di Uri Avnery
8 marzo 2015
Improvvisamente mi ha ricordato qualcosa.
Stavo guardando Il Discorso di Binyamin
Netanyahu davanti al Congresso degli Stati Uniti. Una serie di file di
uomini in giacca e cravatta (e ogni tanto una donna) che si alzavano e
si sedevano di scatto, applaudendo come pazzi, e urlando la loro
approvazione.
Sono stati gli urli che mi hanno fatto ricordare. Dove li avevo sentiti prima?
E poi mi è tornato in mente. Era un
altro parlamento, a metà degli anni ’30. Il Capo stava parlando. Una
serie di file di membri del Reichstag ascoltavano estasiati. A
intervalli di pochi minuti si alzavano di scatto e urlavano la loro
approvazione.
Naturalmente, il Congresso degli Stati
Uniti non è il Reichstag . I suoi membri indossano completi scuri, non
camicie marroni. Non urlano “Heil”, ma qualcosa di incomprensibile.
Tuttavia il suono degli urli faceva lo stesso effetto. Molto
sconvolgente.
Ma sono tornato al presente. Quello che si vedeva non era terrificante,
ma ridicolo. C’erano qui i membri del parlamento più potente del mondo
che si comportavano come un mucchio di stupidi.
Niente di simile sarebbe potuto
accadere alla Knesset. Non ho un’altissima opinione del nostro
parlamento, ma paragonato a questa assemblea, la Knesset è la
realizzazione del sogno di Platone. Abba Eban una volta aveva paragonato
un discorso di Menachem Begin a un soufflé francese: un sacco di aria e
molta poca pasta.
La stessa cosa si potrebbe dire riguardo al Discorso.
Che cosa conteneva? L’Olocausto,
naturalmente, con quell’impostore morale, Elie Wiesel, seduto nella
galleria, proprio accanto a Sarah’le, che chiaramente si gustava il
trionfo di suo marito. (Pochi giorni prima, aveva urlato alla moglie di
un sindaco a Israele: “Il tuo uomo non arriva neanche alle caviglie del
mio uomo!”)
Il Discorso citava il Libro di Esther
che parla degli Ebrei persiani scampati al malefico ministro persiano
Haman, che intendeva eliminarli. Nessuno sa in che modo questa dubbia
composizione sia arrivata a essere inclusa nella Bibbia. Dio non vi è
citato, non ha nulla a che fare con la Terra Santa, e la stessa Esther
sembra più una prostituta che un’eroina. Il libro si conclude con il
massacro commesso dagli ebrei contro i Persiani.
Il Discorso, come tutti i discorsi che
fa Netanyahu parlava molto delle sofferenze degli Ebrei nel corso dei
secoli, e delle intenzioni dei malvagi Iraniani, i Nuovi Nazisti, di
annientarci. Questo, però, non avverrà, perché questa volta abbiamo
Binyamin Netanyahu che ci protegge. E, naturalmente, i Repubblicani
degli Stati Uniti.
E’ stato bel discorso. Non si può fare
un discorso brutto quando centinaia di ammiratori pendono dalle sue
labbra e applaudono ogni secondo. Ma non entrerà in un’antologia dei
Più Grandi Discorsi del mondo.
Netanyahu si considera un secondo
Churchill. E, in effetti, Churchill è stato l’unico leader straniero
prima di Netanyahu a parlare per tre volte a entrambe le Camere del
Congresso. Churchill, però, era venuto per cementare la sua alleanza con
il Presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, che ha
svolto una grossa parte nello sforzo bellico britannico, mentre
Netanyahu è venuto a sputare in faccia all’attuale presidente.
Che cosa non conteneva il Discorso?
Non una parla sulla Palestina e i
palestinesi. Non una parola sulla pace, la soluzione con i due stati, la
Cisgiordania, la Striscia di Gaza, Gerusalemme. Non una parola
sull’apartheid, sull’occupazione, sugli insediamenti. Non una parola
sulle potenzialità nucleari di Israele.
Non una parola, naturalmente, sull’idea di una regione priva di armi nucleari, con reciproche ispezioni.
In effetti, non c’è stata affatto
alcuna proposta concreta. Dopo aver denunciato il brutto patto in
preparazione e insinuare che Barack Obama e John Kerry sono creduloni
e idioti, non ha offerto alcuna alternativa.
Perché? Suppongo che il testo originale
del Discorso contenesse molto altro. Nuove devastanti sanzioni contro
l’Iran. Una richiesta di totale demolizione di tutte le installazioni
nucleari iraniane. E la conclusione inevitabile: un attacco militare
israelo-statunitense.
Tutto questo è stato lasciato fuori.
E’ stato avvertito dalle persone vicine a Obama senza mezzi termini che
la rivelazione dei dettagli dei negoziati sarebbe stata considerata un
tradimento della fiducia. E’ stato avvertito dai Repubblicani che lo
hanno ospitato che il pubblico americano non era nello stato d’animo di
sentir parlare ancora di un’altra guerra.
Che cosa restava? Un’ uggiosa
esposizione dei ben noti fatti sui negoziati. E’ stata la sola parte
noiosa del discorso. Per vari minuti nessuno è saltato in piedi,
nessuno ha urlato la propria approvazione. Hanno fatto vedere [lo
scrittore] Elie Wiesel che dormiva. La persona più importante nella
sala, Sheldon Adelson, [ricchissimo imprenditore americano, n.d.t.] ,il
padrone dei Repubblicani del Congresso e di Netanyahu non è stato
affatto mostrato. Ma era lì, a tenere sotto stretta sorveglianza i suoi
servi.
A proposito, che fine ha fatto la guerra di Netanyahu?
