Ben Caspit : funzionari della sicurezza israeliana e dell'IDF a Netanyahu : "Non toccare l'accordo con l'Iran"
sintesi personale
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha spesso dichiarato che avrebbe
cercato di convincere la nuova amministrazione americana a ridiscutere l'accordo nucleare tra l'Iran e le sei potenze
mondiali . Ha anche detto alla CBS, lo scorso dicembre, che ha
almeno " cinque idee a tal proprosito ". Evidentemente condividerà le sue idee nel mese di febbraio con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Washington.
Il problema di Netanyahu è che lui, come Trump, attualmente non hanno il
sostegno dell' intelligence dei rispettivi paesi. La raccomandazione di tutti i settori di sicurezza, dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) al Mossad alla Military Intelligence, è inequivocabile: non chiedere agli americani di riaprire l'accordo nucleare. È vero che l'IDF e Mossad non erano entusiasti di tale accordo ,ma dal momento che è stato firmato, ora ritengono che l'eventuale riapertura causerebbe più danni che benefici a Israele .
Secondo l'intelligence israeliana (e tutte le altre organizzazioni di
intelligence in Occidente) l'Iran sta rispettando l'accordo che, se ridiscusso, causerebbe una perdita immediata del principale risultato finora raggiunto : rinviare il pericolo nucleare
iraniano di 10-15 anni.: " Questo permette a Israele ,in 10 anni, di potenziare le proprie forze, di realizzare processi strategici",
ha detto una fonte militare israeliana importante parlando a condizione
di anonimato ad Al-Monitor. "Questo è il dono che l'accordo nucleare ha dato a Israele ed è una opportunità irrevocabile che non dobbiamo sprecare".
L' Iran, secondo un esperto militare israeliana altolocato, è un nemico completamente diverso rispetto a tutti gli altri
nemici L'Iran è una potenza regionale, con capacità sostanzialmente maggiori rispetto ai paesi confinanti . Dopo aver sperato per decenni nella caduta del regime ayatollah, Israele ha abbassare le sue aspettative :
"Il governo iraniano è stabile," un membro del sistema di sicurezza di
Israele ha precisato ad Al-Monitor a condizione di anonimato."
Si scopre così che l' Intelligence militare dell'IDF conduce sondaggi in Iran.con moderni mezzi . La nazione iraniana considera Rouhani il proprio rappresentante autentico e l'agitazione interna non minaccia il regime.
La valutazione di Israele è la seguente:revocare l'accordo nucleare unirebbe il popolo
(contro l'Occidente)
Nei primi giorni di Trump vedremo la distanza enorme tra i sogni e le dichiarazioni e la complessa realtà della regione .
Dopo aver già celebrato il trasferimento dell'ambasciata americana da
Tel Aviv a Gerusalemme ,la destra israeliana ha ricevuto la
notizia il 22 gennaio che gli Stati Uniti sono "nella fase iniziale della discussione su questo argomento."
Netanyahu e Trump hanno tenuto la loro prima telefonata nella notte tra Domenica e
Lunedi. Trump ha descritto la conversazione " molto bella
". Netanyahu, al contrario, con urgenza si è affrettato a convocare il
gabinetto di sicurezza per cercare di dissuadere il Ministro Naftali
Bennett di HaBayit Hayehudi ad annettere l'insediamento
di Maale Adumim , primo passo
verso l'annessione dell' Area C, sotto
il controllo israeliano.
Netanyahu ha avvertito Bennett e i ministri di destra nella Likud che un
tale modo di agire avrebbe probabilmente sabotato i rapporti con la
nuova amministrazione.
Netanyahu ha spiegato che la nuova amministrazione lo aveva implorato
di non attuare alcun cambiamento sul terreno senza
un coordinamento preliminare.
Ma alcuni attivisti di destra hanno dato informazioni
contraddittorie sostenendo che fonti vicine a Trump li hanno incoraggiati ad agire velocemente per creare fatti sul terreno .
Questi messaggi contrastanti simboleggiano la realtà attuale più di ogni
altra cosa: nessuno sa veramente cosa Trump vuole da Israele. Egli è circondato da sostenitori di Israele,ma Netanyahu sta cercando di abbassare il suo profilo per
evitare di fare qualcosa di avventato. Per lui la questione
iraniana è molto più importante di quella palestinese. Nel frattempo il ministro della Difesa Avigdor Lieberman rifiuta ogni idea di annessione a titolo definitivo.
A ciò si aggiunge una investigazione contro Netanyahu Così il sistema politico israeliano è fuori equilibrio.L'ipotesi che Netanyahu sia costretto a
dimettersi a seguito di un atto d'accusa, sta spingendo diversi leader della destra a competere tra loro in vista di eventuali elezioni anticipate Questo è il motivo per cui Netanyahu ha costretto Bennett a non
presentare un disegno di legge per l'annessione di Maale Adumim
.Il giorno del giudizio alle urne si profila più vicino che mai.
Israeli security establishment to Netanyahu: Don't touch Iran deal
Prime Minister Benjamin Netanyahu has often
stated that he would try to convince the new American administration to
reopen the nuclear agreement that was signed between Iran and the six
world powers in July 2015. He even told CBS last December that he has at
least “five ideas” on how to facilitate the reopening of the agreement. Evidently he will share his ideas in February with US President Donald Trump in a meeting that will take place between them in Washington.
