L’impressionante fallimento dei media riguardo a Charlie Hebdo.La crescita del fondamentalismo

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L’impressionante fallimento dei media riguardo a Charlie Hebdo
Di Shamus Cooke
14 gennaio 2015
Un principio fondamentale del giornalismo è rispondere alla domanda “perché”.  E’ dovere dei media rispondere “perché” un avvenimento è accaduto, in modo che i lettori comprenderanno davvero che cosa stanno leggendo. Eliminate il “perché”, e allora le ipotesi e gli stereotipi riempiranno i vuoti, sempre prontamente forniti dai politici le cui ridicole risposte sono lasciate indiscusse dai media finanziati dalle grosse aziende.
Dato che il vero “perché” non è stato spiegato per il massacro a Charlie Hebdo, è stato creato un falso colpevole, cosa che ha provocato una  stupida discussione a livello nazionale sul media statunitensi per capire se l’Islam sia per sua natura violento.
Il solo fatto che i media si pongano questa domanda tradisce un’ignoranza fenomenale riguardo al Medio Oriente e all’Islam – o una consapevole volontà di manipolare i sentimenti del pubblico intervistando soltanto i cosiddetti esperti che credono a queste sciocchezze.
Gli organi di stampa dovrebbero sapere che fino  agli anni ’80 il fondamentalismo islamico era praticamente sconosciuto in Medio Oriente – tranne che nella dittatura dell’Arabia Saudita appoggiata dagli Stati Uniti, la cui monarchia governante sopravvive grazie al sostegno statunitense. La religione ufficiale dell’Arabia Saudita è una versione unicamente fondamentalista di Islam che insieme alla famiglia reale sono  le due ancore del potere del governo saudita.
Prima degli anni ’80, l’ideologia dominante in Medio Oriente era il socialismo pan-arabo, un’ideologia laica che considerava il fondamentalismo islamico come socialmente ed economicamente regressivo. I fondamentalisti islamici si impegnavano in attacchi terroristici contro i governi “socialisti pan-arabi” di Egitto, Siria, Libia, Iraq e altri governi che si allineavano con questa ideologia in vari periodi.
Il fondamentalismo islamico si era praticamente estinto tra il 1950 e il 1980, con Arabia Saudita e Qatar che erano l’ultimo bastione e la base protettiva dei fondamentalisti che venivano esiliati dai paesi laici. Questa dinamica si è accentuata durante la guerra fredda, durante la quale gli Stati Uniti si sono allineati con il fondamentalismo islamico – Arabia Saudita e gli stati del Golfo – mentre l’Unione Sovietica si è alleata con le nazioni laiche che si definivano “socialiste”.
Quando nel 1978  la rivoluzione Saur (di aprile) in Afghanistan ha di nuovo dato origine a un governo di ispirazione socialista, gli Stati Uniti hanno reagito operando con l’Arabia Saudita per dare tonnellate di armi, addestramento e denaro agli jihadisti dell’allora neonato movimento fondamentalista, aiutandolo a trasformarsi in una forza sociale regionale che presto da cui sono venuti i talebani e Al-Qaida.
La jihad afgana appoggiata dagli Stati Uniti, è stata la nascita del moderno movimento islamico fondamentalista. La jihad attirava e aiutava a organizzare i fondamentalisti nella regione, mentre  gli alleati degli Stati Uniti nelle dittature degli stati del Golfo usavano la religione di stato per promuoverla. I combattenti che andavano in Afghanistan tornavano nei loro paesi natali addestrati a usare le armi e con uno status da eroi che ispirava altri a entrare nel movimento.
In seguito gli Stati Uniti hanno aiutato i fondamentalisti invadendo l’Afghanistan e l’Iraq, distruggendo la Libia e facendo una guerra spietata per procura in Siria. I fondamentalisti hanno usato queste invasioni e la successiva distruzione di queste nazioni una volta fiere per dimostrare che l’Occidente era in guerra con l’Islam.
Il fondamentalismo islamico è cresciuto regolarmente in questo periodo, fino a quando ha fatto un altro balzo gigantesco, iniziando con la guerra per procura contro il governo siriano, appoggiata dagli Stati Uniti, essenzialmente la jihad afgana all’ennesima potenza.
Ancora una volta il governo degli Stati Uniti si è allineato con i fondamentalisti islamici che sono stati i gruppi principali che hanno combattuto il governo siriano fin dal 2012. Per ottenere migliaia di combattenti di cui si aveva bisogno, l’Arabia Saudita, il Qatar e altri stati del Golfo hanno promosso la jihad con i loro media sponsorizzati dallo stato, con personaggi religiosi e benefattori ricchi grazie al petrolio.
