Il libro: Hisham Khatib e la storia preconcetta della Palestina
Gerusalemme, 29 maggio 2013, Nena News - Per secoli Gerusalemme è stata un luogo con diversi significati per persone di diversa provenienza. Per questo è importante guardarlo attraverso gli occhi degli artisti, gli scienziati e i cartografi che hanno creato la loro personale e immaginaria versione, esportata poi in tutto il mondo.
Questo è il punto di vista espresso da Hisham Khatib con il lancio del suo nuovo libro "Jerusalem, Palestine & Jordan", che riproduce la bellissima arte proveniente dalla sua collezione privata di opere relative alla regione. Da mappe perfettamente incise a paesaggi romantici e i poster degli anni Trenta, il libro - che si focalizza sul periodo ottomano - mostra come le immagini di una città non possono aiutare ma possono riflettere i preconcetti dell'artista. Solo con la nascita della fotografia, spiega Khatib, si è potuta registrare la vera immagine del luogo.
Tra gli spettacolari lavori riprodotti nel libro, ci sono i dipinti ad olio del Monte Sinai di Edward Lear, un dipinto della Colonna di Absalom di William Holman Hunt e uno dalle tinte ocra di John Singer Sargent, chiamato "Jaffa dalla sabbia".
Il fatto che l'intera Gerusalemme potesse essere vista dal Monte degli Olivi fino alla fine del XIX secolo era un regalo per gli artisti: tra i panorami della collezione c'è una colorata piastra di rame del XVI secolo, che mostra figure con tuniche e turbanti in prima fila.
Collezionare è una questione di amore, ammette Khatib trasportato dalla nostalgia forte quanto il suo vivo interesse per la cultura araba. Nato ad Akka, in Palestina, ha lavorato per 15 anni come capo ingegnere elettrico di Gerusalemme prima di trasferirsi in Giordania, dove è diventato ministro dell'Energia.
Che tipo di intuizioni possiamo cogliere nel vedere queste opere tutte insieme?
Il mio principale interesse è mostrare la presenza araba nella città. Significa registrare la storia della città come città araba.
Ha menzionato il fatto che i viaggiatori hanno dato la loro versione "occidentalizzata" della città. Assolutamente. Gli scrittori che hanno fatto visita hanno provato a dimostrare le storie della Bibbia, che sono solo storie, così hanno registrato cose che non sono rilevanti per la vita attuale. I fotografi sono migliori perché possono fotografare solo la realtà. I pittori così così, realtà e immaginazione. Ma nei diari di viaggio, il 95% dei contenuti sono immaginari.
Lei è sia uno scienziato che un mecenate. Questo le fornisce una prospettiva unica?
Essere uno scienziato mi ha dato le possibilità finanziarie di collezionare arte, perché niente è gratis. La mia collezione si basa sulla conoscenza non sul denaro, ma si ha comunque bisogno di soldi.
Sta proseguendo la sua collezione?
Sì, è il mio più grande interesse e naturalmente la mia intenzione è lasciare tutto al pubblico. Quello che è successo a Rodney Searight [un noto collezionista d'arte mediorientale]: ha lasciato la sua collezione al Museo Vittoria e Alberto. Lo stesso farò io, non venderò nulla.
Perché è importante che il pubblico abbia accesso all'arte?
Perché devono conoscere le loro origini, la loro storia. Oggi quasi tutto è dimenticato. Questo libro mostra la vita reale.
Cosa è più importante tra gli oggetti della sua collezione?
I panorami di Gerusalemme e le piastre.
C'è qualcosa che per lei ha un particolare significato personale?
Onestamente, tutta la mia collezione è personale...diciamo un'ossessione. A volte devo fare un regalo e ed è un'agonia per me. Non vendo nulla: al contrario, sto ancora collezionando. Ma a volte alle persone che rendono un importante servizio a Gerusalemme, regalo qualcosa di originale, seppur sia molto difficile. Ora la fotografia e la riproduzione hanno reso tutto più facile, perché regalo delle riproduzioni, ma in passato regalavo pezzi originali e ancora me ne pento [ride].
Come vuole incoraggiare le persone in Medio Oriente a leggere il suo libro?
Se non conosci la tua storia e la tua religione, qualcun'altro se ne approprierà. E' quello che sta accadendo. Tante persone sono interessate alla loro vita e basta, e va bene, ma devono conoscere le loro origini.
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