Antiterrorismo: definizioni aberranti e Minority Report

Intercettazioni preventive, stralciate -ma vedrete che ricompariranno nella legge sulle intercettazioni -, e il solito vocabolario becero del Palazzo che riesce a battezzare una norma con il soprannome: anti Greta e Vanessa.

Il decreto antiterrorismo, che con tutta probabilità dopo il ritorno nelle Commissioni tornerà in aula per un voto di fiducia (ha oltre 250 emendamenti) cerca di andare a prevenire e normare quello che è sulla bocca del mainstream del terrore, cioè le paure che instillano in noi i titoli dei grandi giornali. Reclutatori, Foreign Fighters e come scrive l’agenzia Ansa: “Per contrastare i “lupi solitari”, vengono puniti anche coloro che si addestrano da soli per compiere attacchi, anche se non li portano a termine. Così come[viene prevista ndr] l’autorizzazione ai Servizi di infiltrarsi nelle carceri, luoghi di reclutamento degli aspiranti jihadisti”.
Poi si arriva alla norma che dice in sostanza: se sei un cittadino italiano e vuoi andare in una zona che la Fanesina considera a rischio sono sostanzialmente fatti tuoi. (Molti colleghi si chiedono le ricadute sui giornalisti inviati, ma il dato è valido per tutti i cittadini).
La norma è stata battezzata – davvero, non stiamo scherzando –  Anti Greta e Vanessa, le due ragazze sequestrate e poi liberate dopo il pagamento di un riscatto al centro di una campagna di odio e delegittimazione al grido di ‘Ve la siete andata a cercare’ e altre reazioni di pancia dell’orribile mondo del tanto al chilo dei social network, dove si parla senza leggere prima.
Battezzare quell’emendamento Anti Greta e Vanessa non dovrebbe aver bisogno di un commento, ma forse di un intervento anche istituzionale. Basterebbero venti secondi per dire ‘Onorevoli (!) Colleghi, circola questo nomignolo, preghiamo voi e la stampa di cancellare da subito questo orrore’. È offensivo, discriminatorio, è fuori dalla decenza chiamare un emendamento a una legge con un prefisso , anti, che indica difesa o anche offesa e poi il nome di due persone, cittadine italiane, che hanno subito un sequestro, comunque la si pensi sulle precauzioni di sicurezza prese. Un titolino demenziale che però è spia e sintomo del livello politico e giornalistico.
Nel fatto, invece; che la Farnesina dica che in Iraq o in Yemen, o in Siria, sia pericoloso andare come potrebbe limitare poi eventualmente l’azione di difesa di un cittadino italiano? O si vuole arrivare ai divieti?
Sulle intercettazioni preventive Matteo Renzi ci ha fatto il figurone, andando a stralciare il classico dilemma sicurezza=cessione di privacy che avrebbe permesso di accedere da remoto a social network e altre comunicazioni telematiche. (Scrive l’Ansa: “Tra gli emendamenti inseriti ve ne è infatti uno che permette le intercettazioni “preventive” delle comunicazioni via web dei sospettati di terrorismo e la possibilità di conservare fino a due anni i dati del traffico telefonico”). Ma quello stesso testo stralciato oggi potrebbe rivedere tranquillamwente, anzi serenamente, la luce nella legge sulle intercettazioni. Oltre al fatto che risulta difficile non immaginare che una parte dell’intelligence non utilizzi già questi metodi non classificabili per ora in un testo normativo votato. Ma queste sono supposizioni dettate dalla logica.
La stessa agenzia di stampa ci avverte che il decreto da una parte rifinanzia le missioni militari all’estero e dall’altra introduce norme per contrastare le nuove forme di terrorismo. E che il testo si è inceppato su una norma che prevede l’assunzione di nuovi allievi ufficiali dei carabinieri, che costa 4 milioni di Euro. L’assenza del parere del Tesoro ha impedito alla Commissione Bilancio di esprimersi.

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