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Gaza, "Impossibili la ricostruzione se continua il blocco israeliano"

Gaza, "Impossibili la ricostruzione se continua il blocco israeliano"In vista della conferenza dei donatori globali per la ricostruzione di Gaza, Oxfam lancia l'allarme: se continuano le restrizioni, ci vorranno 50 anni per ricostruire i territori distrutti della Striscia. A fronte delle 89 mila case e 226 scuole distrutte nel conflitto, ad un mese dal cessate il fuoco, sono solo 500 camion con materiale da ricostruzione entrati a Gaza




ROMA - Alla vigilia della Conferenza internazionale sulla ricostruzione di Gaza, che si terrà il 12 ottobre al Cairo, Oxfam denuncia la grave situazione in cui rischia ancora di trovarsi per lungo tempo la popolazione che vive all'interno della Striscia. "Se non si raggiunge rapidamente un accordo per la fine del blocco israeliano su Gaza, la maggior parte del denaro raccolto in occasione della conferenza dei donatori globali per la ricostruzione della Striscia resterà ferma in conti bancari per decenni, prima che raggiunga la popolazione colpita dall'ultima guerra". Lo afferma Oxfam secondo cui, con le attuali restrizioni e il tasso registrato delle importazioni, ci vorranno più di 50 anni per costruire le 89.000 case, le 226 scuole, le strutture sanitarie, le fabbriche e le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, di cui la popolazione di Gaza ha urgente bisogno.

Due generazioni prima di riavere una casa.
"I donatori devono fare pressione per porre fine al blocco di Gaza: molti bambini rimasti sfollati saranno nonni quando le loro case e le loro scuole saranno ricostruite. Alcune associazioni umanitarie stanno fornendo assistenza di emergenza, ma per la ricostruzione e lo sviluppo a lungo termine ci vorrà molto più del denaro. Questi resteranno impegni vuoti se i donatori non riusciranno a garantire che il loro aiuto possa effettivamente raggiungere i civili di Gaza. L'inverno sta arrivando e la popolazione sfollata non può permettersi di aspettare" ha detto Riccardo Sansone, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia.

Le restrizioni proseguono. Con l'attuale blocco, il governo israeliano sta ponendo severe restrizioni sul passaggio delle merci che entrano ed escono da Gaza, compresi i materiali necessari per la ricostruzione. Nella prima metà del 2014, solo poco più di 1.000 carichi di materiali da costruzione al mese hanno ricevuto l'autorizzazione per entrare a Gaza: una piccola frazione delle centinaia di migliaia di camion che saranno indispensabili per la ricostruzione, resa ormai necessaria da anni di guerre e di restrizioni in materia di sviluppo. A un mese dal cessate il fuoco, solo 500 camion carichi di materiali da costruzione sono entrati a Gaza. Prima dell'imposizione del blocco nel 2007, circa 7.400 camion entravano a Gaza ogni mese. Se comparate con le necessità scaturite dagli ultimi 50 giorni di guerra, le proposte per alleggerire le restrizioni, invece che per eliminarle definitivamente, appaiono sempre più come una goccia nell'oceano. Gli impegni assunti per garantire i materiali da costruzione a Gaza non sono mai divenuti concreti.

Ci vuole una soluzione a lungo termine.
"Già cinque anni fa i donatori riuniti in Egitto avevano promesso miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza dopo la guerra del 2009. Oggi, a cinque anni di distanza, più della metà delle case distrutte non sono ancora state ricostruite proprio a causa di queste restrizioni. Questa volta la necessità è ancora maggiore e la posta in gioco è più alta che mai ", ha aggiunto Sansone. Secondo Oxfam, la comunità internazionale deve ora adottare una soluzione a lungo termine per porre fine alla crisi israelo-palestinese, facendo in modo che Gaza non debba più essere ricostruita.  Gli accordi precedenti dimostrano che vi sono modi per garantire i diritti fondamentali dei palestinesi a Gaza e, allo stesso tempo, assicurare la sicurezza di Israele. Oxfam chiede quindi alla comunità internazionale di insistere e muoversi verso un cessate il fuoco permanente, verso la fine del blocco e verso una pace duratura per i civili palestinesi e israeliani.

Le cause strutturali del conflitto.
"Dobbiamo interrompere questo circolo vizioso costoso e dispendioso di distruzione permanente. È la terza volta in sei anni che la comunità internazionale si accinge a prendere impegni per ricostruire Gaza dopo una guerra. È il momento di affrontare le cause strutturali di questo conflitto una volta per tutte. Dobbiamo garantire alla popolazione di Gaza il rispetto dei diritti fondamentali e l'effettiva consegna degli aiuti", ha concluso Sansone.

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