Francesco Martone : expo 2015 e il villaggio Potiomkin
Ieri non era mica solo in scena la Expo. Ieri era il primo maggio, festa dei lavoratori. Di quelli precari costretti a lavorare per inaugurare una fiera dell'agribusiness,di quelli che il lavoro non ce l'hanno. Non parlero' del rituale coro di reazioni indignate alla rituale ed attesa scarica di adrenalina e ormoni mascherata di nero, o delle sacrosante ragioni di chi manifestava per la sovranita' alimentare ed il diritto al cibo. Io sono con loro. Ma l'immagine che piu' mi torna alla mente della giornata di ieri e' quella plastica di un paese spaccato, da una parte un premier ed il suo entourage che inaugurano la Expo con toni ottimistici e di pura propaganda sul nulla, di un futuro roseo quando il paese continua ad essere in crisi. un comico degli anni '80 che andava per la grande alla tivvu' lo chiamava 'ottimismo - sorry, edonismo - reaganiano'. Erano gli anni della 'Milano da bere'. Lui ed il suo palcoscenico di cartone, che pare un villaggio'Potiomkin'. A Roma le istituzioni che celebrano al Quirinale la giornata del lavoro, sembrano distanti anni luce dalla vuota retorica del premier, loro un po' ingessati in parole forse di circostanza . Ed il primo maggio di Pozzallo, quello del meridione, della disoccupazione endemica, primo maggio di sindacati, istituzionale anch'esso a suo modo, ma che parla di un paese reale, di sofferenza, di futuro negato. Una corona di fiori in mare per ricordare le migliaia di migranti spariti sul fondo. Tre paesi distanti, separati. May day, May day.
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