tendiamo a prenderla in parola. E quando l’Organizzazione per la Prevenzione delle Armi Chimiche (OPCW) – che rappresenta 193 stati membri di tutto il mondo – scrive di attacchi con il cloro in Siria, supponiamo di stare ascoltando la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.
Finora. Poiché negli ultimissimi giorni è emersa una prova allarmante che nel suo rapporto finale sul presunto uso di armi chimiche da parte del regime siriano nella città di Douma l’anno scorso, l’OPCW ha deliberatamente nascosto sia al pubblico, sia alla stampa l’esistenza di una valutazione dissenziente di 15 pagine di due cilindri che si supponeva contenessero cloro molecolare, forse la prova più incriminante contro il regime di Assad nell’intero rapporto.
L’OPCW sostiene ufficialmente che tali contenitori erano stati probabilmente sganciati da un velivolo – probabilmente un elicottero, presumibilmente siriano – su Douma il 7 aprile 2018. Ma la valutazione dissenziente, cui l’OPCW non ha fatto alcun riferimento nelle sue conclusioni pubblicate, ritiene che ci sia “un’elevata probabilità che entrambi i cilindri siano stati sistemati manualmente in quei due luoghi, anziché essere stati sganciati da un velivolo”.
E’ difficile sottovalutare la gravità di questo atto di manipolazione dell’OPCW. In una risposta all’autore conservatore Peter Hitchens, che scrive anche per il Mail on Sunday – egli è ovviamente il fratello dello scomparso Christopher Hitchens – l’OPCW ammette che il suo cosiddetto segretariato tecnico “sta conducendo un’indagine interna riguardo alla diffusione non autorizzata [sic] del documento”.
Poi aggiunge: “Al momento non ci sono altre informazioni pubbliche su questa materia e l’OPCW non è in grado di consentire [sic] richieste di interviste”. E’ una tattica che sinora pare aver funzionato: non un singolo medium giornalistico che aveva pubblicato le conclusioni ufficiali dell’OPCW ha dato seguito alla storia del rapporto soppresso dall’OPCW.
E potere scommettere che l’OPCW non “consentità” interviste. Poiché qui abbiamo un’istituzione che indaga un crimine di guerra in un conflitto che è costato centinaia di migliaia di vite e tuttavia la sola reazione a una richiesta riguardo alla valutazione “segreta” degli ingegneri consiste nel concentrarsi su una caccia alle streghe contro la fonte del documento che desiderava mantenere segreto al mondo.
Se questo non è abbastanza deplorevole, l’OPCW – il cui rapporto finale era arrivato a più di cento pagine e che aveva persino diffuso una versione in sunto di agevole lettura per i giornalisti – oggi sbarra le sue porte d’acciaio nella speranza di impedire che altre informazioni arrivino alla stampa.
Molto più pericoloso è che il suo atto di censura ha offerto un oceano di propaganda agli avversari dell’occidente, al regime siriano e ai russi. Russia Today ha intrattenuto i suoi spettatori con racconti di come le potenze della NATO controllino l’OPCW. Siti statunitensi – pacifisti ma anche, ahimè, cospirazionisti – stanno avendo una giornata campale con il rapporto conflittuale degli ingegneri.
Quanto al pubblico credulone di spettatori e lettori – noi – questo vergognoso inganno da parte di un corpo presunto autorevole di scienziati internazionali può condurre a una sola conclusione: che dobbiamo ricorrere ancora una volta agli Assange e ai Chelsea Manning – “traditori” che danneggiano la sicurezza occidentale agli occhi dei suoi nemici – e alle rivelazioni di gruppi come WikiLeaks, se vogliamo conoscere la verità su ciò che succede nel nostro mondo e la storia vera dietro i rapporti ufficiali.
La memoria istituzionale – e giornalistica – è tale che dovremmo forse fare un viaggio all’indietro per ricordarci dell’importanza dell’attacco del 2018 contro Douma. Quando le truppe governative siriane hanno accerchiato Douma tenuta dagli islamisti agli inizi della primavera dell’anno scorso – assediando diverse miglia quadrate di isolati residenziali, baraccopoli e strette strade nella periferia orientale di Damasco – video trasmessi dalla scena hanno mostrato strazianti riprese di civili con la schiuma alla bocca che apparentemente stavano morendo soffocando dopo aver inalato gas.
