Papa Francesco, venti minuti con Abu Mazen: "Lei sia un angelo della pace"

 

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CITTA' DEL VATICANO - Venti minuti di colloquio, due abbracci e un auspicio: "Lei sia un angelo della pace". Si può riassumere così la visita del presidente palstinese Abu Mazen, a Papa Francesco."Come stai? Ti vedo più giovane", ha salutato in arabo Mahmud Abbas, tradotto dal segretario egiziano monsignor Gaid. Poi ha abbracciato  Francesco, si sono baciati, sorrisi. Un incontro caloroso, che per venti minuti è stato privato. La delegazione palestinese era composta da undici persone, tra le quali il ministro degli Esteri, il portavoce del presidente, e il sindaco di Betlemme che, alla fine del colloquio privato ha incontrato il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.Abu Mazen ha donato al Papa una piccola cassa di madreperla contenente un rosario di legno d'ulivo e i reliquiari delle due nuove sante palestinesi, Mariam Baouardy e Marie Alphonsine Danil Ghattas. Il Papa ha invece donato al presidente palestinese una copia della Evangelii Gaudium e un medaglione con la figura dell'Angelo della Pace che "distrugge lo spirito cattivo della guerra - ha detto il pontefice, secondo quanto riferito dai presenti -. Ho pensato a te, che sei un angelo di pace".

Il presidente palestinese ha infine salutato il pontefice dicendo "ci vediamo domani", quando a Piazza San Pietro ci sarà la celebrazione per la canonizzazione delle due suore nate nella Palestina ottomana dell'Ottocento: Marie Alphonsine Danil Ghattas di Gerusalemme e Mariam Baouardy (Maria di Gesù Crocifisso) della Galilea. "Questa canonizzazione dimostra che la Palestina non è una terra di guerra" ha detto il presidente palestinese in una nota diffusa oggi "la nostra Terra santa si è trasformata in un bastione di virtù per tutto il mondo. La Palestina non è una terra di guerra ma una terra di santità e virtù, come Dio voleva che fosse".
Il processo di pace tra Israele e Palestina e l'intesa raggiunta con il Vaticano sono stati i tempi al centro del colloquio. Nel corso dell'incontro, riferisce la Santa Sede, "è stata manifestata grande soddisfazione per l'intesa raggiunta sul testo di un accordo comprensivo tra le parti circa alcuni aspetti essenziali della vita e dell'attività della chiesa cattolica in Palestina, che sarà firmato in un futuro prossimo". L'accordo globale prevede la libertà di azione della Chiesa, giurisdizione, statuto personale, luoghi di culto, questioni fiscali e che, a detta di molti osservatori, costituisce un ulteriore riconoscimento da parte vaticana verso lo Stato di Palestina. Nell'incontro "si è parlato del processo di pace con Israele, esprimendo l'auspicio che si possano riprendere i negoziati diretti tra le parti per trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto. A tale scopo si è ribadito l'augurio che, con il sostegno della comunità internazionale, israeliani e palestinesi prendano con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace. Infine, con riferimento ai conflitti che affliggono il Medio Oriente, nel riaffermare l'importanza di combattere il terrorismo, è stata sottolineata la necessità del dialogo interreligioso", riporta il Bollettino diffuso dalla sala stampa vaticana.
Meglio una Chiesa ferita ma presente sulla strada, che una Chiesa malata perché chiusa in sé stessa.Papa Francesco e Abu Mazen si erano incontrati anche il 17 ottobre del 2013. Bergoglio gli aveva donato la penna che riproduce la colonna del baldacchino berniniano dell'altare della Confessione in San Pietro, quella che consegna solitamente ai capi di Stato. "Sicuramente avrà molte cose da firmare", aveva detto il Papa, "Spero di usarla per firmare l'accordo con Israele" era stata la risposta del leader palestinese. "Presto, presto" aveva auspicato Francesco. Abu Mazen aveva invece portato in dono una Bibbia, la prima stampata in Palestina, e un quadro di piastrelle con una veduta di Betlemme. Il leader palestinese si era detto soddisfatto dell'esito dell'incontro, in cui il tema centrale era stato proprio l'accordo di pace israelo-palestinese. Alla vigilia dell'incontro, le due delegazioni diplomatiche avevano infatti già concluso il lavoro preliminare su un concordato che apre una nuova pagina nei rapporti ufficiali e traccia un solco per il riconoscimento internazionale dei due Paesi, più volte sollecitato dal pontefice come soluzione della questione arabo-israeliana. Una svolta che non piace a Israele. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano si è detto "deluso" per la decisione del Vaticano di riconoscere lo Stato di Palestina, aggiungendo che questa decisione non "contribuisce a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative" per la pace.Papa Francesco, venti minuti con Abu Mazen: "Lei sia un angelo della pace"

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