Nicola Perugini e Neve Gordon : I diritti umani dei coloni
I
diritti umani dei coloni Di Nicola Perugini e Neve Gordon 12 settembre
2016 Poche settimane dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva
sostenuto
znetitaly.altervista.org
Di Nicola Perugini e Neve Gordon
12 settembre 2016
Poche settimane dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva sostenuto che si preoccupa dei diritti e della vita dei palestinesi di Gaza più quanto faccia la dirigenza palestinese, ha postato un video messaggio sulla sua bacheca di Facebook, sostenendo che qualsiasi futuro smantellamento in Cisgiordania equivarrebbe a una “pulizia etnica.” Ha continuato, facendo capire che, per quanto gli Stati Uniti e altri paesi occidentali appoggino l’estirpazione degli insediamenti israeliani in quanto parte di un accordo con i palestinesi, in effetti stanno sostenendo la “pulizia” degli ebrei.
“Accettereste la pulizia etnica nel vostro stato? Un territorio senza ebrei, senza ispanici, senza Neri,” ha chiesto in maniera retorica, tracciando così un collegamento diretto tra i coloni nei territori palestinesi colonizzati e i cittadini degli Stati Uniti discriminati in base alla razza.
La descrizione di Netanyahu di qualsiasi possibile evacuazione delle colonie in Cisgiordania, riflette l’etica del “settler colonialism” [una forma di colonialismo con il quale degli stranieri si trasferiscono in una certa regione, n.d.t.] in cui qualsiasi tentativo di trasferire dei coloni è equiparato all’ingiustizia. Non essendo disposto a riconoscere che i palestinesi hanno subito la pulizia etnica nel 1948 e nel 1967, e che continuano a vivere sotto la costante minaccia del trasferimento, come conseguenza diretta delle politiche del suo governo, Netanyahu dipinge Israele e quindi il distacco dei coloni ebrei dalla Cisgiordania occupata che costituisce solo il 22% della Palestina all’epoca del Mandato Britannico (1920-1948), come una vergognosa violazione dei diritti dei coloni ebrei. L’ironia, naturalmente, è che questi coloni inizialmente hanno colonizzato questa terra dopo che era stata presa nella guerra del 1967 per volere dello stato.
Inoltre, appellandosi all’espressione “pulizia etnica degli ebrei”, Netanyahu chiaramente tira in ballo un concetto che è profondamente radicato nella memoria collettiva ebrea e comprende una linea rossa non soltanto per lo Stato di Israele, ma anche per la comunità internazionale. Di fatto, sta ripetendo un “ritornello” per la prima volta citato dal famoso Ministro degli esteri israeliano, Abba Eban che, nel 1969, definì il ritorno ai confini anteriori al 1967 “un po’ come un ricordo di Auschwitz.”
Usando la metafora del “ricordo di Auschwitz”, Abba Eban faceva capire che un ritiro dai territori occupati nel 1967, corrisponderebbero a un altro genocidio del popolo ebreo, questa volta nella collocazione temporale e spaziale della Palestina.
Tragicamente, la rievocazione delle orribili violazioni perpetrate durante l’Olocausto, è servita per lungo tempo a legittimare la continua colonizzazione ed è presentata come una misura preventiva contro la ri-materializzazione di Auschwitz.
E così, il fatto che Netanyahu tiri in ballo la pulizia etnica dei coloni, fa pensare “alla linea di Auschwitz” suggerita da Eban e allo stesso tempo introduce la nuova idea di diritti umani dei coloni. Per mezzo del suo video, Netanyahu trasforma i coloni in una vittime delle violazioni dei diritti umani e i palestinesi a lui assoggettati in esecutori che sono chiaramente appoggiati – ingiustamente, secondo questa logica distorta, dalla comunità internazionale. Questa è certamente una forma molto strana di diritti umani: sono i diritti umani di un gruppo etnico preminente il cui predominio è stato stabilito esattamente per mezzo dell’espulsione e dell’assoggettamento dei palestinesi. Inoltre, la decolonizzazione diventa un crimine contro l’umanità, e il discorso globale dei diritti umani si trasforma in uno strumento per far avanzare la dominazione.
In netto contrasto con la discriminazione razziale contro afro-americani, ispanici, e altre persone di colore negli Stati Uniti, i coloni israeliani sono un gruppo esageratamente privilegiato. Non sono una minoranza nello stato ebraico, e, malgrado i tentativi di Netanyahu di rivedere la storia, è fondamentale ricordare che la pulizia etnica sancita dallo stato e le continue violazioni dei diritti umani, sono ciò che ha messo in grado i coloni ebrei di occupare le terre sui cui, tanto per cominciare, vivono.