The problem with Netanyahu is that he, like Trump,
currently does not have the backing of the security and intelligence
networks of their respective countries. Perhaps even the opposite is
true. Those in Israel’s various security branches are worriedly keeping
track of developments. The recommendation of all the security branches,
from the Israel Defense Forces (IDF) to the Mossad
and Military Intelligence, is unequivocal: not to beg the Americans to
reopen the nuclear agreement. Period. True, the IDF and Mossad were not
enthusiastic about the deal itself, which has innate shortcomings and
problems. Israel is convinced that a different approach in the
negotiations could have brought about better results. But since the
nuclear deal was signed, those in Israel’s security system feel that
reopening the agreement would cause more damage than it would benefit
Israel. That is because such a step would necessarily cause a dramatic
confrontation between the United States and Iran.According to Israeli intelligence (and all the other intelligence organizations in the West), Iran is, at this point in time, adhering closely to the agreement. A reopening of the agreement would cause an immediate loss of the deal’s main achievements, which are deferring Iranian nuclear danger by 10-15 years and lengthening the estimated Iranian “breakout time” (toward nuclear bomb capabilities) from only three months in the past to an estimated year and a half in the present (at least). The Israeli security system views the agreement as a positive development, despite the fact that it is full of holes and incomplete. The IDF’s multiyear strategic plan is based on this deal. “We have a 10-year strategic opportunity to build up our strength, change our approach and carry out strategic processes,” said a highly placed Israeli military source speaking on the condition of anonymity to Al-Monitor. “That is the gift that the nuclear agreement gave Israel, and that is an irrevocable opportunity we must not squander.” Iran, according to a highly placed Israeli military expert, is an enemy of an entirely different order of magnitude compared to all the other traditional enemies Israel coped with, till now. Iran is a regional power, with substantively greater abilities than the countries bordering Israel. Israeli intelligence is keeping a close eye on the domestic situation in Iran. After decades of Israeli hopes for the fall of the ayatollah regime, Israel is lowering its expectations and hopes. “The Iranian government is stable,” a member of the Israeli security system told Al-Monitor on the condition of anonymity. And he knows what he is talking about. It turns out that the IDF' Military Intelligence wing conducts opinion polls in Iran. Modern media methods allow everyone to conduct polls anywhere, whether by social networks, telephone or special programming and algorithms that are capable of measuring and assessing the stability of a regime via what appears on the internet. Israeli experts believe that despite some inner agitation in Iran and despite the fact that there are more Iranians interested in freedom and Western brand names and values, still, President Hassan Rouhani’s regime is stable. The Iranian nation still views Rouhani as their authentic representative, and the inner agitation doesn’t threaten the regime. The Israeli assessment is the following: that revoking the nuclear agreement would only unite the Iranian people more than ever behind the regime (against the West), and perhaps would even push Iran to go for a nuclear breakout — the one that was averted at the last minute by the signing of the Vienna agreement. These early days of Trump in the Oval Office are being powerfully reflected in the Israeli political system. We now see that the distance between dreams and declarations, and the complex reality in the region, is enormous. After already celebrating the transfer of the American Embassy from Tel Aviv to Jerusalem as a given, Israeli right-wingers received the news on Jan. 22 that the US is “at the very beginning stages of even discussing this subject.” Netanyahu and Trump held their first phone call, after Trump officially assumed his role as president, on the night between Sunday and Monday (Israel time). Trump described the conversation as “very nice.” Netanyahu, by contrast, urgently hurried to convene the Security Cabinet in order to try to dissuade Minister Naftali Bennett of HaBayit HaYehudi from bringing up his proposal of annexing the settlement town of Maale Adumim to Israel’s sovereignty, as the first step toward annexing the lion’s share of West Bank Area C, under Israeli control. Netanyahu warned Bennett and the right-wing ministers in the Likud that such a course of action would likely sabotage relations with the new administration. Netanyahu explained that the new administration had implored him not to carry out any deal-changing actions on the ground without prior coordination. But some right-wing activists presented conflicting information, including those who were present at Trump’s swearing-in ceremony. These activists claim that sources close to Trump encouraged them to take as many actions on the ground as possible, in order to create facts on the ground without asking unnecessary questions. This situation of conflicting messages received simultaneously in Jerusalem from Washington symbolizes the current reality more than anything else: No one really knows what Trump wants from Israel. On the one hand, it is true that he is surrounded by supporters of Israel with right-wing views. On the other hand, Netanyahu is trying to lower his profile, avoid doing anything rash and emphasize the Iranian issue much more than the Palestinian one. Meanwhile, Defense Minister Avigdor Liberman rejects all ideas of annexation outright. To this, we add the following: advanced stages of a criminal investigation against Netanyahu and an emerging police recommendation to file an indictment against the prime minister. Thus, Israel’s political system is spinning and off balance. Preparing for the possibility of Netanyahu being forced to resign following an indictment, various right-wing leaders are trying to outdo one another in order to be first in line for right-wing votes at the polling booth. That is the reason that Netanyahu forced Bennett to stop him from presenting a bill for annexing Maale Adumim. That will be the differentiation between Bennett and Netanyahu, or Netanyahu’s political heirs, on the day of judgment at the ballot box. And in Israel, that day looms closer than ever.
Contrary
to the opinion of Israel’s security establishment, Prime Minister
Benjamin Netanyahu considers asking President Donald Trump to abandon…
al-monitor.com
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