Eyad al-SERRAJ : Non sono ammessi fiori a Gaza
Sintesi personale
Al popolo di Gaza non è permesso nè vivere nè pensare normalmente.Il nostro diritto alla terra, alla libertà ,alla giustizia ,alla salute sono sistematicamente violentati . L'obiettivo è quello di distruggere ciò che è rimasto - la nostra identità. È la nostra identità che fa paura : la nostra umanità, il nostro attaccamento alla famiglia ,alla santa Gerusalemme, al falafel ,alla musica di Fairuz e alle donne con i loro abiti tradizionali. Ho trascorso tre mesi in attesa di un permesso medico o di un permesso di viaggio. Tutti i tentativi sono falliti fino a quando non è intervenuta Uri Hadar e ,così ,ho ottenuto il permesso di un giorno per recarmi dal mio medico a Tel Aviv Questi razzi sono moralmente sbagliati e strategicamente insensati. E tuttavia il blocco che Israele ha imposto al milione e mezzo di palestinesi di Gaza è una punizione collettiva che colpisce uomini, donne e bambini che obiettivamente non hanno il potere di fermare chi lancia i razzi. Più che mettere i residenti contro Hamas, l’effetto dell’assedio è una catastrofe umanitaria che aliena gli abitanti di Gaza, giovani e vecchi, da Israele e dall’Occidente. Io stesso, che pure pratico la psichiatria da decenni e da tempo sono impegnato per la coesistenza tra palestinesi e israeliani, affronto con fatica crescente la durezza delle condizioni in cui viviamo. Viaggiare è cruciale per me, non solo per motivi medici, ma per ragioni di salute direi elementare. Io ho bisogno di vedere amici, di rivedere il mondo, di respirare aria nuova e soprattutto di rassicurare i miei sensi che ci sono cose e persone ‘normali’ fuori dai confini debilitanti di Gaza. L’ultima volta che ho lasciato Gaza, prima di quest’ultimo permesso medico, era stato ormai diversi mesi fa… Al checkpoint Erez, dove ho lasciato Gaza assieme ad altri quattro pazienti, i soldati israeliani ci hanno urlato di aprire le borse, dall’alto delle loro postazioni, da cui ci guardavano attraverso delle macchine fotografiche. Quando la donna accanto a me ha fatto una domanda, il soldato le ha intimato di svuotare la borsa, è stata così costretta all’umiliazione di mostrare alla macchina fotografica la propria biancheria intima, io ho dovuto passare tre volte attraverso la macchina a raggi X, nonostante avessi spiegato quanto questo poteva essere pericoloso per le mie condizioni… Quando i soldati si sono avvicinati, armati e corazzati, come psichiatra non ho potuto evitarmi la domanda: ‘Chi è spaventato qui?’ - perché io non lo ero, ero furioso, ma non spaventato.Quando ho attraversato il confine, ho visto la BBC e pochi giornalisti in attesa di recarsi a Gaza, ma Israele ha continuato a negare l'autorizzazione alla stampa Lo stesso giorno venti diplomatici europei sono state bloccati . Lo stesso giorno Israele ha deciso di tagliare la fornitura di combustibile a Gaza e di chiudere le frontiere alle Nazioni Unite per il rifornimento di cibo. Lo stesso giorno l'esercito israeliano ha ucciso quattro palestinesi a Gaza, pur sottolineando la propria adesione alla tregua.Al ritorno ho deciso di comprare dei fiori, il soldato ha dichiarato : "Non sono ammessi i fiori"`Flowers Are Not Allowed`: At the Erez Crossing
Eyad El-Sarraj è uno psichiatra palestinese che, ormai parecchi anni fa, lasciò il lavoro a Londra per tornare a Gaza, dove c’era e c’è una carenza drammatica di specialisti nel campo della salute mentale, specie per i bambini, e dove ha fondato il Gaza Community Mental Health Program. Il dottor El-Sarraj, democratico e militante per i diritti umani, consulente a Camp David, è stato anche arrestato da Arafat per le sue posizioni critiche (l’abbiamo intervistato nel n. 116 di Una Città, ottobre 2003).Oggi Eyad El-Sarraj è malato, soffre di mieloma multiplo, una neoplasia che interessa il midollo osseo. A Gaza non può ricevere il trattamento medico di cui ha bisogno. Ma a Tel Aviv sì. Nonostante abbia in tasca anche un passaporto britannico, ci ha messo tre mesi a ottenere il permesso per vedere il suo dottore. Le sue richieste infatti sono state ripetutamente negate, fino a quando un amico israeliano, docente a Tel Aviv, è riuscito in qualche modo a sbloccare la situazioneNel Los Angeles Time del 14 dicembre, è apparsa una drammatica lettera del dottor El-Sarraj, che oltre a spiegare le proprie traversie, denunciava la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza -ben prima dunque che Israele intervenisse via aria e ora via terra.
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