Alessandro Portelli Dove stanno i «veri» partigiani


25 aprile. Con stupide pretese incrociate stiamo riuscendo a realizzare quello che non era riuscito a Berlusconi: cancellare la Festa della Liberazione.
invictapalestina.org
25 aprile. Con stupide pretese incrociate stiamo riuscendo a realizzare quello che non era riuscito a Berlusconi: cancellare la Festa della Liberazione.

Grazie a una straordinaria combinazione di stupidità, meschinità e arroganza, stiamo riuscendo a realizzare quello che non era riuscito a Berlusconi: cancellare il 25 aprile.
Io trovo stupida e settaria la pretesa di impedire la presenza delle bandiere della Brigata Ebraica. La Resistenza, la guerra di liberazione, l’antifascismo sono state realtà complesse e molto diversificate. La Brigata ebraica, corpo militare inquadrato nell’esercito inglese, non è la stessa cosa della Brigata Garibaldi, ma nel ’44 nel fronte contro i nazisti c’era; non è giusto dimenticarselo, ed è sciocco settarismo farne occasione di scontro in un momento che dovrebbe invece sancire la capacità della democrazia antifascista di far convivere differenze e  contrasti senza trasformarli in violenza.
Trovo arrogante la pretesa di impedire la presenza delle bandiere palestinesi, curde, e di altri popoli sotto occupazione militare. Il 25 aprile non è solo la commemorazione di eventi di tre quarti di secoli fa, ma dovrebbe essere la riaffermazione dei valori di libertà, partecipazione democratica, civile convivenza, nel mondo di oggi.
Antifascismo oggi significa lotta contro razzismi, discriminazioni, violenze, e non c’è dubbio che queste cose oggi in Palestina, in Kurdistan, e magari in South Dakota, continuano ad accadere. Pretendere di non parlarne significa ridurre il 25 aprile a una mesta e insignificante rievocazione di glorie passate.
Trovo inevitabilmente ambigua la relazione che in questo contesto viene istituita fra Brigata Ebraica e stato di Israele. La comunità ebraica e le sue espressioni sono una sacrosanta componente della democrazia italiana, non un’emanazione di Israele. Al tempo stesso, un legame se non altro emozionale con lo stato ebraico esiste ed è giusto e logico che sia così. Allora sarebbe bene che chi manifesta in nome dei palestinesi si assicurasse di non essere avvicinato da venature di antisemitismo, che dell’antifascismo è proprio il contrario (e di cui comunque non si possono certo accusare gruppi come gli «Ebrei contro l’occupazione», da sempre impegnati per una soluzione democratica del conflitto). E sarebbe utile se chi manifesta sotto le bandiere bianco azzurre della Brigata Ebraica si domandasse in che misura Israele oggi somiglia a ciò per cui lottavano i combattenti ebrei di allora.
Trovo meschino e arrogante lo slogan per cui «l’Anpi non rappresenta i veri partigiani» e la trovata del Pd di tirarsi fuori. Non c’è dubbio che per ovvi motivi generazionali l’Anpi, come le altre associazioni nate della Resistenza, stia attraversando una complicata fase di trasformazione. Ma la pretesa di delegittimarla perché i «veri» partigiani sarebbero altri è sia arrogante – chi sono i veri partigiani non lo decide nessuno – sia meschina perché non è altro che la piccola vendetta del Pd per la posizione presa dall’Anpi nel referendum del 4 dicembre (purtroppo fa eco a questo slogan anche la Comunità ebraica romana. Ma neanche quelli che innalzano le bandiere della Brigata Ebraica sono i combattenti del ’44).
Molti anni fa, su iniziativa di questo giornale, partimmo in migliaia sotto la pioggia per andare a Milano a dire a Berlusconi, Fini e Bossi che l’antifascismo era vivo. Oggi a Milano sfilano i neonazisti. Chissà dove stanno i «veri» partigiani.

 
 
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25 Aprile:
la disinformazione è dura a morire
di Nino Lisi *