Il governo di Damasco negò l’affermazione. E lo stesso fecero i russi. Ma sulla base del fatto che erano state fornite prove sufficienti di un attacco con gas, gli USA, la Gran Bretagna e la Francia lanciarono attacchi di bombardamento contro la Siria. In una conferenza stampa a Londra, Theresa May diresse una rovente condanna della dittatura di Assad per aver usato gas contro donne e bambini.
Ci sono state molte notizie di attacchi chimici da parte del regime in Siria prima dell’episodio di Douma, ma la reazione del mondo alla prova in video dalle corsie di un ospedale improvvisato là ha trasformato l’evento in una grande crisi internazionale. Tra gli obiettivi dei missili da crociera statunitensi c’era un centro scientifico a Damasco che la stessa OPCW aveva discolpato da qualsiasi coinvolgimento nella guerra chimica nell’autunno del 2018. Ma nel giro di due settimane – dopo ritardi imposti dai siriani per motivi di “sicurezza” – scienziati internazionali dell’OPCW, che avevano già intervistato medici dell’ospedale di Douma, sono arrivati nelle strade dove l’attacco chimico aveva presumibilmente avuto luogo.
Nel suo rapporto finale ufficiale del marzo di quest’anno l’OPCW afferma che anche se “nessun agente nervino organofosforico” – gas sarin per voi e per me – era stato trovato a Douma e i registrati quali morti nell’attacco erano già stati sepolti, la sua squadra, che afferma includere esperti di “ingegneria meccanica”, ha concluso che i contenitori trovati in due specifici luoghi avevano attraversato il cemento e un soffitto per impattare al piano terra di edifici.
E’ possibile, afferma l’OPCW, “che i cilindri siano stati le fonti delle sostanze contenenti cloro reattivo”. Testimonianze, campioni ambientali e biomedici e analisi balistiche e tossicologiche, “offrono ragionevoli motivazioni che ha avuto luogo l’uso di sostanze chimiche tossiche come arma”. In altri termini, i contenitori erano caduti dall’aria.
Il documento allora non rivelato, intitolato “Non classificato – OPCW sensibile, non far circolare – Valutazione ingegneristica dei due cilindri osservati nell’incidente di Douma – riepilogo generale” e datato 27 febbraio di quest’anno, è stato redatto da un ingegnere il cui nome è dovunque su Internet ma che non ripeterò qui. Ricava conclusioni diametralmente opposte al rapporto pubblicato, affermando che “il sottogruppo ingegneristico non può essere certo che i cilindri nei due luoghi siano arrivati essendo stati sganciati da un velivolo”.
E perché no? “Le dimensioni, caratteristiche e aspetto dei cilindri e della scena circostante degli incidenti erano incoerenti con quanto ci si sarebbe attesi nel caso che l’uno o l’altro cilindro fosse stato sganciato da un velivolo… In sintesi, osservazioni sulla scena dei due luoghi, assieme a successive analisi, suggeriscono che esiste una probabilità maggiore che entrambi i cilindri siano stati sistemati manualmente in quei due luoghi, anziché essere stati sganciati da un velivolo”.
Detto senza giri di parole, il documento suggerisce che il luogo dei cilindri è stato una montatura, che qualcuno all’interno di Douma immediatamente dopo i bombardamenti del 7 aprile 2018 – e nessuno, nemmeno i siriani o i russi, nega che ci siano stati bombardamenti e lanci di granate quella sera – ha posto i cilindri nei luoghi in cui sono stati successivamente esaminati dall’OPCW. Poiché le prime immagini dei cilindri in tali luoghi sono state mostrate in video prima che siriani e russi entrassero a Douma, l’ovvio corollario è che forze opposte al regime di Assad possano averli posti là.
