Ramzy Baroud :Le radici del conflitto: la Nabka della Palestina nella più ampia ‘catastrofe’ araba’








18 maggio 2016
Il 15 maggio di ogni anno, da  68 anni, i palestinesi hanno commemorato il loro esilio collettivo dalla Palestina. La pulizia etnica della Palestina compiuta per fare posto a una ‘patria ebraica’ è avvenuta a prezzo di una violenza inarrestabile e di sofferenza perpetua. I palestinesi chiamano quella esperienza duratura ‘Nabka’ cioè ‘Catastrofe’.
Tuttavia la ‘Nabka’ non è soltanto un’esperienza palestinese; è anche una ferita araba che non smette mai di sanguinare.
La ‘Nabka’ araba è stato l’Accordo Sykes-Picot che divise gran parte del mondo arabo tra le potenze occidentali in competizione. Un  anno più tardi la Palestina venne tolta del tutto dall’equazione araba e ‘promessa’ al movimento sionista in Europa, creando uno dei conflitti più prolungati nella storia umana moderna.
Malgrado tutti i tentativi di separare l’attuale conflitto in Palestina dalle sue più ampie aree arabe vicine, le due realtà non si possono mai scollegare dato che risalgono alle stesse radici storiche.
Come è successo questo?
Quando il diplomatico britannico Mark Sykes, cedette all’epidemia dell’influenza denominata ‘spagnola’, nel 1919, all’età di 39 anni, un altro diplomatico, Harold Nicolson, descrisse l’influenza che Sykes ebbe sulla regione del Medio Oriente, come segue:
“Si è dovuto alla sua spinta e perseveranza infinita, al suo entusiasmo e alla sua fede, se  il nazionalismo arabo e il Sionismo divennero due delle nostre cause di guerra più riuscite.”
A posteriori, sappiamo che Nicolson parlò troppo presto. Il tipo di nazionalismo arabo  a cui si riferiva nel 1919 era fondamentalmente diverso dai movimenti nazionalisti che afferrarono vari paesi arabi negli anni ’50 e ’60. Lo slogan del nazionalismo arabo in quegli anni era la liberazione dalla sovranità del colonialismo occidentale e dei loro alleati locali.
Il contributo di Sykes all’ascesa del Sionismo non promosse neanche molta stabilità. Il progetto sionista si trasformò nello Stato di Israele, esso stesso costituito sulle rovine della Palestina nel 1948. Da allora, il Sionismo e il nazionalismo arabo sono stati in costante conflitto, con la conseguenza di guerre deplorabili e di spargimento di sangue perpetuo.
Tuttavia, il contributo duraturo di Sykes alla regione araba, è stato il suo importante ruolo nella firma dell’Accordo Sykes-Picot, noto anche come Accordo per l’Asia Minore, di 100 anni fa. Quel famigerato trattato tra Gran Bretagna e Francia, che fu negoziato con il consenso della Russia, ha determinato la geopolitica del Medio Oriente per un secolo intero.
Nel corso degli anni, le sfide allo status quo imposto dalll’accordo Sykes-Picot non sono riuscite fondamentalmente ad alterare i suoi confini disegnati arbitrariamente che dividevano gli Arabi in “sfere di influenza” che dovevano essere amministrate e controllate dalle potenze occidentali.
E tuttavia, con la recente ascesa del ‘Daesh’ e con la creazione della sua propria versione di confini ugualmente arbitrari che comprendono vaste fasce della Siria e dell’Iraq a partire dal 2014, unite alla attuale discussione di dividere la Siria in una federazione, la persistente eredità dello Sykes-Picot potrebbe probabilmente essere traballante  sotto la pressione di nuove, violente circostanze.
Perché lo Sykes-Picot?
Lo Sykes-Picot fu firmato come risultato di circostanze violente che in quel periodo hanno afferrato gran parte dell’Europa, dell’Asia, dell’Africa e del Medio Oriente.
Tutto iniziò quando  scoppiò la I Guerra Mondiale nel luglio 1914. All’epoca le principali potenze europee erano divise in due campi: gli Alleati che consistevano principalmente di  Gran Bretagna, Francia e  Russia – contro le Potenze  Centrali  – Germania e Austria-Ungheria.
Presto l’Impero Ottomano entrò in guerra, stando dalla parte della Germania, in parte perché si rendeva conto che le ambizioni degli Alleati cercavano di controllare tutti i territori Ottomani che comprendevano le regioni arabe di Siria, Mesopotamia, Arabia, Egitto e Nord Africa.
Nel marzo 1915, la Gran Bretagna firmò un accordo segreto con la Russia che avrebbe permesso a quest’ultima di annettersi la capitale ottomana e di prendere il controllo di altre regioni e vie di acqua strategiche.
Pochi mesi dopo, nel novembre 1915, la Gran Bretagna e la Francia iniziarono i negoziati sul serio, con l’obiettivo di dividere l’eredità dell’Impero Ottomano nel caso che  la guerra si fosse si concludesse a loro favore.
La Russia fu informata dell’accordo e acconsentì alle sue disposizioni.
E così, una mappa segnata con linee dritte usando una matita grassa, ha determinato il destino degli arabi, dividendoli secondo varie supposizioni fatte a casaccio di linee tribali e settarie.
Dividersi il bottino
A negoziare per conto della Gran Bretagna c’era Mark Sykes  e a rappresentare la Francia c’era François Georges-Picot. I diplomatici decisero che, una volta che gli ottomani fossero stati sonoramente sconfitti, la Francia avrebbe ricevuto le zone segnate con (a) che comprendono la regione della Turchia sud-orientale, l’Iraq settentrionale, compresa Mosul, la maggior parte della Siria e il Libano.
La zona (b) era segnata come territori controllati dai Britannici e comprendeva: la Giordania, l’Iraq meridionale, Haifa e Acre ( San Giovanni d’Acri) in Palestina e la fascia costiera tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano.
Alla  Russia, sarebbero state garantite Istanbul, l’Armenia e gli strategici Stretti turchi che collegano il Mediterraneo al Mar Nero.
La mappa improvvisata consisteva non soltanto di linee, ma anche di colori, insieme alla lingua che attestava il fatto che i due paesi consideravano la regione araba in termini puramente materialistici, senza prestare la minima attenzione alle possibili ripercussioni di fare a fette intere civiltà che hanno una storia  varia  di collaborazione e di conflitto.

