Gideon Levy :il caso di Mohammed al-Dura e gli altri bambini palestinesi uccisi
articoli: anno 2007
1The concern Israel demonstrates for the fate of one Palestinian boy touches the heart: Again, note what a fuss is being made about the case of the killing of Mohammed al-Dura. Our heart is impervious to the fate of other children who have been killed. Just little Mohammed continues to haunt us. But the question of who killed al-Dura is not important. And maybe he is even alive, as some eccentrics claim. Perhaps he committed suicide, as the strange investigations are liable to suggest.
Un anno. Sono stati percorsi quasi 8.000 chilometri con il piccolo, corazzato, Rover del giornale– senza contare le centinaia di chilometri sul vecchio taxi mercedes, giallo, di proprietà di Munir e di Sa’id, i nostri attenti autisti di Gaza. Questo è il nostro modo di celebrare il 40mo anniversario dell’occupazione. Nessuno può ormai più sostenere che è solo un fenomeno temporaneo , passeggero. Israele è l’occupazione. L’occupazione è Israele.
Ogni settimana seguiamo le tracce dei combattenti, nella West Bank e nella Striscia di Gaza, cercando di documentare le gesta dei soldati della Forza di Difesa d’Israele, degli ufficiali della Polizia di Confine, degli investigatori del servizio di sicurezza dello Shin Bet e del personale della Amministrazione Civile – il potente esercito di occupazione che lascia sulla sua scia orridi omicidi e distruzioni, quest’anno come ogni anno, da quattro decenni.E questo è stato l’anno dei bambini che sono stati uccisi. Noi non siamo andati a tutte le loro case, solo ad alcune; case di lutto dove genitori singhiozzano amaramente sui corpi dei loro bambini, dove stavano arrampicandosi su un albero di fico in un giardino, o erano seduti su di una panchina lungo una strada, o stavano preparandosi per un esame, o si trovavano sulla strada di casa, tornando dalla scuola, o stavano dormendo tranquilli nella falsa sicurezza delle loro case.
Inoltre, pochi di loro tirarono un sasso a un veicolo corazzato o toccarono il reticolato proibito. Tutti finirono sotto il fuoco vivo, in taluni casi puntato deliberatamente contro di loro, recisi nella loro giovinezza. Da Mohammad ( al-Zakh ) a Mahmoud ( al-Qarinawi), dal fanciullo che fu sotterrato due volte a Gaza al ragazzo che fu sepolto in Israele. Queste sono le storie dei bambini dell’anno 5767.
Il primo di loro fu sepolto due volte. Abdullah al-Zakh identificò metà del corpo di suo figlio Mahmoud, nella cella mortuaria refrigerata dell’ospedale al-Shifa di Gaza, dalla cintura del bambino e dai calzini ai suoi piedi. Questo è accaduto poco prima dell’ultimo Rosh Hashanah. il giorno dopo, quando le forze di difesa israeliane ebbero portato a termine "con successo" l’Operazione Asilo Chiuso, come venne chiamata, lasciando dietro di se 22 morti e un quartiere raso al suolo, e andò via da Sajiyeh a Gaza, il padre in lutto trovò le restanti parti del corpo e le portò per una tardiva sepoltura.Mahmoud aveva 14 anni quando morì. Venne ucciso tre giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico. Così abbiamo inaugurato il Rosh Hashanah 5767. All’ospedale Shifa abbiamo visto bambini con le gambe amputate, che erano paralizzati o connessi ai respiratori. Famiglie sono state uccise nel sonno, mentre erano a dorso di muli o stavano lavorando nei campi. Operazione Asilo Chiuso e Operazione Pioggia d’Estate. Ricordate? Cinque bambini vennero uccisi nella prima operazione, dall’orribile nome. Per una settimana, la popolazione di Sajiyeh è vissuta in un terrore tale che gli abitanti di Sderot non hanno mai provato – non per sminuire il loro patema, che pure c’è.