In tutti i casi di questo genere è necessario comprendere che la ricerca di prove di attacchi con il gas è notoriamente difficile. E’ necessariamente una scienza imprecisa. Diversamente da frammenti di granate, shrapnel, affusti di mortaio, codici computerizzati di razzi o manuali di armi, il gas non ha nessuna comoda etichetta che potrebbe tradire i proprietari o produttori. Le sostanze chimiche non contengono parti computerizzate. E dunque sia il rapporto ufficiale dell’OPCW sia la valutazione soppressa degli ingegneri sono documenti molto scientifici – forse arcani per i non iniziati – ma meritano di essere letti nella loro interezza, forse con un dizionario scientifico a portata di mano. I lettori possono su Internet l’intero rapporto e, dopo un po’ di lavoro d’indagine, il rapporto trapelato degli ingegneri.
L’OPCW avrebbe potuto risparmiarsi molto imbarazzo – e il ridicolo da parte dei russi – se avesse semplicemente detto l’intera verità: che mentre la maggioranza dei suoi scienziati era arrivata alla conclusione che i cilindri del “gas” erano arrivati attraverso il tetto (cioè da un velivolo), un rapporto di minoranza riteneva che le cose non stessero così.
Questa sarebbe stata niente di più che la prassi di un’inchiesta pubblica che include il punto di vista di una minoranza dissenziente. Ma ovviamente non era questo che l’OPCW voleva. Di qui la sua conclusione finale leggermente strana che c’erano “ragionevoli motivazioni” per ritenere che sostanze chimiche tossiche fossero state usate a Douma: “ragionevoli motivazioni” possono essere una risposta accettabile a prove sulla scena di un crimine nazionale, ma difficilmente sufficienti a giustificare a posteriori un attacco aereo della NATO contro la Siria.
Sono stato io stesso molto dibattuto riguardo alle scene che ho incontrato a Douma alcuni giorni dopo l’attacco. Non scartavo la possibilità che fosse stato usato gas, ma testimoni e il capo dell’ospedale da campo dove le vittime erano state curate insistevano di non sapere nulla di gas.
Il dottore, che all’epoca era a casa sua vicino all’ospedale, insisteva che i pazienti soffrivano di ipossia, da inalazione di polvere e detriti dai bombardamenti aerei e che qualcuno che aveva identificato come un operatore dell’ONG “Elmetti Bianchi” aveva gridato “Gas” e suscitato il panico tra le vittime. Il rapporto ufficiale dell’OPCW registra precisamente gli stessi eventi, assieme al ricordo del medico dell’uomo che aveva gridato “Gas!”. Ma in modo interessante l’OPCW non identifica l’uomo come un “Elmetto Bianco”.
Ma il mio articolo sul The Independent – e la condanna di cui è stato successivamente oggetto da critici – è del tutto futile in confronto con le implicazioni della decisione dell’OPCW di sopprimere il rapporti dei suoi stessi ingegneri. Forse scoprirà la fonte della rivelazione. Forse affermerà che parte di essa è una montatura, anche se questo è molto improbabile, visto che ha già fatto riferimento alla “diffusione non autorizzata del documento”.
Ma due parole di avvertimento. Solo perché l’OPCW ha preso la decisione straordinaria di insabbiare parte delle sue prove su Douma non significa che il gas non sia stato usato in Siria dal governo o persino dai russi o dall’ISIS e dai suoi complici islamisti. Indubbiamente è stato usato. Tutti sono colpevoli di crimini di guerra nel conflitto siriano. La disonestà dell’OPCW – perché è di questo che si tratta – non assolve i criminali di guerra.
C’è un altro semaforo rosso. Ricordiamo tutti come, dopo aver falsamente affermato che Saddam Hussei aveva armi di distruzione di massa, abbiamo invaso l’Iraq sotto tale falsa pretesa e – nel giro di pochi anni – abbiamo affermato che l’Iran stava fabbricando armi di distruzione di massa e poi minacciato di guerra l’Iran, ciò che continua tuttora. E se ci fosse raccontato che ancora una volta la Siria sta usando il gas contro i suoi nemici?
Stranamente, nel mezzo delle rivelazioni del rapporto celato dell’OPCW, il Dipartimento di Stato statunitense – solo due giorni fa – ha annunciato che “continuiamo a scorgere segnali che il regime di Assad può star rinnovando il suo uso di armi chimiche, tra cui un asserito attacco con il cloro nella Siria nord-occidentale il 19 maggio 2019…”.
Dunque eccoci di nuovo.
Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
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