Eredità del tradimento
La Prima Guerra Mondiale si concluse l’11 novembre 1918, dopodiché cominciò sul serio la divisione dell’Impero Ottomano.
I mandati britannico e francese furono estesi alle rimanenti entità arabe divise, mentre la Palestina fu assegnata al movimento sionista per il quale fu istituito uno stato ebraico 30 anni dopo.
L’accordo che fu realmente designato per soddisfare gli interessi coloniali occidentali, si lasciò dietro un’eredità di divisione, tumulto e guerra.
Mentre lo status quo che ha creato, garantiva l’egemonia dei paesi occidentali sul destino del Medio Oriente, non riuscì a garantire nessun grado di stabilità politica o a generare uguaglianza economica.
L’Accordo Sykes-Picot ebbe luogo in segreto per una ragione specifica: era in completo contrasto con le promesse fatte agli Arabi durante la Grande Guerra. Alla dirigenza araba, al comando di Sharif Hussein, fu promessa completa indipendenza, in cambio dell’appoggio agli Alleati contro gli Ottomani.
Ci vollero molti anni e una serie di ribellioni perché i paesi arabi potessero ottenere la loro indipendenza. Il conflitto tra gli Arabi e le potenze coloniali ebbero come conseguenza l’aumento del nazionalismo arabo, che era nato nel mezzo di ambienti estremamente violenti e ostili, o, più precisamente, era una conseguenza di questi.
Il nazionalismo arabo è forse riuscito a mantenere una parvenza di identità araba, ma non è riuscito a sviluppare una replica sostenibile e unificata al colonialismo occidentale.
Quando la Palestina che era stata promessa dalla Gran Bretagna come patria nazionale per gli ebrei, divenne Israele, ospitando per lo più coloni europei, il destino della regione araba a est del Mediterraneo fu sugellato  come terreno di perpetuo conflitto e antagonismo.
E’ qui, in particolare, che la terribile eredità dell’Accordo Sykes-Picot si sente di più, in tutta la sua violenza, miopia e spregiudicatezza politica.
100 anni dopo che i diplomatici britannici e francesi avevani diviso gli arabi in sfere di influenza, l’Accordo Sykes-Picot resta una realtà  aggressiva  ma dominante del Medio Oriente.
Cinque anni dopo che la Siria scese in una violenta guerra civile, il marchio di Sykes-Picot si sente ancora una volta mentre la Francia, la gran Bretagna, la Russia e ora gli Stati Uniti, stanno considerando ciò che il Segretario di Stato americano, John Kerry, di recente ha chiamato ‘Piano B’: dividere la Siria in base a linee tracciate secondo le varie sette, probabilmente in accordo con una nuova interpretazione di ‘sfere di influenza.’
La mappa di Sykes-Picot può essere stata una visione cruda disegnata frettolosamente durante una guerra globale, ma da allora, è diventata il principale quadro di riferimento che l’Occidente usa per ridisegnare il mondo arabo, e per “controllarlo come desiderano e come lo vedono appropriato.”
La ‘Nabka’ palestinese, deve essere perciò intesa come parte integrante dei più vasti disegni occidentali  in Medio Oriente che risalgono a un secolo fa, quando gli arabi erano (e rimangono) divisi e la Palestina era (e rimane) conquistata.
Il Dottor  Ramzy Baroud scrive da 20 anni di Medio Oriente. E’ un opinionista che scrive sulla stampa internazionale, consulente nel campo dei mezzi di informazione, autore di vari libri collaboratore e fondatore del sito PalestineChronicle.com. Tra i suoi libri ci sono:‘Searching Jenin’ [Cercando Jenin], The Second Palestinian Intifada [La seconda Intifada palestinese],  e il suo  più recente: My Father Was a Freedom Fighter: Gaza’s Untold Story [Mio padre era un combattente per la libertà: la storia di Gaza che non è stata raccontata]. Il suo sito web è www.ramzybaroud.net
Nella foto: Palestinesi in fuga dai loro villaggi distrutti dalle milizie ebraiche nel 1948.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/roots-of-the-conflict-palestines-nakba-in-the-larger-arab-catastrophe/
Originale: Palestine Chronicle
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0


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