Amira Hass : Due acquedotti per due popoli: la politica dell’acqua




L’Amministrazione Civile dell’IDF sta impedendo all’Autorità Palestinese di costruire un acquedotto che possa alleviare il problema di carenza d’acqua che coinvolge 600.000 palestinesi nella Cisgiordania.
La ragione addotta per questa scelta è che una sezione di meno di due chilometri di questa opera tangerebbe la Route 60 creando disagio agli ebrei che percorrono quella strada.
La quantità annuale di acqua che viene portata alla zona è di circa 20 milioni di metri cubi – 90 litri pro capite al giorno.

Una significativa quantità d’acqua viene persa nel percorso per varie motivazioni.
Questo distretto necessita di altri 13 milioni di metri cubi all’anno per utilizzo domestico, escludendo l’uso per l’agricoltura.
Da maggio ad ottobre l’acqua, per i palestinesi, viene pesantemente razionata.
Alcune zone hanno acqua per poche ore la settimana, altre due volte al mese o anche meno.
Attività banali come la pulizia della casa e il lavaggio dei vestiti dipendono dalla disponibilità di acqua.

Ogni giorno 400 camion-serbatoi la trasportano dal deposito centrale verso ospedali, aziende, scuole ed altre strutture pubbliche nella regione.
Circa metà dell’acqua di Hebron arriva da sorgenti   e serbatoi. L’altra metà la compra l’Autorità Palestinese dalla Compagnia dell’Acqua Israeliana (Mekorot).
Circa 10.000 metri cubi al giorno, più di un terzo della quantità comprata, vengono veicolati verso il deposito centrale attraverso un acquedotto di 11 km che parte da Dir Sha’ar (Etzion).
Circa metà di quest’acqua viene persa nel tragitto, secondo quanto mostrano le fatture mensili della Mekorot.
  I palestinesi pagano la quantità d’acqua effettivamente giunta al deposito meno quella necessaria a sostentare l’insediamento di Carmei Zur (circa 100 metri cubi d’acqua al giorno).
L’Autorità Palestinese aveva progettato di sostituire quest’acquedotto dal 2008, con l’aiuto dell’USAID.
Nella descrizione del nuovo progetto la compagnia di costruzione statunitense MWH descrive la struttura attuale: costruita da Israele nel 1972, perde circa il 45%/50% del flusso che trasporta a causa del suo deterioramento, di connessioni illegali e di una costruzione iniziale approssimativa.
Molta dell’acqua veicolata viene rubata soprattutto per le coltivazioni.
La qualità dell’acqua, secondo la MWH, non è sicura dal punto di vista della potabilità.

L’autorità Palestinese, insieme con la MWH, ha progettato un nuovo percorso accanto alla strada per prevenire approvvigionamenti illegali. Un nuovo più grande acquedotto ridurrebbe le perdite e assicurerebbe la qualità dell’acqua.
Mekerot ha accettato di aumentare la quantità di acqua per Hebron di 5000 metri cubi al giorno.
Nell’agosto del 2010 il progetto è stato approvato dal Comitato Congiunto (israelo-palestinese) sull’Acqua .
Questo come previsto dagli accordi di Oslo. 
L’Amministrazione Civile avrebbe dovuto approvare il percorso il quale si trova a passare dall’area C.
Si è deciso di costruire nove chilometri della struttura lungo un percorso già esistente lasciando 1.9 chilometri lungo la Route 60.
Un ingegnere palestinese ha dichiarato che “si è reso necessario per evitare di distruggere due case e danneggiare irrimediabilmente i vigneti”.
Ma l’Amministrazione Civile ha negato il permesso segnalando che “la costruzione creerebbe disagio ai guidatori ebrei” (sempre secondo lo stesso ingegnere).
“Quando fanno manutenzione su altre strade nella Cisgiordania non creano disagio al traffico?”

Come tutte le cittadine del distretto di Hebron, Jabar, situata nella zona H2 (sotto giurisdizione israeliana) riceve acqua una volta ogni diverse settimane. Alcune delle porte e delle finestre sulla strada sono state sigillate e i vicoli sono stati bloccati.
Solamente veicoli israeliani diretti e provenienti dalle case degli ebrei nella Hebron Vecchia e dalla tomba dei patriarchi sono autorizzati a passare.
I serbatoi d’acqua non sono permessi nelle case palestinesi e dunque i residenti usano delle “buche”.
Il 26 agosto dei bulldozer, accompagnati dai soldati israeliani, hanno cominciato a scavare in mezzo alle case della zona.
Dopo molte proteste l’amministrazione civile ha comunicato ai residenti che l’acquedotto che precedentemente approvvigionava i coloni (la cui acqua non è razionata) sarebbe stata sostituito da uno sopraelevato.Il palestinesi temono che la costruzione possa danneggiare alcuni antichi edifici, risalenti al periodo dei mamelucchi.
In alcune zone il nuovo acquedotto è stato agganciato a case palestinesi.
  Il Coordinatore delle Attività di Governo nei Territori (COGAT–> N.d.T. Organismo militare israeliano di controllo) ha dichiarato che “la decisione di sostituire l’acquedotto sotterraneo con uno sopraelevato è in discussione presso l’Alta Corte di Giustizia.
Sostituire la struttura, utilizzata dai coloni di Hebron, protegge dalle ruberie d’acqua messe in atto dai palestinesi. E’ previsto che sia sopraelevato ma nelle zone in cui sono presenti edifici antichi verrà interrato.”
Per quanto riguarda l’acquedotto vicino alla Route 60 “l’Amministrazione Civile ha approvato gran parte del suo percorso ma una sezione danneggerebbe il traffico”.
“Non può essere costruito in zone adiacenti alla strada poiché si trovano già alcune case. Piani alternativi non sono stati proposti.”
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://www.zcommunications.org/two-pipes-for-two-peoples-the-politics-of-water-by-amira-hass
Originale: Haaretz
traduzione di Fabio Sallustro
Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0



 

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