Il giorno dopo Rosh Hashanah abbiamo fatto un viaggio a Rafah. Dam Hamad, di 14 anni, era stata uccisa nel sonno, tra le braccia di sua madre, dal colpo di un missile israeliano che aveva fatto crollare sulla sua testa una colonna di cemento. Era la sola figlia di una madre paralizzata, tutto il suo mondo. Nella povera casa di famiglia, nel quartiere di Brazil, al limite di Rafah, incontrammo la madre che giace nel letto come un ammasso privo di vita; tutto quel che aveva al mondo se ne è andato. Fuori, feci notare all’operatore della televisione francese che mi accompagnava, che questo era uno di quei momenti in cui sentivo di dovermi vergognare di essere un israeliano. Il giorno dopo egli mi chiamò e disse: "Non hanno trasmesso quello che hai detto, per paura degli spettatori ebrei in Francia."Poco dopo tornammo a Gerusalemme per fare visita a Maria Aman, la meravigliosa ragazzina di Gaza, che aveva perduto quasi tutti nella sua vita a causa del colpo di un missile finito male che aveva cancellato la sua innocente famiglia, compresa sua madre, mentre stava viaggiando in macchina. Suo padre Hamdi le era rimasto affettuosamente accanto. Per un anno e mezzo era stata presa in cura presso l’eccellente Alyn Hospital, dove lei aveva imparato a dar da mangiare a un pappagallo con la sua bocca e a gestire il funzionamento della sua sedia a rotelle con il mento. La parte restante degli arti è paralizzata. Notte e giorno è connessa ad un respiratore. Lei, poi, è un’allegra ed equilibratamente melanconica ragazzina il cui padre teme il giorno in cui dovrebbero essere rispediti a Gaza.
Al momento restano in Israele. Molti israeliani si sono occupati di Maria e vanno a trovarla regolarmente. Poche settimane fa, la giornalista televisiva Leah Lior l’ha condotta con la sua auto a vedere il mare a Tel Aviv. Era un sabato notte e la zona era affollata di gente, all’aperto, dato il bel tempo, ma la ragazzina nella sedia a rotelle aveva attratto l’attenzione. Diverse persone la riconobbero e la fermarono per salutarla e per farle gli auguri. Chi sa? Potrebbe darsi anche che al pilota che ha sparato il missile sulla sua auto sia capitato di passarle accanto.
Non tutti sono stati così fortunati da ricevere il trattamento che ha avuto Maria. A metà novembre, pochi giorni dopo il bombardamento di Beit Hanoun – lo ricordate? – arrivammo in una città devastata dai colpi e sanguinante: 22 uccisi in un solo istante, 11 granate erano cadute su una località densamente affollata. Islam, di 14 anni, stava seduta là vestita di nero, in lutto per i suoi 8 parenti che erano stati uccisi, comprese sua madre e sua nonna. Coloro che divennero invalidi a causa di questo bombardamento non vennero portati all’Alyn.Due giorni prima del bombardamento di Beit Hanoun, le nostre forze avevano sparato anche un missile che aveva colpito un minibus che trasportava bambini all’asilo Indira Gandhi di Beit Lahia. Due piccoli viaggiatori vennero uccisi all’istante. L’insegnante, Najwa Khalif, morì pochi giorni dopo. Essa era stata ferita sotto gli occhi dei suoi 20 piccoli allievi, che stavano seduti nel minibus. Dopo la sua morte, i bambini disegnarono un ritratto: una fila di bambini che giacevano pieni di sangue, con la maestra di fronte a loro, ed un aereo israeliano che li bombardava. All’asilo Indira Gandhi, abbiamo pure dovuto dire addio a Gaza: fin da allora, non abbiamo più avuto la possibilità di muoverci attraverso la Striscia.
Ma i bambini sono venuti a noi. In novembre, 31 bambini sono stati uccisi a Gaza. Uno di loro, Ayman al-Mahdi, è morto al Centro medico Sheba a Tel Hashomer, dove era stato trasportato di corsa in gravi condizioni. Solo a suo zio venne concesso di stare con lui durante i suoi ultimi giorni. Alunno della quinta classe, Ayman se ne stava seduto con i suoi amici su una panchina lungo una strada di Jabalya, proprio vicino alla sua scuola. Una pallottola sparata da un mezzo blindato lo colpì. Aveva appena 10 anni.