Ricordate quando le Forze di Difesa
Israeliane stavano per bombardare l’Iran e ridurlo in frantumi? Quando
la potenza israeliana stava per “far fuori” tutte le installazioni
nucleari iraniane?
I lettori di questa rubrica forse si
ricordano che anni fa avevo assicurato loro che non ci sarebbe stata
nessuna guerra. Senza se e senza ma. Nessuna porta socchiusa per una
ritirata. Ho affermato che non ci sarebbe stata nessuna guerra. Punto.
Molto tempo dopo, tutti gli ex capi
militari e dell’intelligence israeliani si sono pronunciati contro la
guerra. Il Capo di stato maggiore dell’esercito, Benny Gantz, che ha
finito il suo mandato questa settimana, ha rivelato che nessuna bozza
ordine di operazione per attaccare gli impianti nucleari iraniani era
stata mai compilata.
Perché? Perché un’operazione del genere
avrebbe causato una catastrofe in tutto il mondo. L’Iran avrebbe
immediatamente chiuso lo Stretto di Hormuz, largo soltanto 30 km.
attraverso il quale deve passare il 35% del petrolio trasportato via
mare. Significherebbe un immediato crollo economico in tutto il mondo.
Per aprire lo Stretto e per tenerlo
aperto, una gran parte dell’Iran si sarebbe dovuta occupare con una
guerra terrestre, con truppe di terra. Perfino i Repubblicani hanno i
brividi al pensiero.
Le capacità militari di Israele sono
inadeguate per una tale avventura. E, naturalmente, Israele non può
sognarsi di iniziare una guerra senza l’espresso consenso americano.
Questa è la realtà. Non i lunghi discorsi. Perfino i senatori americani sono in grado di vedere la differenza.
Il clou del Discorso è stata la
demonizzazione dell’Iran. L’Iran è il diavolo in persona. I suoi leader
sono mostri subumani. In tutto il mondo i terroristi iraniani sono
all’opera per preparare azioni violente mostruose. Costruiscono missili
balistici intercontinentali per distruggere gli Stati Uniti.
Immediatamente dopo avere ottenuto testate nucleari – adesso o fra dieci
anni – annienteranno Israele.
In realtà, la capacità di Israele di
sopravvivere a un attacco e di contrattaccare, basata sui sottomarini
forniti dalla Germania, annienterebbe l’Iran nel giro di minuti. Una
delle più antiche civiltà nella storia del mondo finirebbe in maniera
repentina. Gli ayatollah dovrebbero essere stati clinicamente folli
per fare una cosa del genere.
Netanyahu finge di credere che lo
siano. Tuttavia, oramai da anni, Israele conduce un’amabile mediazione
con il governo iraniano riguardo all’oleodotto di Eilat-Ashkelon
attraverso Israele, costruito da un consorzio iraniano-israeliano.
Prima della rivoluzione islamica, l’Iran era l’alleato più solido di
Israele nella regione. Molto dopo la rivoluzione, Israele ha fornito
all’Iran armi allo scopo di combattere contro l’Iraq di Saddam Hussein
(il famoso Irangate). E se si torna a Esther e al suo tentativo sessuale
di salvare gli Ebrei, perché non nominare Ciro il Grande, che aveva
permesso ai prigionieri giudei di tornare a Gerusalemme?
A giudicare dal suo comportamento,
l’attuale leadership iraniana ha perduto parte del suo iniziale fervore
religioso. Si comporta (ma non parla spesso) in maniera molto razionale
conducendo negoziati difficili come ci si aspetterebbe da Persiani
consapevoli della loro immensa eredità culturale, anche più antica del
giudaismo. Netanyahu ha ragione di dire che non bisognerebbe dargli
fiducia a occhi chiusi, ma demonizzarli come fa lui, è ridicolo.
In un contesto complessivo, Israele e
l’Iran sono già alleati indiretti. Per entrambi lo Stato Islamico (ISIS)
è il nemico mortale. Secondo me, per Israele, l’ISIS è molto più
pericoloso, nel lungo termine, dell’Iran. Immagino che per Teheran,
l’ISIS sia un nemico molto più pericoloso che Israele.
(L’unica frase memorabile del Discorso è stata: “ il nemico del mio nemico è mio nemico”.)
Nella peggiore delle circostanze, l’Iran alla fine avrà la sua bomba. E allora?
Forse sono un israeliano arrogante, ma
mi rifiuto di avere paura. Vivo a un chilometro e mezzo circa dall’alto
comando dell’esercito israeliano nel centro di Tel Aviv, e se ci fosse
uno scontro nucleare mi volatilizzerei. Tuttavia mi sento molto sicuro.
Gli Stati Uniti sono stati esposti per
decenni (e lo sono ancora) a migliaia di bombe nucleari russe che
potrebbero cancellare milioni di persone nel giro di minuti. Si sentono
sicuri sotto l’ombrello dello “equilibrio del terrore”. Tra noi
(israeliani) e l’Iran, nella situazione peggiore, avrà effetto lo
stesso equilibrio.
Quale è l’alternativa di Netanyahu alla politica di Obama? Come Obama ha fatto presto notare, non ne ha offerta nessuna.
Sarà raggiunto l’accordo migliore possibile. Il pericolo verrà
rimandato di dieci anni o più. E, come Chaim Weizman ha detto una volta:
“Il futuro arriverà e si prenderà cura del futuro.”
Nel giro di dieci anni, accadranno
molte cose. I regimi cambieranno, le inimicizie si trasformeranno in
alleanze e viceversa. Qualsiasi cosa è possibile.
Perfino – se Dio e gli elettori
israeliani lo vogliono – la pace tra Israele e Palestina che tirerebbe
fuori il pungiglione dalle relazioni israelo-musulmane.
http://znetitaly.altervista.org/art/17063
Nella foto: Uri Avnery
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