Giorgio Bernardelli : Allo Yad Vashem altri Giusti dell'islam


Tra le nuove storie emerse nel 2012 un bambino ebreo di Varsavia fatto uscire dal Ghetto e salvato con il contributo della piccola comunità musulmana dei tatari


La Giornata della memoria - che commemora gli ebrei vittime della Shoah - ritorna anche quest'anno il 27 gennaio con la sua sfida centrale: come porsi personalmente davanti alla tragedia dell'odio. È il tema che anche al Centro Pime di Milano metteremo al centro nella serata intitolata «La traversata del male»,  che mercoledì 30 gennaio vedrà dialogare tra loro Gabriele Nissim - fondatore di Gariwo, realtà dedicata alla memoria dei Giusti a ogni latitudine - e Claire Ly - testimone di umanità nel genocidio della Cambogia, altra grande catastrofe del Novecento.
Come chi ci conosce forse ricorderà, noi del Pime di Milano in questi ultimi anni - dentro al grande tema dei Giusti tra le nazioni - abbiamo sottolineato in particolare quello dei Giusti dell'islam, un piccolo gruppo di musulmani che misero a rischio la loro vita per salvare quella di alcuni ebrei. Alle loro storie in occasione della Giornata della memoria 2008 abbiamo dedicato una mostra che in questi anni ha girato molte città italiane ed è stata ospitata anche alla Camera dei deputati per il valore del messaggio che trasmette nel contesto di oggi.
Una delle soddisfazioni più belle di questo lavoro è stato constatare come - anche su questo tema, a lungo inesplorato per ragioni politico-idelogiche legate al conflitto israelo-palestinese - nuove storie importanti di solidarietà al di là delle barriere stanno tornando ad affiorare dalla memoria. Ed è proprio in questo senso che in occasione di questo 27 gennaio 2013 mi piace segnalare il fatto che l'anno concluso ha visto una nuova storia di un salvataggio di un ebreo grazie anche al contributo di alcuni musulmani essere ricordata ufficialmente dallo Yad Vashem, l'isituto storico di Gerusalemme che assegna ufficialmente il titolo di Giusto tra le nazioni.
Va precisato subito che in questo caso si tratta di un riconoscimento indiretto: i due coniugi polacchi Stanislaw e Regina Swida - aggiunti alla lista dei Giusti tra le nazioni, vicina ormai a quota 25 mila nomi - non sono musulmani. Ma come testimonia senza ombra di dubbio il racconto del loro gesto pubblicato sul sito dello Yad Vashem, il contributo dei tatari di Varsavia (la piccolissima comunità musulmana che fin dal XVII secolo vive in Polonia) fu determinante. Stanislaw e Regina accolsero infatti nel 1943 accolsero nella loro casa di Varsavia il piccolo Avraham Horowitz, nato tre anni prima, che la madre era riuscita a far uscire dal Ghetto. Solo che nascondere un bambino di tre anni circonciso poteva diventare molto rischioso: sarebbe bastata una visita dal medico per destare sospetti. Così come copertura i coniugi Swida decisero di ricorrere a un espediente: farlo riconoscere come un bambino tataro musulmano, affidato loro da una coppia di amici. Il piano sarebbe stato fallimentare, però, senza la collaborazione della piccola minuscola comunità tatara di Varsavia, formata da poche centinaia di persone. Così gli Swida chiesero la collaborazione del loro capo, che certificò l'identità falsa di Avraham facendolo diventare Achmet. E a testimonianza del fatto che Stanislaw e Regina poterono contare sull'appoggio della comunità c'è anche un tesserino che il signor Horowitz - tuttora vivo e residente in Israele - ha conservato: un certificato di identità in cui accanto alla sua fotografia compare il nome di Achmet Kraczkiewicz, associato alla religione musulmana. Come si vede dalla foto qui a fianco, che abbiamo ripreso dal sito ufficiale dello Yad Vashem il tesserino è contrassegnato da tre timbri del Tatarische Komitee, con bene in vista la mezzaluna e la stella.
Il destino volle poi che a morire in un campo di concentramento fu proprio Stanislaw Swida, che nel 1944 partecipò all'insurrezione di Varsavia e venne arrestato dai nazisti. Sua moglie Regina fuggì dalla città prendendosi comunque cura di Avraham. Poi - dopo la guerra - lo riconsegnò alla madre naturale Tatiana, che era riuscita a sopravvivere allo sterminio nascondendosi presso un'altra famiglia polacca. Nel 1950 madre e figlio emigrarono infine in Israele.
Il 22 marzo 2012 si è tenuta allo Yad Vashem una cerimonia in onore dei coniugi polacchi Swida, alla presenza di Avraham Horowitz e della signora Malgorzata-Ana Gronek, nipote di Stanislaw e Regina (nel frattempo anche lei scomparsa). Una storia in cui - però - non bisogna dimenticare il contributo determinante dato dalla comunità tatara di Varsavia. Anche perché si tratta della prima storia con una testimonianza documentale sulle voci di certificazioni di identità musulmane rilasciate ad ebrei da moschee europee. L'episodio più noto in questo senso è quello della moschea di Parigi, guidata dall'imam Si Kaddour ben Ghabrit, alla cui vicenda è stato recentemente dedicato anche il film Les hommes libres. Ma in quel caso l'unica prova documentale fino ad ora ritrovata è un rapporto della polizia parigina che parla di sospetti in questo senso.

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