Gli accordi di Oslo vent’anni dopo

Gli accordi di Oslo vent’anni dopo


Il premier israeliano Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat alla Casa Bianca insieme al presidente statunitense Bill Clinton, il 13 settembre 1993. (Gary Hershorn, Reuters/Contrasto)
Sono passati vent’anni dalla firma degli accordi di Oslo, il primo trattato di pace tra israeliani e palestinesi dal 1948. Furono raggiunti nella capitale norvegese il 20 agosto 1993 e poi firmati ufficialmente a Washington il 13 settembre.
Gli accordi hanno portato al reciproco riconoscimento tra Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, al ritiro delle forze israeliane da alcuni territori palestinesi e al governo dell’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Tuttavia l’occupazione israeliana dei territori palestinesi continua e dalla firma dell’accordo di Oslo il numero dei coloni israeliani in Cisgiordania è raddoppiato fino a rappresentare il 20 per cento circa della popolazione della Cisgiordania. Visualizing Palestine riassume in un grafico i termini dell’accordo e quelli dei trattati successivi.

Nel frattempo, i territori palestinesi sono diventati sempre più divisi: Al Fatah governa la Cisgiordania, mentre Hamas controlla Gaza dopo le elezioni del 2006. Questo ha portato al rafforzamento del blocco di Gaza da parte di Israele e a due attacchi israeliani: l’operazione Piombo fuso nel 2008-09, e quella Pilastro di difesa nel 2012.
Gli accordi di Oslo II, firmati nel 1995, hanno diviso la Cisgiordania in tre zone: area A, area B e area C. Si sono così create 167 enclave separate e l’area C, che comprende circa il 60 per cento del territorio della Cisgiordania, è sotto il controllo israeliano, spiega Al Jazeera.


Gli accordi di Oslo vent’anni dopo

Un’infografica sul conflitto e il processo di pace più lunghi nella storia moderna.

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