A proposito dell’assenza dal tradizionale corteo indetto dall’Anpi per le celebrazioni del 25 Aprile, sono circolate in questi giorni notizie che con una frase diplomatica possono definirsi “prive di fondamento”. In linguaggio meno formale: false. Una di queste è stata ripresa persino da Sandro Portelli in un articolo, per altri versi apprezzabile e condivisibile, pubblicato su il manifesto del 21Aprile, lì dove qualifica, giustamente, al corteo del 25 Aprile, se non fosse che tale pretesa non esiste e non è mai esistita. Nessuno mai, né quest’anno, né l’anno scorso e nemmeno quello precedente ha mai avanzato una pretesa del genere. E neppure nel 2014, quando nacque, per usare le stesse parole di Portelli, la che sta .
Posso dirlo con assoluta certezza perché ho seguito da vicino quanto accaduto da allora in poi.
Il 25 aprile del 2014, innanzi alla stazione Colosseo della Metro, dallo spezzone del corteo nel quale vi erano Palestinesi e militanti delle associazioni schierate a favore della causa palestinese si levò un coro di contestazioni verbali per la presenza nel corteo della bandiera dello Stato Israeliano. In risposta alla contestazione, ripeto, meramente verbale, un gruppo di giovanotti bene addestrati si scagliò contro i dimostranti, provocando l’intervento della polizia che si interpose fra gli assaliti e gli assalitori, fronteggiando però i primi ed impedendo loro di proseguire assecondando la richiesta di un adiratissimo dr. Pacifici – all’epoca presidente della Comunità Ebraica Romana – che urlava: . E’ nata così la leggenda, giunta sino ad oggi, costruita artatamente dalle solite note fonti, della pretesa dei Palestinesi e dell’associazionismo filo palestinese di volere estromettere dal corteo del 25 aprile la bandiera della Brigata Ebraica, che è simile ma non eguale a quella dello Stato Israeliano. Se una pretesa del genere ci fu (e c’è ancora) è di senso opposto: è quella di chi tentò (e ritenta ancora) di vietare la partecipazione al corteo dell’Anpi delle bandiere palestinesi. C’è insomma un totale rovesciamento delle posizioni e delle responsabilità.
Possono per altro testimoniarlo, se in buona fede, quanti erano presenti all’assemblea pubblica che l’Anpi di Roma, con l’intento di prevenire incidenti come quelli del 2014, convocò nel salone della Casa della Memoria in vista del 25 aprile del 2015. Vi parteciparono esponenti della Comunità Ebraica e della Brigata Ebraica, rappresentanti al massimo livello della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio e rappresentanti dell’intero arco delle associazioni che sostengono la causa della Liberazione del Popolo Palestinese. Tutti, senza alcuna esclusione, a partire dal Salameh Ashur, allora presidente delle Comunità Palestinese, attestammo considerazione e rispetto per la Comunità Ebraica e per la Brigata Ebraica auspicando la loro partecipazione al corteo con i loro vessilli, confermando la preclusione solo nei riguardi della bandiera dello Stato di Israele, esattamente per le ragioni per le quali Portelli nell’articolo citato invita i sostenitori della Brigata Ebraica a domandarsi . In quella assemblea tutti condannammo l’antisemitismo e va detto che avemmo presto occasione di mantenere fede a quella professione, reagendo pubblicamente alle manifestazioni di antisemitismo di certi “Legionari di Cristo”.
Ma al termine dell’assemblea, sentite le conclusioni del presidente dell’Anpi che invitava ad una partecipazione unitaria al corteo del 25 Aprile, un rappresentante della Brigata Ebraica annunciò, nello stupore generale, e senza motivarla, l’assenza della sua formazione al corteo. Il giorno dopo la Comunità Ebraica annunciò anche la sua assenza.
Pure quest’anno, nell’assemblea convocata dall’Anpi in un’aula della Facoltà di Matematica a La Sapienza, è stato ripetuto l’auspicio che Comunità Ebraica e Brigata Ebraica partecipassero al corteo del prossimo 25 aprile. Nondimeno, dopo la conferenza stampa in cui il presidente dell’Anpi Fabrizio De Sanctis ha confermato l’invito ad una partecipazione unitaria, un comunicato ha annunciato l’assenza della Comunità Ebraica motivandola per la presenza al corteo dei Palestinesi, in quanto discendenti di quel gran Mufti di Gerusalemme che avrebbe avuto rapporti con il nazismo circa un secolo fa. O noi o loro, insomma: questa è la posizione della Comunità Ebraica non di quella Palestinese. Tant’è che nella trasmissione di Rai 3 “Tutta la città ne parla”, Yousef Salman, l’attuale presidente della Comunità Palstinese di Roma e del Lazio, appositamente interrogato al riguardo, non solo ha ribadito che nessuno ostacolo potrebbe esserci alla partecipazione della Brigata Ebraica e della Comunità Ebraica al corteo dell’Anpi, ma anzi ne ha auspicato fortemente la partecipazione aggiungendo di sentire gli ebrei propri fratelli e di sperare che palestinesi ed ebrei tornino a vivere insieme pacificamente come è stato per secoli.
Tuttavia la legenda metropolitana che siano i palestinesi e l’associazionismo filo palestinese ad opporsi alla presenza della Brigata e della Comunità ebraica continua a circolare. Ad essa se ne è anzi aggiunta un’altra: che la Comunità Ebraica non potrebbe partecipare alle celebrazioni del 25 Aprile perché, a differenza che a Milano, a Roma non c’è un servizio d’ordine del PD che la difenda. Come se in passato ci fossero state aggressioni ed ora vi siano minacce portate alla Comunità Ebraica da altri partecipanti al corteo.
I fatti dunque sono questi. Incontrovertibilmente questi.
Perché si cerca, ahimé non poche volte riuscendoci, di travisarli? Non si va lontano dalla verità affermando che la presenza delle bandiere palestinesi impedisce la partecipazione della Comunità Ebraica e della Brigata perché di per sé qualifica quello Palestinese come Popolo Resistente e lo Stato Israeliano come potenza occupante, che indebitamente occupa territori non suoi e ne opprime la popolazione. Attesta ciò che Portelli riconosce nell’articolo su il manifesto, e cioè che . Ed io aggiungo che continuano ad accadere anche in Italia ad esempio nei confronti delle Popolazioni Rom, Sinti e Caminanti, la cui bandiera proprio per questo sfilerà il 25 Aprile insieme a quelle degli altri Popoli Resistenti.
Da ultimo una domanda: ma la disinformazione, l’alterazione della realtà giovano alla causa della Pace e della Libertà dei Popoli?

*Nino Lisi. Della Rete Romana di solidarietà con il Popolo Palestinese

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