Le truppe delle Forze Israeliane di Difesa hanno ucciso bambini anche nella West Bank. A Jamil Jabaji, un ragazzino che si occupava di cavalli nel nuovo campo profughi di Askar, venne sparato alla testa. Aveva 14 anni quando è stato ucciso nello scorso dicembre. Lui e i suoi amici stavano tirando sassi ad un veicolo corazzato che passava per il campo, situato vicino a Nablus. L’autista provocò i bambini, rallentando ed accelerando, fino a che da ultimo un soldato scese, puntò alla testa del ragazzo e sparò. I cavalli di Jamil vennero lasciati nella loro stalla, e la sua famiglia venne lasciata piangente per il lutto.E che cosa aveva fatto il 16 enne Taha al-Jawi da meritare di essere ucciso? Le Forze Israeliane di Difesa hanno affermato che lui cercava di sabotare la barriera di filo spinato che circonda l’aeroporto abbandonato di Atarot; i suoi amici dicono invece che stava giocando a football e che era andato per rincorrere il pallone. Qualsiasi siano state le circostanze, la risposta dei soldati era stata rapida e definitiva: una pallottola nella gamba che lo aveva fatto sanguinare fino a morire, disteso in un fossato fangoso sul lato della strada. Non una parola di rammarico, non una parola di condanna dal portavoce dell’IDF, quando gli chiedemmo un commento. Far fuoco contro un ragazzino disarmato, che non stava arrecando danno ad alcuno, senza alcun preavviso.
Abir Aramin era perfino più giovane; aveva appena 11 anni. Figlia di un attivista della Organizzazione dei Combattenti per la Pace, a gennaio aveva lasciato la sua scuola ad Anata ed era sulla strada per andare a comperare dolciumi in un piccolo negozio. Le venne sparato addosso da un mezzo della polizia di frontiera. Bassam, suo padre, ci raccontò poi con occhi iniettati di sangue e con voce strozzata: "Mi sono detto che non voglio vendetta. La vendetta sarà per questi "eroi" che si sono sentiti così "minacciati" da mia figlia da spararle ed ucciderla, il dover sostenere un processo per ciò che hanno fatto." Ma proprio pochi giorni fa le autorità hanno comunicato che il caso deve essere considerato chiuso: la Polizia di frontiera in apparenza si è comportata in modo appropriato.
"Non sfrutterò il sangue di mia figlia per scopi politici. Questo è il grido di un uomo. Non perderò il mio senno proprio perché ho perduto il mio cuore," ci ha detto ancora un padre in lutto, che ha tra gli israeliani tanti amici.A Nablus, abbiamo documentato l’uso di bambini come scudi umani – l’utilizzo della cosiddetta "procedura vicino di casa" - che coinvolgeva una ragazzina di 11 anni, un ragazzino di 12 ed un altro più vecchio, di 15 anni. Com’è possibile, dal momento che l’Alta Corte di Giustizia ha dichiarato ciò illegittimo? Abbiamo ricordato anche la storia della morte del neonato di nome Khaled, i cui genitori, Sana e Daoud Fakih, avevano cercato di trasportare urgentemente in ospedale nel bel mezzo della notte, in un momento in cui i bambini palestinesi in apparenza non avrebbero dovuto ammalarsi: il neonato morì al check point.
A Kafr al-Shuhada ( il villaggio dei "martiri" ), a sud di Jenin, in marzo, il 15 enne Ahmed Asasda stava scappando dai soldati che erano entrati nel villaggio. La pallottola di un cecchino lo colpì al collo.
Bushra Bargis non aveva neppure lasciato la sua casa. Nel tardo aprile, lei stava studiando per una prova importante; libro degli appunti in una mano, stava camminando intorno nella sua camera, nel campo profughi di Jenin, verso sera, quando un cecchino le sparò in fronte da abbastanza lontano. Il suo quaderno degli appunti, macchiato di sangue, fu l’unico testimone dei suoi ultimi istanti di vita.
