Robert Fisk : Il vero scopo del viaggio di Trump in Arabia Saudita
9 maggio 2017
Donald Trump si mette in viaggio venerdì (oggi, 19 maggio, n.d.t.),
per creare la fantasia di una NATO araba. A salutarlo a Riyadh, ci
saranno dittatori in abbondanza, autocrati corrotti, e dei criminali e
decapitatori. Ci sarà almeno un presidente zombie: il comatoso, morto
vivente Abdelaziz Bouteflika dell’Algeria che non parla più e, quanto
pare, non sente più e, naturalmente, un presidente totalmente folle,
Donald Trump. Lo scopo, tuttavia, è semplice: preparare i musulmani
sunniti del Medio Oriente alla guerra contro i musulmani sciiti. Con
l’aiuto di Israele, naturalmente.
Perfino per coloro che sono abituati alla follia della leadership
araba – per non parlare di quegli occidentali che devono ancora
comprendere che lo stesso presidente statunitense è completamente fuori
di testa, il vertice arabo-musulmano (Sunnita) in Arabia Saudita è
quasi al di là della comprensione. Devono arrivare dal Pakistan e dalla
Giordania, e dalla Turchia, dall’Egitto e dal Marocco e dalle altre 42
capitali piene di minareti, in modo che gli effeminati e ambiziosi
sauditi possano condurre la loro crociata islamica contro il
“terrorismo” e lo sciismo. Il fatto che la maggior parte del terrorismo
del Medio Oriente -Isis e al-Qaida, alias il Fronte Nusrah – abbiano
la loro fonte proprio nella nazione dove sta andando Trump, deve
essere e sarà ignorato. Mai prima nella storia del Medio Oriente è stata
messa in scena una tale “kumidia alakht” – tradotta alquanto
letteralmente dall’arabo: “commedia degli errori”.
Oltre a tutto ciò, devono ascoltare i vaneggiamenti di Trump sulla
pace e lo “estremismo” islamico, sicuramente il discorso più assurdo che
sarà pronunciato da un presidente degli Stati Uniti dato che dovrà
fingere che l’Iran è estremista, mentre sono i cloni Wahhbiti dell’Isis
che stanno distruggendo la reputazione dell’Islam in tutto il mondo.
Tutto questo mentre Trump sta incoraggiando la guerra.
Infatti il Vice Principe ereditario della Corona Saudita, Mohammad
bin Salman (d’ora in poi MbS), vuole guidare le sue tribù sunnite – più
l’Iraq, se possibile, motivo per cui il Primo Ministro sciita Abadi è
stato invitato a venire da Baghdad – contro il serpente dell’Iran
terrorista sciita, l’oscuro regime (sciita) Alawita “terrorista”, il
terrorista sciita libanese Hezbollah e gli aggressivi terroristi Houthi
Sciiti dello Yemen. In quanto alle minoranze sciite degli stati del Golfo ed altri recalcitranti, ebbene, via le loro teste!
Dopo tutto, questo è ciò che hanno fatto l’anno scorso al preminente
leader saudita sciita, Sheikh Nimr al-Nimr: gli hanno tagliato la testa
in stile Isis, con un classico “pezzo” di decapitazione Wahhabita,
insieme ad altri 47 terroristi. E anche qualsiasi potente sciita nei
confinanti paesi del Golfo sarà abbattuto, cosa che è successa alla
maggioranza sciita del Bahrein quando l’esercito saudita è avanzato per
occupare l’isola nel 2011 su “richiesta” del suo governante sunnita.
Si può capire il motivo per cui l’indegno presidente americano, un
uomo che realmente appartiene al pantheon ragionale dei folli deliranti –
certamente si classifica tra i Gheddafi e gli Ahmadinejad del Medio
Oriente – acconsente a questo. Il fatto che l’Isis – nemico mortale di
Trump e avversario strategico dei capi della difesa – sia una creatura
dello stesso culto salafita praticato in Arabia Saudita, è indifferente.
I Sauditi sunniti e i re e i principi del Golfo possiedono una
ricchezza immensa, l’unica religione che Trump realmente rispetta, e
vogliono distruggere l’Iran scita e la Siria ed Hezbollah e gli Houthi,
il che è una semplice storia “antiterrorista” per gli americani – e
questo significa che Trump può dare a MbS e ai suoi amici 100 miliardi
di dollari (77 miliardi di sterline) di missili, aerei, navi e munizioni
statunitensi, per la guerra futura. L’America sarà felice e Israele
sarà felice.
Suppongo che il Principe della Corona Jared Kushner pensi di poter
gestire questa fine all’alleanza tra arabi e NATO, anche se gli
israeliani stessi saranno molto felici di osservare i Sunniti e gli
Sciiti che si combattono a vicenda, proprio come hanno fatto durante la
guerra Iran-Iraq del 1980-1988, quando gli Stati Uniti appoggiarono il
sunnita Saddam – anche se il suo esercito era per lo più sciita – e gli
israeliani fornirono missili statunitensi agli iraniani sciiti. Gli
israeliani si erano già distinti bombardando l’esercito siriano,
Hezbollah e gli iraniani durante la guerra siriana – lasciando allo
stesso tempo inviolato l’Isis e fornendo assistenza medica al al-Qaida
(Nusrah) sulle alture del Golan.
