Bradley Burston :le scuse di un Ebreo israeliano ai palestinesi

The family of murdered Palestinian teenager Mohammed Abu Khdeir, July 6, 2014.
da Bradley Burston
Una foto non datata della famiglia di Mohammed Abu Khdeir. Photo by AFP

Di Bradley Burston
9 luglio 2014
Vi devo delle scuse. In realtà ve ne devo molte. Molte di più di quanto è lo spazio che ho  a disposizione qui. Ma una persona deve cominciare da qualche parte. Quindi inizierò con quello che è proprio davanti a me, proprio adesso.
Voglio scusarmi per ciò che è imperdonabile.
Per il ragazzo il cui viso nella fotografia riesco a vedere anche a occhi chiusi. La faccia del ragazzo prima che venisse bloccato in una macchina dalle persone della mia parte, che lo hanno bruciato fino a ucciderlo.
Voglio scusarmi con i cari del sedicenne Mohammed Abu Khdeir, la sua famiglia a Shoafat. E con i suoi cugini a Sacramento, che lo ricordano come un ragazzo che amava dire barzellette e  indovinelli e che non era mai serio.
Dalle fotografie non si può dire la sua età. E’ qualcosa degli occhi e del sorriso tirato, la diffidenza appena sotto l’umorismo.
Voglio chiedere scusa per ciò che è insondabile.
Per Tariq, il cugino quindicenne di Mohammed, i cui voti alti nella sua scuola superiore a di Tampa, in Florida, gli hanno fruttato una vacanza estiva per visitare la sua famiglia in Terra Santa, dove i soldati della Polizia di frontiera della mia parte, lo hanno preso a pugni e trascinato su un  terreno duro e lo hanno preso a calci mentre era a terra fino a fratturargli una mascella e il naso.
Voglio scusarmi per  ciò che è immorale.
Per le persone della mia parte che, la notte prima dell’uccisione hanno aggredito e tentato di rapire Musa Zalum, di soli 9 anni, ma che sono stati costretti a fuggire quando sua madre ed altri li hanno scacciati.
Voglio scusarmi per coloro  della mia parte che non si scuseranno mai perché credono che sia sbagliato farlo. Deboli per farlo. Sarebbe un tradimento secondo la mia parte, il mio popolo fare così.
Voglio scusarmi per quello che c’è nell’aria.
Voglio scusarmi per coloro della mia parte che possono esprimere una condanna appropriata per le brutali uccisioni e rapimenti – ma che sentono che devono aggiungere , come ha fatto questa settimana il signor Netanyahu, che la superiorità morale è soltanto dalla mia parte: “Questa è la cosa che ci differenzia dai nostri vicini. Lì gli assassini sono accolti come eroi, e alle piazze danno i loro nomi.” Ha continuato dicendo che la mia parte mette in carcere processa coloro che istigano, mentre la vostra parte fa in modo che  l’istigazione sia parte dell’opera della burocrazia e  degli educatori.
Voglio scusarmi per coloro della mia parte che sono colpevoli di istigazione e che non mettiamo in carcere e non processiamo, ma ai quali invece forniamo salari come ministri del governo, capi dei movimenti giovanili, impiegati statali,  rabbini  capi,    e commentatori.
Voglio scusarmi per l’opinionista del giornale israeliano  Hayom, Haim Shine, che, senza immedesimarsi affatto nell’orripilante incidente che ha innescato le dimostrazioni e le sommosse nelle città e nei centri arabi, – e senza  immedesimarsi affatto in tutte le persone della maia parte che hanno creato tumulti immediatamente dopo aver saputo che tre dei nostri giovani erano stati assassinati, ha scritto questo: “L’ipocrisia degli arabi di Israele è incontrollata e disgustosa. Sfortunatamente non si rendono conto che le loro azioni continuano a farli camminare su una corda tesa che potrebbe crollare se continua la loro condotta da trditori.”
Voglio scusarmi con le persone buone che ora vengono ora trascinate fuori dal loro paese a causa delle azioni e delle parole di gente cattiva.
Una di queste persone buone è un collega, Sayed Kashua. La settimana scorsa ha pubblicato alcune delle righe più dolorose e più potenti mai pubblicate su queste pagine. “Sono stato zitto,” ha scritto, “sapendo che il mio tentativo di vivere insieme ad altri in questo paese era finito, che la bugia che avevo detto ai miei figli su un futuro in cui arabi ed ebrei condividono equamente questo paese, era ugualmente finita.”
Voglio scusarmi coloro della mia parte che non lo faranno mai. Voglio scusarmi per quelli della mia parte che suggeriscono che si assimila  la vendetta omicida con il latte delle proprie  madri. Voglio scusarmi per le diecine di migliaia di persone della mia parte che, rabbiosi per l’uccisione dei tre adolescenti della vostra parte, stanno promuovendo la vendetta come un valore per gli ebrei israeliani.
Alcune di queste stesse persone chiederanno che soltanto voi avete qualcosa di cui scusarvi: che soltanto alla mia parte sono dovute delle scuse. Se si offrono le scuse, tuttavia, aspettatevi che queste stesse persone le respingano come se  fossero nulla di più che parole vuote, serve di un piano più oscuro.
E un’ultima scusa, forse quella che sarebbe dovuta venire prima di tutte le altre: per aver talvolta dimenticato che quando sono coinvolte le persone reali – i bambini, le madri, i padri, le figlie, i figli – la mia parte e la vostra parte sono la stessa.
Può darsi, alla fine, che l’unico messaggio che la mia parte e la vostra  avevano davvero bisogno di sentire nelle scorse insopportabili settimane, era un messaggio semplice, nulla di più che un titolo che è apparso domenica: “Gente sana di mente di ogni parte, unitevi!”

Originale: Haaretz
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2014 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0
 e scuse di un ebreo israeliano ai Palestinesi

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