Misna :CINEMA ‘AL QUDS’ ALZA IL SIPARIO DOPO UN QUARTO DI SECOLO

1  Ha riaperto dopo 26 anni di chiusura, all’indomani dell’inizio della prima intifada (sollevamento) palestinese, il cinema-teatro Al Quds a Gerusalemme Est. Sabato scorso, le 81 poltrone all’interno della sala sono state letteralmente prese d’assalto da spettatori in fila per assistere alla proiezione di due film diretti dai registi palestinesi Enas Muthaffar e Ahmad Habash, nell’ambito del mini-festival inaugurale intitolato ‘Freedom film week’.
Sito in via al Zahra, ad appena cinque minuti dalle mura della città vecchia, il cinema Al Quds (Gerusalemme, in arabo) fu fondato nel 1950. Quando iniziarono le rivolte palestinesi contro l’occupazione israeliana, note appunto come Intifada, nel 1987, la situazione di grave insicurezza allontanò gli abituali avventori da cinema, caffè e teatri, molti dei quali chiusero a causa delle difficoltà economiche.
Nel 2007 la fondazione no profit ‘Yabous’ ha avviato un progetto finalizzato proprio a rimettere in sesto il piccolo cinema-teatro, per farne un polo della vita artistica e culturale palestinese nella città.
“L’idea alla base è di cercare di ravvivare, attraverso la riapertura del cinema, le espressioni artistiche della comunità palestinese – spiega la direttrice della fondazione all’agenzia stampa ‘Maan’ – per salvaguardare la memoria e la dimensione araba della città”.
La struttura è dotata di tre sale di spettacolo, la ‘Marocco’ che ospiterà esibizioni, musica e danze, la Faisal al Husseini, ancora in via di restauro ma che dovrebbe accogliere 420 posti, e il teatro con il suo palcoscenico.
 [AdL]
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2A Gerusalemme Est ha riaperto i battenti il cinema Al Quds   di Lucia Balestrieri | 1 marzo 2012
(Milano) - I palestinesi di Gerusalemme Est possono tornare al cinema dopo un pluriennale digiuno. Ha infatti riaperto la storica salaAl Quds, chiusa 25 anni fa dagli israeliani all’inizio della primaintifada. Per gli abitanti della parte orientale della Città Santa rappresenta un segnale di rinascita culturale e artistica in tempi estremamente difficili. «Non è solo Gaza sotto assedio. Anche noi palestinesi di Gerusalemme ci sentiamo in trappola, da quando è stato costruito il muro. Per passare dall’altra parte della città dobbiamo subire controlli umilianti e non possiamo nemmeno più viaggiare liberamente a Ramallah o Nablus», spiega a Terrasanta.netRima Issa, regista cinematografica e coordinatrice della nuova struttura. «Siamo stati tagliati fuori del mondo per troppo tempo», aggiunge. A partire dal 1987 - ci racconta - gli israeliani, per rappresaglia alle proteste palestinesi della prima e seconda intifada, hanno chiuso 29 centri sociali a culturali che costituivano un punto di riferimento per la comunità palestinese di Gerusalemme Est: tra essi tre cinema, sale di concerti, l’Orient House (la sede di rappresentanza dell’Olp), la Camera di Commercio e la Società per gli Studi arabi.
Dunque, la riapertura di Al Quds, un cinema inaugurato nel lontano 1950 e che offre una sala da 800 posti, ha il sapore di una rivincita pacifica ed è il punto di arrivo di quasi venti anni di impegno da parte del Centro culturale Yabous per trovare fondi, ristrutturare i locali andati in rovina e ottenere i permessi da parte delle autorità israeliane. Il cinema e il centro Yabous, che offre altre due sale per attività artistiche e musicali, rappresentano adesso l’unica struttura culturale a Gerusalemme Est, un punto di aggregazione importante per l’identità palestinese.  
Per la riapertura della sala Al Quds, Rima Issa ha proposto una rassegna di film «liberi» palestinesi e arabi. «È stato un successo, la gente era stipata all’inverosimile e c’era persino chi è rimasto per le scale», sottolinea. Da tempo, i palestinesi si erano disabituati al grande schermo. Troppo costosi, e considerati in territorio avversario, i cinema della parte israeliana della città, dove per altro vengono proiettate pellicole in ebraico. Al di là del muro di divisione le sale dei Territori palestinesi.
All’Al Quds, promette Issa, «proietteremo film di ogni tipo: da quelli politici arabi alle pellicole commerciali, al cinema underground; vogliamo che i palestinesi, specie i giovani, si impossessino nuovamente della loro cultura e siano consapevoli allo stesso tempo delle idee e delle novità del mondo». I progetti del centro culturale sono ancora più ambiziosi : una parte della struttura, in via al-Zahra, è ancora piena di calcinacci. L’idea è di farne una grande sala per concerti, quando verranno trovati i soldi necessari per andare avanti. Poi c’è il sogno di aprire una scuola di cinema per i giovani palestinesi. «Abbiamo già organizzato brevi corsi per le scuole e raccolto grande entusiasmo», dice Issa. I ragazzi hanno sete di cultura e di impadronirsi dei mezzi di comunicazione moderni. «Anche per rompere l’egemonia intellettuale ebraica e difendere la nostra identità, la nostra presenza, le nostre tradizioni», conclude la regista.

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