E che cosa dire degli infanti non nati? Non si trovavano neppure al sicuro. Una pallottola sparata nella schiena di Maha Qatuni, una donna che era incinta di sette mesi e che si era alzata nella notte per proteggere i suoi bambini nella loro casa, colpì il feto di lei nel grembo, mandando in frantumi la sua testa. La madre ferita giace all’ospedale Rafidia di Nablus, collegata a numerosi tubi. Al suo bambino voleva dare il nome di Daoud. L’uccisione di un feto può essere considerata un assassinio? E quale era l’età del defunto? Certamente è stato il più giovane tra i molti bambini uccisi da Israele nell’anno passatoFelice anno nuovo [ Rosh Hashanah ]
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1The concern Israel demonstrates for the fate of one Palestinian boy touches the heart: Again, note what a fuss is being made about the case of the killing of Mohammed al-Dura. Our heart is impervious to the fate of other children who have been killed. Just little Mohammed continues to haunt us. But the question of who killed al-Dura is not important. And maybe he is even alive, as some eccentrics claim. Perhaps he committed suicide, as the strange investigations are liable to suggest.
All of these are tasteless questions designed to divert attention from the truly important issues: According to data collected by human rights group B'Tselem, Israel is responsible for killing more than 850 Palestinian children and teenagers since al-Dura was killed, including 92 in the past year alone. Last October, we killed 31 children in Gaza. This is what should have raised a storm and not the measurements by the former head of the Israel Defense Forces' Southern Command, Yom Tov Samiyeh, aimed at proving that his soldiers did not kill al-Dura, or the "investigations" by the physicist Nahum Shahaf. In an eccentric obsession, Shahaf has devoted the past years to this affair, after previously having also obtained "amazing material" on the murder of Yitzhak Rabin.
Al-Dura refuses to step down from the stage because he has become an icon of the Palestinian struggle and a symbol of Israeli brutality. A thousand Nahum Shahafs will not succeed in blurring the unequivocal fact that a scandalous killing of children is taking place in the territories.
Even if the director of the Government Press Office, Danny Seaman, is right in determining that the film made by the reliable and experienced French journalist Charles Enderlin was "staged," and even if he succeeds in clearing Israel from responsibility for this killing, what will we say about the other children who have been killed? That their killing was also "staged?" That the IDF did not kill them through carelessness and contempt for their lives; by being trigger-happy and even acting with premeditation? If Israel were really interested in improving its "public relations," it would embrace the al-Dura family instead of all the foolish investigations. It would provide compensation to the family and show the world that it is truly and sincerely sorry about the death of one child.
The question of who killed al-Dura is like the question of what Joseph Trumpeldor mumbled before his death. The myth in both cases is already stronger than any investigation. Al-Dura became a symbol because his killing was documented on videotape. All the other hundreds of children were killed without cameras present, so no one is interested in their fate. If there had been a camera in Bushara Barjis' room in the Jenin refugee camp while she was studying for a pre-matriculation test, we would have a film showing an IDF sniper firing a bullet at her head. If there had been a photographer near Jamal Jabaji from the Askar camp, we would see soldiers emerging from an armored jeep and aiming their weapons at the head of a child who threw stones at them. But these children did not become symbols; there are no stamps bearing their portraits, no streets named after them and no songs composed for them as with al-Dura because they were not filmed at the time of their deaths.
Al-Dura became a symbol because every struggle needs a symbol, a shrine for the masses of dead and the anonymous heroes. The assumption that the IDF soldiers firing at Palestinians at the Netzarim junction killed the boy cradled in his father's arms exactly seven years ago is the most reasonable one. As far as we can remember, there has been no other case in which Palestinians fired at the IDF and hit a Palestinian child.
