Paesi arabi: Ritorno dello stato di polizia
Ritorno
dello stato di polizia - Di Ali Anouzla. Al-Araby al-Jadeed
(03/02/2016). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi. Lo stato di
polizia non è una dittatura, è più intelligente: ma
arabpress.eu
Lo stato di polizia non è una dittatura, è più intelligente: mantiene “ un minimo” di parvenza democratica, consentendo una pluralità partitica controllata, e lascia spazio alla concorrenza economica e all’emergere di media privati.
Non è un problema nuovo, gli stati di polizia in realtà
non sono mai scomparsi, sono sbiaditi per un po’ di tempo nei Paesi
interessati dalle rivoluzioni, per poi tornare in campo con forza.
L’ultima condanna è arrivata da Amnesty International, tramite il
rapporto, emanato in occasione del quinto anniversario della rivoluzione
egiziana, che si conclude con la constatazione della chiusura
definitiva delle speranze emerse il 25 gennaio 2011: a cinque anni dal
crollo del regime, la rivoluzione è stata confiscata e l’Egitto è
tornato ad essere uno stato di polizia.
Perfino la Tunisia, che continua a rappresentare l’ultimo
bagliore di speranza per la riuscita delle rivoluzioni della Primavera
Araba, ha perso molta della sua lucentezza a causa dei regressi
registrati nel campo del rispetto dei diritti umani, nelle libertà di
stampa e nelle leggi connesse alla
lotta contro il terrorismo. Il regime dell’ex presidente tunisino, Zin
al-Abidin Ben Ali, era uno stato di polizia, basato sul monopolio delle
fonti di potere e autorità all’interno dello Stato, che ha portato alla
confisca di tutti i diritti e le libertà e alla forte presenza di
dispositivi di polizia e di sicurezza in ogni angolo della vita dei
tunisini. Quando è crollato il regime, è scomparso lo stato di polizia,
ma il suo fantasma è rimasto in piedi per tornare ad affacciarsi di
nuovo sulla società tramite le leggi contro il terrorismo, imposte dagli
incidenti nel campo della sicurezza e dai ripetuti crimini
terroristici, che sono presi oggi come pretesto per giustificare il
ritorno alle pratiche da stato di polizia in Tunisia.
L’esatto opposto è lo stato libero, ossia un qualunque
Stato in cui la gente possa vivere in libertà lontano dagli incubi e la
paura. La differenza tra i due sta nell’aver trovato, o meno,
l’equilibrio giusto tra libertà personale e sicurezza nazionale: spesso
gli stati di polizia prendono la sicurezza nazionale come un pretesto
per limitare le libertà, sopprimerle o impedirle. Inoltre, esistono due
tipi di stati di polizia: quello repressivo e quello intelligente. Lo
stato di polizia repressivo esercita palesemente le sue repressioni,
alla luce del giorno, e di conseguenza è facile da criticare. Quello
intelligente, che troviamo nella maggior parte dei Paesi arabi, è più
pericoloso, è infatti difficile renderlo esplicito e criticarlo poiché
pratica le sue repressioni sotto una copertura “legale”, promulgando le
sue leggi come giustificazioni per il mantenimento della sicurezza. E
qui sta la pericolosità di questi tipi di nuovi regimi polizieschi:
l’utilizzo della “legge” e non solo della “sicurezza”, come strumento
autoritario che gli consente di mantenere la sua autorità e il suo
dominio.
Lo stato di polizia non è una dittatura, è più
intelligente: mantiene “ un minimo” di parvenza democratica, consentendo
una pluralità partitica controllata, e lascia spazio alla concorrenza
economica e all’emergere di media privati. Si ha quindi una parvenza di
pluralità e diversità, quando in realtà si porta sempre avanti la stessa
voce, obbediente ed omogenea. In breve, lo stato di polizia moderno
reprime, ma avvalendosi della legge, ha un rapporto selettivo con la
libertà e sa come strumentalizzare la religione abilmente.
Quello a cui assistiamo oggi nella maggior parte dei Paesi
arabi è un ritorno al nuovo modello di stato di polizia, differente dal
modello orizzontale di stato di polizia a cui da corpo
intelligentemente George Orwell nel suo romanzo “1984”, lo stato del
“Grande Fratello”. Lo stato di polizia che si riprodurrà oggi è lo stato
del controllo verticale, attraverso sistemi di regolazione e di
controllo che penetrano lo stato e la società, le leggi e i valori, la
religione e l’ideologia. È come un cancro che si sviluppa in segreto e
controlla l’intero corpo, fino a paralizzarlo.
Ali Anouzla è un giornalista e scrittore marocchino.
I punti di vista e le opinioni
espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli
autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di
Arabpress.eu
Commenti
Posta un commento