Nicola Perugini è Lettore alla Scuola di Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Edinburgo. Seguitelo su: @PeruginiNic
Neve Gordon è docente borsista della Fondazione Leverhulme, presso la School of Oriental and African Studies all’Università di Londra.
Nella foto: coloni israeliani evacuati da Gaza (nel 2005).
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/human-rights-of-the-settler
Originale: Aljazeera
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
12 settembre 2016
Poche settimane dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva sostenuto che si preoccupa dei diritti e della vita dei palestinesi di Gaza più quanto faccia la dirigenza palestinese, ha postato un video messaggio sulla sua bacheca di Facebook, sostenendo che qualsiasi futuro smantellamento in Cisgiordania equivarrebbe a una “pulizia etnica.” Ha continuato, facendo capire che, per quanto gli Stati Uniti e altri paesi occidentali appoggino l’estirpazione degli insediamenti israeliani in quanto parte di un accordo con i palestinesi, in effetti stanno sostenendo la “pulizia” degli ebrei.
“Accettereste la pulizia etnica nel vostro stato? Un territorio senza ebrei, senza ispanici, senza Neri,” ha chiesto in maniera retorica, tracciando così un collegamento diretto tra i coloni nei territori palestinesi colonizzati e i cittadini degli Stati Uniti discriminati in base alla razza.
La descrizione di Netanyahu di qualsiasi possibile evacuazione delle colonie in Cisgiordania, riflette l’etica del “settler colonialism” [una forma di colonialismo con il quale degli stranieri si trasferiscono in una certa regione, n.d.t.] in cui qualsiasi tentativo di trasferire dei coloni è equiparato all’ingiustizia. Non essendo disposto a riconoscere che i palestinesi hanno subito la pulizia etnica nel 1948 e nel 1967, e che continuano a vivere sotto la costante minaccia del trasferimento, come conseguenza diretta delle politiche del suo governo, Netanyahu dipinge Israele e quindi il distacco dei coloni ebrei dalla Cisgiordania occupata che costituisce solo il 22% della Palestina all’epoca del Mandato Britannico (1920-1948), come una vergognosa violazione dei diritti dei coloni ebrei. L’ironia, naturalmente, è che questi coloni inizialmente hanno colonizzato questa terra dopo che era stata presa nella guerra del 1967 per volere dello stato.
Inoltre, appellandosi all’espressione “pulizia etnica degli ebrei”, Netanyahu chiaramente tira in ballo un concetto che è profondamente radicato nella memoria collettiva ebrea e comprende una linea rossa non soltanto per lo Stato di Israele, ma anche per la comunità internazionale. Di fatto, sta ripetendo un “ritornello” per la prima volta citato dal famoso Ministro degli esteri israeliano, Abba Eban che, nel 1969, definì il ritorno ai confini anteriori al 1967 “un po’ come un ricordo di Auschwitz.”
Usando la metafora del “ricordo di Auschwitz”, Abba Eban faceva capire che un ritiro dai territori occupati nel 1967, corrisponderebbero a un altro genocidio del popolo ebreo, questa volta nella collocazione temporale e spaziale della Palestina.
Tragicamente, la rievocazione delle orribili violazioni perpetrate durante l’Olocausto, è servita per lungo tempo a legittimare la continua colonizzazione ed è presentata come una misura preventiva contro la ri-materializzazione di Auschwitz.
E così, il fatto che Netanyahu tiri in ballo la pulizia etnica dei coloni, fa pensare “alla linea di Auschwitz” suggerita da Eban e allo stesso tempo introduce la nuova idea di diritti umani dei coloni. Per mezzo del suo video, Netanyahu trasforma i coloni in una vittime delle violazioni dei diritti umani e i palestinesi a lui assoggettati in esecutori che sono chiaramente appoggiati – ingiustamente, secondo questa logica distorta, dalla comunità internazionale. Questa è certamente una forma molto strana di diritti umani: sono i diritti umani di un gruppo etnico preminente il cui predominio è stato stabilito esattamente per mezzo dell’espulsione e dell’assoggettamento dei palestinesi. Inoltre, la decolonizzazione diventa un crimine contro l’umanità, e il discorso globale dei diritti umani si trasforma in uno strumento per far avanzare la dominazione.