But even if there is some doubt, it is certain that the IDF has killed and is killing children. So this ridiculous focus on who killed al-Dura, a question that will never be resolved, is no more than a tempest in a putrid teapot. There should be a tempest, a great and mighty one, but one focused on an entirely different issue: Why is the IDF continuing to kill children at such a frightening pace, and why doesn't Israel take responsibility for this and compensate the families of those killed? But no one is conducting "investigations" about this
2 .Gideon Levy :i bambini palestinesi uccisi non fanno notizia SINTESI
Un vento molto malato soffia nell'esercito israeliano e nessuno sta cercando di dire qualche cosa. Un esercito che uccide i bambini non interessa al pubblico. Non c'è stata nessuna commissione d'inchiesta né ci sarà mai
Jamil Jibji, il ragazzo dall'accampamento di Askar che amava i cavalli, è stato colpito alla testa dopo che dei bambini avevano cominciato a lanciare sassi Aveva 14 anni. Jamil ucciso nella stessa circostanza . Abir, la figlia di Bassam Aramin, un membro dell'organizzazione "combattenti per la pace ", stava lasciando la sua scuola in Anata e una jeep ha lanciato una granata lacrimogena ; lei è morta Aveva 11 anni . Al-Jawi di Taha ha toccato la recinzione e i soldati lo hanno ucciso. Altri otto bambini sono morti nella stessa circostanza . Tutti questi bambini sono stati uccisi con freddezza ; non erano una minaccia . Con l'unica eccezione di Jamil, l'IDF, come di consueto, neppure si è preoccupata di indagare su quanto è accaduto L'ultimo caso, Taha, è forse il più esplicativo di tutti: L'ufficio del portavoce dell'IDF difende la decisione di aprire il fuoco contro un gruppo dei bambini che ,forse, ha danneggiato la recinzione di filo spinato in pieno giorno
Taha è morto per una pallottola che lo ha ferito in un piede . E, secondo i suoi amici, è stato lasciato sanguinare per un'ora . L'IDF afferma che ha ricevuto cure immediate, ma questa versione non collima con l'evidenza: non si muore per una ferita al piede Ma anche gli fosse stato prestato immediato soccorso , è lecito sparare a bambini che si avvicinano alla recinzione ?Non ci sono altri modi per disperderli ? Che cosa passa nella mente di un soldato che agisce in questo modo? E quale messaggio di cinismo trasmette l'IDF quando giustifica tali azioni disumane ? Queste storie non hanno sollevato alcuna protesta in Israele . L'uccisione di un ragazzo o di una ragazza palestinese non disturba il pubblico israeliano. Non ci sono più atti di terrorismo , l'attenzione è rivolta agli affari e ,grazie alla copertura di questa falsa e provvisoria tranquillità, i nostri soldati, i nostri figli migliori uccidono bambini e adolescenti . L'omicidio orribile di Tair Rada in Katzrin è giustificato dalla nostra legislazione . Era un bambino non colpevole, assassinato davanti alla sua scuola con brutalità . Può qualcuno sostenere seriamente che il soldato che ha puntato sulla testa del Jamil non avesse intenzione di ucciderlo?mentre ci sono ancora dubbi riguardo all'identità dell'assassino del Tair, è molto facile identificare gli assassini di Taha, di Jamil e di Abir. Ma noi neppure proviamo a denunciarli ; godono di l'immunità automatica I nostri soldati hanno ucciso 815 bambini ed adolescenti durante questi sette anni e 3000 adulti. Ascoltate le parole del padre di Abir pronunciate in ebraico (qui riportate )
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Taha è morto per una pallottola che lo ha ferito in un piede . E, secondo i suoi amici, è stato lasciato sanguinare per un'ora . L'IDF afferma che ha ricevuto cure immediate, ma questa versione non collima con l'evidenza: non si muore per una ferita al piede Ma anche gli fosse stato prestato immediato soccorso , è lecito sparare a bambini che si avvicinano alla recinzione ?Non ci sono altri modi per disperderli ? Che cosa passa nella mente di un soldato che agisce in questo modo? E quale messaggio di cinismo trasmette l'IDF quando giustifica tali azioni disumane ? Queste storie non hanno sollevato alcuna protesta in Israele . L'uccisione di un ragazzo o di una ragazza palestinese non disturba il pubblico israeliano. Non ci sono più atti di terrorismo , l'attenzione è rivolta agli affari e ,grazie alla copertura di questa falsa e provvisoria tranquillità, i