Mentre il movimento della jihad della Siria stava sbocciando nel paese, i media e i politici statunitensi stavano zitti, anche quando gruppi come al-Qaida e l’ISIS stavano crescendo in modo esponenziale con le loro enormi quantità di armi e denaro forniti dagli stati del Golfo. Erano praticamente ignorati dall’amministrazione Obama fino a quando, nel 2014,  l’invasione dell’Iraq da parte dell’ISIS ha raggiunto, la regione curda appoggiata dagli Stati Uniti.
In sintesi, le guerre degli Stati Uniti in Afghanistan, in Iraq, in Libia e in Siria hanno distrutto quattro civiltà all’interno di nazioni a maggioranza musulmana. Dopo che della gente fiera è stata stroncata dalla guerra – o uccisa, ferita, resa profuga, oppure soffocata dalla disoccupazione di massa e dall’inedia, queste sono le condizioni ideali perché fiorisca il fondamentalismo islamico di stile saudita, dove promesse di dignità e di potere toccano profondamente coloro che sono stati derubati di entrambe.
Un altro fallimento dei media statunitensi per Charlie Hebdo è il modo in cui la “satira” viene discussa, dove le azioni di Hebdo sono state esaltate come il più alto principio della libertà di stampa e di parola.
E’ importante sapere che cosa è la satira politica e che cosa non è. Sebbene le definizione non sia rigida, la satira politica è comunemente intesa come diretta verso i governi o individui potenti. E’ una forma molto potente di critica politica e di analisi, e merita la più severa protezione in base alla libertà di espressione.
Tuttavia, quando questo stesso potere da commedia è diretto contro le minoranze oppresse, come sono i musulmani in Francia, non si applica più il termine satira, dato che diventa uno strumento di oppressione, discriminazione e razzismo.
La discriminazione che affrontano i musulmani francesi è aumentata moltissimo negli anni, dato che i musulmani sono stati soggetti a discriminazione in politica e sui media; l’episodio più famoso è stata la proibizione del 2010 a “coprirsi la faccia” in Francia, riguardante l’uso del velo da parte delle donne musulmane.
La discriminazione è aumentata dato che la classe operaia subisce la pressione dell’austerità. Fin dalla recessione globale del 2008 questa dinamica si è accelerata e di conseguenza i politici stanno contando sempre di più sul fatto di considerare capri espiatori i musulmani, i nordafricani e chiunque possa essere percepito come immigrato.
E’ in questo contesto che le vignette che hanno lo scopo di  offendere i musulmani ridicolizzando il loro profeta Maometto – un atto straordinariamente e specialmente offensivo per l’Islam – sono particolarmente oltraggiose, e dovrebbero essere considerate come un incitamento di odio razzista in Francia, dove gli arabi e i nordafricani sono particolarmente presi di mira negli attacchi della destra contro gli immigrati.
E’ un segno di quanto la Francia sia politicamente lontana dalle aspettative, il fatto che la gente dichiari la sua solidarietà con  Charlie Hebdo, che ha prodotto alcune delle vignette più razziste e provocatorie dirette ai musulmani, agli arabi e alla gente del Nord Africa, le quali contribuiscono alla cultura di odio che ha causato attacchi fisici contro i musulmani e il massacro di Charlie Hebdo. Questa è esattamente la stessa dinamica politica che ha provocato il fatto che Hitler considerasse gli ebrei dei capri espiatori.
Il razzismo in Francia ha forse sorpassato quello negli Stati Uniti, dati che è inimmaginabile che se il Ku Klux Klan venisse attaccato negli Stati Uniti per i suoi discorsi razzisti contro i messicani, il pubblico statunitense annunci “io sono il KKK.”
Naturalmente Hebdo non è una pubblicazione di estrema destra, però gli attacchi costanti verso i musulmani e gli africani dimostrano quanto Charlie sia stato incorporato nell’establishment politico francese che ora fa sempre più affidamento sulle minoranze considerate capri espiatori per restare al potere con lo scopo di impedire che le grosse aziende e i ricchi vengano incolpati per lo stato scadente della classe operaia francese. Meglio incolpare i sindacati e le minoranze per lo stato pietoso dell’economia francese dominata dalle grosse imprese.
L’unico modo di combattere l’ostracismo politico è concentrarsi sulle forze sociali responsabili della crisi economica e far pagare loro le soluzioni che invece queste chiedono vengano pagate dalla classe operaia per mezzo delle misure di austerità e di salari più bassi.
Shamus Cooke opera nel campo dei servizi sociali, è sindacalista e scrive per Workers Action (www.workerscompass.org) Lo potete contattare scrivendogli a: shamuscooke@gmail.com.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/the-spectacular-media-failure-on-charlie-hebdo
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

 L’impressionante fallimento dei media riguardo a Charlie Hebdo


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