La politica israeliana soffoca la Gerusalemme palestinese
di Jillian Kestler-D'Amours - IPS
Gerusalemme, 31 maggio 2013, Nena News - Spesse serrature chiudono le porte di ingresso dei negozi, ora coperti di graffici e polvere per la chiusura prolungata. Solo una manciata di clienti passa lungo la strada poco illuminata, a volte fermandosi a controllare la qualità di frutta e verdura o a ordinare carne nelle macellerie quasi vuote.
"Tutti i negozi sono chiusi, io sono l'unico a tenere aperto. Questo era il posto migliore - dice il 64enne Mustafa Sunocret, mentre vende verdure fuori dal suo piccolo negozio nel mercato vicino alla casa di famiglia, nel quartiere musulman della Città Vecchia di Gerusalemme. Tra le sciarpe colorate, i vestiti e i tappeti, le ceramiche e i souvenir religiosi che riempiono i negozi, i commerciani palestinesi lottano per mantenere vivi i loro affari.
Di fronte al peggioramento del suo stato di salute, Sunocret dice che non può lavorare fuori dalla Città Vecchia, anche se i costi di mantenimento del suo negozio - acqua, elettricità, tasse comunali - lo strangolano.
"Nessuna possibilità"
"Ho solo questo negozio. Non ho altre possibilità. Sono stanco". Abed Ajloni, il proprietario di un negozio di antichità nella Città Vecchia, deve al Comune di Gerusalemme 250mila shekel (circa 50mila euro) di tasse. Dice che ogni giorno gli esattori vengono nella Città Vecchia, accompagnati dalla polizia israeliana e dai soldati, per fare pressioni sulla gente.
"Mi sembra che vengano ancora ad occupare la città, con i soldati e i poliziotti - dice Ajloni, che possiede questo negozio da 35 anni - Ma dove posso andare? Cosa posso fare? Tutta la mia vita è trascorsa qui". E aggiunge: "Gerusalemme appartiene a noi, o a chi altro? Chi è il responsabile di Gerusalemme? Chi?". Israele ha occupato Gerusalemme Est e la Città Vecchia nel 1967. Nel luglio 1980 è stata approvata una legge che stabilisce che "Gerusalemme, completa e unita, è la capitale di Israele". Ma l'annessione israeliana di Gerusalemme Est e la conseguente applicazione della legge israeliana sull'intera città non è riconosciuta a livello internazionale. Secondo il diritto internazionale, Gerusalemme Est è territorio occupato - insieme a Cisgiordania, Gaza e Alture del Golan Siriano - e i residente palestinesi della città sono protetti dalla Quarta Convenzione di Ginevra.
Isolamento
Gerusalemme è stato storicamente il centro economico, politico e culturale della vita dell'intera popolazione palestinese. Ma dopo decenni a languire sotto le politiche israeliane che hanno isolato la città dal resto della Cisgiordania e hanno negato investimenti e servizi comunali, Gerusalemme Est è finita in uno stato di povertà e abbandono.
"Dopo 45 anni di occupazione, la Gerusalemme araba soffre di schizofrenia politica e culturale, connessa ma allo stesso tempo separata da Ramallah e la Cisgiordania a Est, e Israele e Gerusalemme Ovest a Ovest", ha recentemente riportato l'International Crisis Group. Le restrizioni israeliane nella pianificazione urbana e nella costruzione, la demolizione di case, la mancanza di investimenti nell'educazione e nel lavoro, la costruzione del Muro interno ai quartieri palestinesi e la creazione di un sistema di permessi per entrare a Gerusalemme hanno insieme contribuito all'isolamento della città. Molti gruppi politici palestinesi sono stati banditi dalla città e tra il 2000 e il 2009 Israele ha chiuso 26 organizzazioni, compresi il quartiere generale dell'OLP, l'Orient House e la Camera di Commercio di Gerusalemme.
Prezzi più alti
Le politiche israeliane hanno anche innalzato i prezzi dei beni di base e dei servizi e costretto molti commercianti palestinesi a chiudere i loro negozi e a spostarsi a Ramallah o in altri quartieri palestinesi dall'altro lato del Muro. Molti palestinesi di Gerusalemme preferiscono fare spese a Gerusalemme Ovest o in Cisgiordania, dove i prezzi sono più bassi.
Se i palestinesi rappresentano il 39% della popolazione della città, circa l'80% dei residenti a Gerusalemme Est (l'85% dei minori) vivono sotto la soglia di povertà. "Come si può sviluppare un'economia se non controlli le risorse? Come puoi crearla se non controlli i confini?", si chiede Zakaria Odeh, direttore della Civic Coalition for Palestinian Rights in Jerusalem", parlando della frammentazione, dei checkpoint, delle chiusure.
"Senza libertà di movimento per le persone e i prodotti, come puoi sviluppare un'economia? Non si può parlare di economia indipendente a Gerusalemme e in Cisgiordania, e nemmeno in tutta la Palestina, senza una soluzione politica. Non abbiamo un'economia palestinese, abbiamo solo attività economiche".
Il Muro israeliano in Cisgiordania, secondo un nuovo rapporto della Conferenza delle Nazioni Uniter per il Commercio e lo Sviluppo, ha provocato una perdita diretta di oltre un miliardo di dollari ai palestinesi di Gerusalemme e continua a provocare la perdita di 200 milioni di dollari l'anno. Il severo controllo israeliano sulla strada Gerusalemme-Gerico - la storica via di collegamento tra Gerusalemme e il resto della Cisgiordania e del Medio Oriente - ha anche contribuito al crollo economico della città.
Prima della Prima Intifada, alla fine degli anni Ottanta, Gerusalemme Est contribuiva al PIL dei Territori Occupati con circa il 14-15%. Nel 2000 questo valore era inferiore all'8% e nel 2010 solo al 7%. "La separazione economica ha portato ad una contrazione dell'economia di Gerusalemme Est, al suo distaccamento da quella del resto dei Territori e al graduale reindirizzamento della forza lavoro verso il mercato israeliano", aggiunge il rapporto ONU.
Qualche decennio fa, Israele adottò una politica volta a mantenere il cosiddetto "equilibrio demografico" a Gerusalemme e tentò di limitare la popolazione palestinese della città sotto il 26,5%. Per farlo Israele ha costruito numerose colonie israeliane dentro e intorno a Gerusalemme e modificato i confini municipali per includere i quartieri ebraici e escludere quelli palestinesi. Oggi si stima che 90mila palestinesi con la residenza a Gerusalemme vivano dall'altro alto del Muro israeliano e debbano attraversare ogni giorno i checkpoint per raggiungere la città per andare a scuola, in ospedale, al lavoro.
"Israele usa ogni mezzo per cacciare i palestinesi, a volte palesemente, a volte no - spiega Ziad al-Hammouri, direttore del Jerusalem Center for Social and Economic Rights - Almeno il 25% dei mille negozi palestinesi in Città Vecchia è stato chiuso negli ultimi anni a causa di tasse troppo alte e di mancanza di clienti. La tassazione è uno strumento invisibile, pericoloso come la revoca della carta d'identità e la demolizione delle case".
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