nostri soldati, i nostri figli migliori uccidono bambini e adolescenti . L'omicidio orribile di Tair Rada in Katzrin è giustificato dalla nostra legislazione . Era un bambino non colpevole, assassinato davanti alla sua scuola con brutalità . Può qualcuno sostenere seriamente che il soldato che ha puntato sulla testa del Jamil non avesse intenzione di ucciderlo?mentre ci sono ancora dubbi riguardo all'identità dell'assassino del Tair, è molto facile identificare gli assassini di Taha, di Jamil e di Abir. Ma noi neppure proviamo a denunciarli ; godono di l'immunità automatica I nostri soldati hanno ucciso 815 bambini ed adolescenti durante questi sette anni e 3000 adulti. Ascoltate le parole del padre di Abir pronunciate in ebraico (qui riportate )
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3 Gideon Levy :i bambini palestinesi uccisi non fanno notizia
Più di 30 bambini palestinesi sono stati uccisi nelle prime due settimane dell’operazione militare "i giorni della Penitenza" nella striscia di Gaza. Non stupisce il fatto che molta gente definisce una tale entità di uccisioni di bambini " terrore." Se nel conteggio generale delle vittime dell’ intifada il rapporto è tre Palestinesi uccisi per ogni israeliano, quando si parla di bambini il rapporto è 5 a 1. Secondo B’Tselem, un’organizzazione per i diritti umani, anche prima dell’attuale operazione a Gaza erano stati uccisi 557 minori palestinesi (sotto i 18 anni di età), in confronto a 110 minori israeliani.Le organizzazioni palestinesi per i diritti umani parlano di cifre ancora più elevate: 598 bambini palestinesi uccisi (fino a 17 anni) secondo il Palestinian Human Rights Monitoring Group, e 828 uccisi (fino a 18 anni) secondo la Mezzaluna Rossa.
Da notare anche l’età. Secondo B’Tselem, di cui i dati sono aggiornati fino circa ad un mese fa, 42 dei bambini uccisi avevano 10 anni; 20 avevano 7 anni; ed 8 avevano 2 anni quando sono morti. Le vittime più giovani sono 13 neonati morti ai check point durante il parto.
Con statistiche terrificanti come queste, la domanda "chi è un terrorista" sarebbe dovuta diventare da tempo molto pressante per ogni israeliano. Tuttavia, non è una questione all’ordine del giorno.
Gli assassini di bambini sono sempre i Palestinesi, mentre i soldati difendono sempre soltanto noi e loro stessi, e al diavolo le statistiche.
Il semplice fatto, che deve essere chiaramente evidenziato, è che le nostre mani sono macchiate del sangue delle centinaia di bambini palestinesi.
Nessuna spiegazione contorta dall’ufficio del portavoce dell’IDF o dai corrispondenti militari riguardo i pericoli a cui i soldati sono sottoposti per colpa dei bambini, e nessuna dubbia giustificazione dei portavoce del Ministero degli Affari Esteri su come i Palestinesi si servono dei bambini cambieranno questo fatto. Un esercito che uccide tanti bambini è un esercito che non ha limiti, un esercito che ha perso il suo codice morale.
Come Mk Ahmed Tibi (Hadash) ha detto, in un suo discorso particolarmente toccante al Parlamento, non è più possibile sostenere che tutti questi bambini sono stati uccisi per errore. Un esercito non commette, giorno per giorno, più di 500 errori di identità.
No, questo non è un errore ma il risultato disastroso di una politica guidata pricipalmente da ufficiali dal grilletto facile e dalla deumanizzazione dei Palestinesi. Sparare a tutto quel che si muove, inclusi i bambini, é diventato il comportamento normale. Neppure il mini-scandalo momentaneo scoppiato per "la conferma dell’uccisione" di una ragazzina di 13 anni, Iman Alhamas, non si é concentrato sulle domande fondamentali. Scandalosa sarebbe dovuta essere considerata l’uccisione in se’, non soltanto cio’ che é accaduto dopo.
E Iman non era l’unico caso. Mohammed Aaraj stava mangiando un panino davanti casa sua, l’ultima casa prima del cimitero nel Campo profughi di Balata, a Nablus, quando un soldato gli ha sparato, uccidendolo, da una brevissima distanza. Aveva sei anni. Kristen Saada era sulla macchina dei suoi genitori, tornando a casa da una visita di famiglia, quando i soldati hanno trivellato l’automobile con le pallottole. Aveva 12 anni. I fratelli Jamil ed Ahmed Abu Aziz stavano andando in bicicletta in pieno giorno a comprare dei dolci, quando hanno ricevuto un colpo sparato da un carro armato. Jamil aveva 13 anni, Ahmed sei.
