Moni Ovadia : Israele e il tabù infranto: l'apartheid
Di Moni Ovadia
2 dicembre 2011
Uno dei leit motiv che ho ascoltato fin da piccolo e che ha nutrito le mie inquietudini ebraiche è che l’antisemita, e in genere chi ha pregiudizi antiebraici, ragiona con questa logica: «Se Paolo uccide, ha ucciso Paolo, se Abramo uccide hanno ucciso gli ebrei».
Per l’antisemita dunque l’ebreo non è colpevole in quanto individuo, è colpevole in quanto tale e collettivamente. Noi ebrei e le nostre istituzioni abbiamo giustamente combattuto questo infame pregiudizio, sostenendo ovviamente che gli ebrei sono uomini come tutti gli altri e che fra di essi vi sono tutte le qualità e tutti i difetti che si incontrano presso le altre genti.
Oggi invece molti ebrei hanno paradossalmente mutuato quella logica degli antisemiti escludendo a priori e con furore che ebrei possano macchiarsi di azioni infami come per esempio un apartheid nei confronti di altra gente.
Purtroppo ciò che si sta producendo in Israele a causa di una serie di provvedimenti messi in campo dal governo Netanyahu è ormai un vero e proprio apartheid nei confronti della popolazione palestinese dei territori, ma anche contro i palestinesi cittadini dello stato d’Israele.
A sostenerlo è l’editore e proprietario dell’autorevole quotidiano Haaretz, Amos Schocken che ha suscitato grande scalpore con un suo articolo di fondo che demolisce uno dei più potenti tabù della società israeliana e di una parte della diaspora ebraica.
Condividono l’opinione di Schocken altri uomini di pensiero israeliani, come il grande storico Zeev Sternhell, che denunciano anche l’erosione quotidiana della democrazia liberale di cui gli israeliani tanto si gloriano.
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