Israele pensa ad un nuovo muro, ma l’attenzione è sui tweet di Hamas

14 mar 2015

La sicurezza israeliana ha raccomandato al governo di costruire una nuova barriera al confine con la Giordania. Notizia passata inosservata: il pubblico è impegnato a insultare il movimento palestinese e la nuova campagna #AskHamas.


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della redazione

Gerusalemme, 14 marzo 2015, Nena NewsUn altro muro. Secondo la sicurezza israeliana è quello che ci vuole: una nuova barriera da costruire lungo il solo confine che ancora ne è privo, quello con la Giordania. A riportare la notizia è il quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale funzionari della sicurezza hanno presentato al governo una raccomandazione sulla necessità di costruire un muro lungo 30 km a Tilma, vicino Eilat, per proteggere il porto e il nuovo aeroporto.


La barriera dividerà il territorio israeliano da quello giordano, in particolare dalla città di Al-Aqaba, per evitare, dicono, “gli infiltrati jihadisti” provenienti dal paese vicino, noto alleato israeliano. Per ora nessun commento arriva dall’esecutivo. Così dopo il muro che separa e mangia terre palestinesi in Cisgiordania, quello intorno Gaza, quello a nord con il Libano e quello a sud con l’Egitto, Israele potrebbe decidere di circondarsi del tutto.


Ma la notizia potrebbe passare quasi inosservata con il pubblico israeliano intento a lanciare la propria personale battaglia contro il nuovo hashtag creato da Hamas, #AskHamas. Il movimento islamista palestinese ha lanciato ieri la campagna sul social network Twitter, nell’obiettivo di avvicinarsi agli europei. Come risposta, per ora, ha ricevuto solo insulti e facile ironia. L’hashtag è stato sommerso dai tweet sarcastici di israeliani e filo-israeliani di tutto il mondo. “Come scegliete gli scudi umani?”, ha chiesto qualcuno; “Meglio nascondere armi nell’unità di radiologia o in quella pediatrica?”, un altro; “Siete dei leader milionari coraggiosi anche se lanciate i vostri figli al martirio da un hotel a 5 stelle in Qatar?”, un altro ancora.

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Ma non solo: tra gli oltre 36.000 tweet lanciati con quell’hashtag c’è anche chi paventa la mano del Mossad dietro la campagna e chi invece ritiene i servizi di sicurezza israeliani responsabili dell’ondata di insulti. Che la battaglia tra Israele e Hamas si giochi ormai anche dentro internet non è una novità: durante il brutale attacco israeliano contro Gaza della scorsa estate, l’esercito israeliano e il governo di Tel Aviv sfidavano su Facebook e Twitter il nemico palestinese, che nell’ultimo anno ha molto migliorato lo strumento tecnologico pubblicando video di buona fattura.

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Stavolta l’obiettivo dei leader di Hamas era poter rispondere ai navigatori domande dirette ai suoi funzionari: “La campagna #AskHamas comincerà venerdì e durerà cinque giorni – ha spiegato il movimento – È volta a mandare un messaggio al pubblico europeo che dimostra solidarietà alla causa palestinese: Hamas non è un gruppo terroristico ma un movimento di liberazione nazionale”.

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E, volontariamente, il lancio della campagna è arrivato proprio mentre scadeva il tempo entro il quale l’Unione Europea avrebbe dovuto fare appello alla sua Corte che a dicembre aveva tolto Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Al di là delle capacità tecnologiche del movimento palestinese, a preoccupare Israele è la diversa visione che del partito ha l’Europa, sia quella dei governi che quella delle società civili. Già durante l’operazione del novembre 2012, Colonna di Difesa, Hamas fu considerato un partner valido per il negoziato non solo dall’Egitto di Morsi, ma anche da Usa e UE che trattarono direttamente con la leadership islamista. E dopo quell’attacco il ruolo internazionale di Hamas ne uscì stravolto, ottenendo una legittimazione globale mai avuta prima.


L’offensiva di luglio-agosto 2014 è stata ben diversa, Hamas ne è uscito sconfitto, ma stavolta a metterle in un angolo il movimento non è stato l’Occidente quanto gli stessi nemici arabi, dall’Egitto di Morsi all’Arabia Saudita e al resto del Golfo. Israele ne ha approfittato per rafforzare con quegli attori arabi alleanze di vecchia data ma mai del tutto ufficiali. Con Usa e UE gli screzi sono però aumentati. Nena News


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