In netto contrasto con la discriminazione razziale contro afro-americani, ispanici, e altre persone di colore negli Stati Uniti, i coloni israeliani sono un gruppo esageratamente privilegiato. Non sono una minoranza nello stato ebraico, e, malgrado i tentativi di Netanyahu di rivedere la storia, è fondamentale ricordare che la pulizia etnica sancita dallo stato e le continue violazioni dei diritti umani, sono ciò che ha messo in grado i coloni ebrei di occupare le terre sui cui, tanto per cominciare, vivono.
Nicola Perugini è Lettore alla Scuola di Scienze Sociali e Politiche dell’Università di Edinburgo. Seguitelo su: @PeruginiNic
Neve Gordon è docente borsista della Fondazione Leverhulme, presso la School of Oriental and African Studies all’Università di Londra.
Nella foto: coloni israeliani evacuati da Gaza (nel 2005).
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/human-rights-of-the-settler
Originale: Aljazeera
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
Mr. Netanyahu’s recent comparison of Palestinian citizens of Israel with its illegal settlers in Occupied Palestine
is not only immoral, but a total departure from rationality, history
and Israel’s obligations under international law. He should realize that
no matter Israel’s institutionalized system of discrimination, this is
our homeland and we are here to stay.
First
of all, Palestinian citizens of Israel are not foreign immigrants that
came to Israel and applied for visas or citizenship, rather Israel went
to them. They are the indigenous population of the country. They lived
there way long before the Zionist movement was created. They are those
who later survived the Nakba of 1948, where 85% of the Palestinians
living in what is now Israel were ethnically cleansed only because they
were not Jews. Yes, they can tell Mr. Netanyahu about the meaning of
ethnic cleansing on this land.
As
a representative of the Palestinian Arab community in Israel, I reject
the comparisons stated by Mr. Netanyahu between our existence and the
presence of settlers in Occupied Palestine. We are not Israeli settlers,
Mr. Netanyahu. Comparing us with the illegality of a foreign occupation
only reflects your belief that nobody else other than Jews could call
this place homeland. Over 1.5 million Palestinians in Israel will
continue to challenge your racist attitude and systematic denial of
human rights, including dozens of laws that only target non-Jews in
Israel. We will continue with our demands for equal rights in the place
that we have inhabited for generations, rather than taking over the land
of another people living under a foreign military occupation.
When
Mr. Netanyahu uses the term “ethnic cleansing” it is simply tragicomic.
It is like the title of one of the most important books of a prominent
Palestinian citizen of Israel, Emile Habibi: “The Pessoptimist.” He just
made a comedy out of the real meaning of ethnic cleansing. He should
simply go around the infamous “Canada Park,” built over the destroyed
Palestinian villages of Imwas, Yalu and Beit Nuba in the Latrun to know
what ethnic cleansing means. Netanyahu should simply look into the
records of his own heroes, including Menachem Begin and Yitzhak Shamir,
to learn about the real meaning of ethnic cleansing policies. I would
even recommend Mr. Netanyahu to read “The Ethnic Cleansing of Palestine”
by Dr. Ilan Pappe talking about the total destruction and ethnic
cleansing of more than 400 Arab villages in 1948.
The
colonization of an occupied territory is a war crime under
international law. Illegal Israeli settlements in Occupied Palestine are
not “ancient communities that have been living there for 3,000 years”
but illegal colonial structures aimed at systematically denying the
Palestinian right to self-determination. They are illegal not because
they are Jews but simply because they colonize an occupied territory.
Period. Allow me to ask Mr. Netanyahu, did Israel ever ask Palestinians
to adopt Israeli settlers as Palestinian citizens? The answer is no. On
the contrary, in the context of negotiations, Israel has only used
Israeli settlements as an excuse to annex more occupied Palestinian
land.
It
is time for Mr. Netanyahu and his extremist government to understand
reality: No matter how many tweets or videos they issue, no matter his
strong support for colonizing the Occupied State of Palestine or his
constant racism against his own non-Jewish, Palestinian citizens, he
won’t be able to make us feel as strangers in our own homeland. Mr.
Netanyahu should memorize the words of the Palestinian poet from Al
Birwa, Mahmoud Darwish: “And here I am. I am I. And here is here. I am
I. And I am here. Here.” This is the message of over 1.5 million of
Palestinian citizens to him and his racist newspeak.
Dr.
Tibi is the deputy speaker of Israel’s Knesset, representing the Arab
Joint List. He is the leader of the Ta’al (the Arab Movement for Change)
party
Ahmad Tibi
Haaretz Contributor
haaretz.com
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