Si è parlato molto (giustamente) della minaccia espressa da MbS di
assicurare che la battaglia è “in Iran e non in Arabia Saudita”. Ma,
come al solito, pochi si sono preoccupati di ascoltare le feroce replica
dell’Iran alla minaccia saudita. Questa è arrivata subito dal ministro
della iraniano, Hossein Dehghan. “ Li (i Sauditi) mettiamo in guardia
dal fare qualsiasi stupidaggine ,” ha detto, “ma se lo faranno, non
lasceremo nulla di intatto, a parte la Mecca e Medina.” In altre parole,
è ora di iniziare a costruire rifugi antiaerei nei quartieri generali
di Riyadh, Jeddah, Dharan, Aramco e in tutti gli altri luoghi cari ai
cuori americani.
In effetti è difficile non ricordare un’arroganza sunnita quasi
identica – quasi 40 anni fa – a quella di MbS di oggi. Quest’ultimo si
vanta della ricchezza del suo paese e della sua intenzione di
diversificare, arricchire e ampliare la sua base economica. Nel 1980,
Saddam era determinato a fare lo stesso. Ha usato la ricchezza del
petrolio dell’Iraq per coprire il paese di superstrade, di tecnologia
moderna, di assistenza sanitaria e di ospedali all’avanguardia e di
comunicazioni moderne. Poi ha iniziato la sua “guerra lampo” con l’Iran
che ha impoverito la sua nazione ricca di petrolio, lo ha umiliato agli
occhi dei suoi amici arabi che hanno dovuto sborsare il denaro per la
sua disastrosa avventura durata otto anni, ha portato all’invasione di
Saddam del Kuwait, alle sanzioni e alla finale invasione
anglo-americana del 2003 e, per Saddam, al cappio del boia.
Questo esclude la dimensione siriana. Sharmin Narwani, ex associato
anziano del College di St Antony, e antidoto per tutti coloro che sono
disgustati dai ciarlatani dei gruppi di “esperti” di Washington, questa
settimana ha fatto notare che l’appoggio degli Stati Uniti alle forze
curde che combattono con l’etichetta disonesta di “Forze democratiche
siriane”, con la loro avanzata su Raqqa stanno contribuendo a tagliare
fuori la Siria dall’Iraq, e che, inoltre viene riferito che le forze
curde stanno riprendendosi le città cristiane o musulmane arabe nella
provincia di Nineveh dell’Iraq che, prima di tutto, non sono state mai
curde. I Curdi ora considerano le città di Qamishleh e di Hassakeh , in
Siria, come parte del “Kurdistan”, anche se esse rappresentano una
minoranza in molte di queste aree. Quindi l’appoggio statunitense a
questi gruppi curdi – alla furia del Sultano Erdogan e ai pochi generali
turchi ancora fedeli a lui – sta aiutando sia a dividere la Siria che a
dividere l’Iraq.
Questo non può durare e non durerà. Non soltanto perché i Curdi sono
nati per essere tradititi – e saranno traditi anche se l’attuale manico
in carica sarà messo in stato di accusa, proprio come erano stati
traditi da Saddam all’epoca di Kissinger – ma perché l’importanza della
Turchia (con o senza il suo folle leader) avrà sempre maggior peso
delle rivendicazioni dei Curdi a essere uno stato. Entrambi sono
Sunniti e perciò alleati “fidati”, fino a quando uno di loro –
inevitabilmente i Curdi – dovrà essere abbandonato.
Nel frattempo, si possono dimenticare la giustizia, i diritti civili,
la malattie e la morte. Il colera sta attanagliando lo Yemen ora, per
gentile concessione dei bombardamenti criminali dei Sauditi, abilmente
aiutati dai loro alleati americani molto tempo prima che Trump
subentrasse alla presidenza, e quasi nessuno dei leader musulmani che
Trump incontrerà a Riyadh non ha torturatori al lavoro in patria per
assicurarsi che alcuni dei loro cittadini desiderino di non essere mai
nati. Sarà un sollievo per il presidente fuori di testa lasciare
Israele per andare in Vaticano, anche se gli viene concessa soltanto una
breve visita – e una frettolosa attenzione – da parte di un vero
custode della pace.
Questo lascia fuori dal cerchio di questo magnifico pandemonio
soltanto una nazione: la Russia. Siate, però, sicuri che Vladimir Putin
capisce fin troppo bene che cosa accade a Riyadh. Osserverà la NATO
araba andare in pezzi. Il suo ministro degli Esteri, Lavrov, capisce la
Siria e l’Iran meglio che l’incapace Tillerson. E i suoi funzionari
della sicurezza hanno una conoscenza profonda della Siria. Inoltre, se
ha bisogno di altre informazioni di intelligence, deve soltanto
chiederle a Trump.
Nella foto: Trump e il principe Mohammad bin Salman durante un incontro nel marzo scorso.
Robert Fisk scrive per The Independent, dove questo articolo è stato originariamente pubblicato.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : The Independent
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
Il
vero scopo del viaggio di Trump in Arabia Saudita Di Robert Fisk 19
maggio 2017 Donald Trump si mette in viaggio venerdì (oggi, 19 maggio,
n.d.t.), per
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