Bradley Burston: Non chiamiamo il razzismo 'pro-Israele'.Chiamiamolo per ciò che è:disgustoso
Sintesi personale
Non più.
E 'ora di
smettere di fingere che il razzismo possa essere buono per gli ebrei nella
pratica e nella propaganda.
E 'ora di
smettere di ingannare noi stessi: non c'è alcun beneficio ragionevole per
Israele nel praticare il razzismo contro i palestinesi, sia nelle politiche
palesemente discriminatorie a Gerusalemme Est e in Cisgiordania sia
nell'aspetto meno evidente, ma profondamente sentito della disuguaglianza
ufficiale verso i cittadini palestinesi di Israele.
E 'tempo di
chiamare le voci "pro-Israele" che "difendono"
Israele demonizzando e disumanizzando i Palestinesi come popolo, come
società, nel suo insieme e come individui per quello che è : disgustoso
E' il
momento di alzarsi e rispondere ai fanatici dei social media che, nel comfort e
nell' isolamento delle loro poltrone nella periferia del Nord America, non
hanno mai incontrato un palestinese Descrivono questo popolo come
primitivo , assetato di sangue ebraico , disposto a tutto per raggiungere
questo fine, unico obiettivo della loro vita . Tra l'altro non è neanche
un vero popolo, così non merita diritti se non quello di essere espulso.
Così si
leggono editoriali come quello di Isi Leibler, ex leader della comunità ebraica
australiana ed ex-presidente del consiglio di amministrazione del World Jewish
Congress, che si è trasferito in Israele alla fine del 1990 ed è ora
editorialista per Israel Hayom e per il Jerusalem Post.Leggere
il suo editoriale , pubblicato una
settimana fa per capire il suo pensiero, eppure un sondaggio di due giorni prima
mostra che il 51 per cento dei palestinesi sostiene una soluzione a due
stati,ma per lui l'unica cosa che i palestinesi vogliono veramente, è la
macellazione degli ebrei.
Secondo
Leibler il dibattito su Israele è tutto sbagliato. A suo parere "è
necessario esporre con forza la barbarie dei nostri vicini nelle
relazioni esterne, piuttosto che discutere senza fine sul minuscolo
2% del territorio dove si trovano gli insediamenti (che non sono in fase
di espansione)" .
Dimentichiamo,
per il momento, che né il due per cento né l'osservazione riguardante la non
espansione rappresentano anche lontanamente la realtà dell'occupazione.
Il problema
sta nel ridurre milioni di palestinesi, indipendentemente dall'età, dalle aspirazioni,
dai sogni, dai caratteri diversi in una massa scura e uniforme di
assassini.
Il problema
è il razzismo visto come difesa di Israele. Si utilizza il razzismo contro i
palestinesi come un sostituto per le informazioni, per qualsiasi ipotesi di una
via d'uscita,
In una
realtà come la nostra, nella palude di rabbia, di frustrazione, d’ingiustizia,
di disperazione, il razzismo ha un fascino definito. E' la via di uscita, la
via più facile, il dissipatore di calore di benessere.
Ciò è
disgustoso ed è rivolto al peggio che è in noi.
Il problema
non è Isi Leibler. Per ogni Isi Leibler ce ne sono innumerevoli altri che
dirigono il loro odio contro i palestinesi sui social media, come se
l'odio fosse in qualche modo utile e rendesse Israele più forte. Alcune persone odiano i palestinesi
da una vita. Alcuni di loro sono nella Knesset. Uno di loro è ora
Ministero della Difesa.
Vi è un
primo ministro che esorta gli ebrei israeliani a correre per votarlo, perché
gli arabi in massa si stanno recando a votare .
Un primo
ministro che sfrutta un attacco terroristico a Tel Aviv ,
al fine di accusare gli arabi israeliani di slealtà nei confronti
dello Stato.
E 'davvero
questo ciò che di meglio Israele ha saputo ottenere per sé ?
Non ci sono
migliori argomenti per la destra che fa tutto il possibile per
respingere qualsiasi eventualità di uno stato palestinese oltre usare un
becero razzismo come strumento di pubbliche relazioni ? In realtà utilizzando
il razzismo per "difendere" Israele, essa mostra quello che è Israele.
Il razzismo
non è una difesa. Il razzismo è una confessione.
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