Muatez Amudi e Subah Subah sono stati uccisi da un soldato che stava nel centro della piazza del villaggio di Burkin e sparava in ogni direzione da cui provenivano le pietre. Radir Mohammed del campo profughi di Khan Yunis era nella sua classe quando i soldati le hanno sparato a morte. Aveva 12 anni. Tutti loro erano innocenti vittime di errori e sono stati uccisi dai soldati che agiscono in nostro nome. In almeno alcuni di questi casi era chiaro ai soldati che si trattava di bambini, ma questo non li ha fermati. I bambini palestinesi non hanno rifugio: sono in pericolo di morte nelle loro case, nelle loro scuole e sulle loro strade. Nemmeno uno solo delle centinaia di bambini uccisi si è meritato di morire, e la responsabilità della loro uccisione non può rimanere sconosciuta. Così il messaggio arriva chiaramente ai soldati: non é una tragedia se si uccide un bambino, e nessuno di voi é colpevole.
La morte è, naturalmente, il pericolo più grave che corre un bambino palestinese, ma non è l’ unico. Secondo i dati del Ministero Palestinese dell’Educazione, 3.409 giovani alunni sono stati feriti nell’ intifada, ed alcuni di loro sono rimasti paralizzati a vita. L’infanzia di decine di migliaia di giovani palestinesi trascorre passando da un trauma al seguente, da un orrore all’altro. Le loro case sono demolite, i loro genitori sono umiliati davanti ai loro occhi, i soldati irrompono brutalmente nelle loro case nel mezzo della notte, carri armati aprono il fuoco sulle loro aule.
E non hanno un sostegno psicologico. Avete mai sentito parlare un bambino palestinese che è " vittima di ansia"?
L’indifferenza pubblica che accompagna questo spettacolo di sofferenza infinita rende tutti gli israeliani complici di un crimine. Anche chi é genitore, e pertanto capisce cosa significhi temere per il destino del proprio bambino, volta le spalle e non vuole sentir parlare dell’ansia provata dai genitori dall’altro lato del muro. Chi avrebbe mai creduto che i soldati israeliani uccidessero centinaia dei bambini e che la maggior parte degli israeliani sarebbe rimasta silenziosa?
Anche i bambini palestinesi sono diventati parte della campagna di deumanizzazione: l’uccisione di centinaia di loro non desta più scalpore.
Gideon Levy
Da notare anche l’età. Secondo B’Tselem, di cui i dati sono aggiornati fino circa ad un mese fa, 42 dei bambini uccisi avevano 10 anni; 20 avevano 7 anni; ed 8 avevano 2 anni quando sono morti. Le vittime più giovani sono 13 neonati morti ai check point durante il parto.
Con statistiche terrificanti come queste, la domanda "chi è un terrorista" sarebbe dovuta diventare da tempo molto pressante per ogni israeliano. Tuttavia, non è una questione all’ordine del giorno.
Gli assassini di bambini sono sempre i Palestinesi, mentre i soldati difendono sempre soltanto noi e loro stessi, e al diavolo le statistiche.
Il semplice fatto, che deve essere chiaramente evidenziato, è che le nostre mani sono macchiate del sangue delle centinaia di bambini palestinesi.
Nessuna spiegazione contorta dall’ufficio del portavoce dell’IDF o dai corrispondenti militari riguardo i pericoli a cui i soldati sono sottoposti per colpa dei bambini, e nessuna dubbia giustificazione dei portavoce del Ministero degli Affari Esteri su come i Palestinesi si servono dei bambini cambieranno questo fatto. Un esercito che uccide tanti bambini è un esercito che non ha limiti, un esercito che ha perso il suo codice morale.
Come Mk Ahmed Tibi (Hadash) ha detto, in un suo discorso particolarmente toccante al Parlamento, non è più possibile sostenere che tutti questi bambini sono stati uccisi per errore. Un esercito non commette, giorno per giorno, più di 500 errori di identità.
No, questo non è un errore ma il risultato disastroso di una politica guidata pricipalmente da ufficiali dal grilletto facile e dalla deumanizzazione dei Palestinesi. Sparare a tutto quel che si muove, inclusi i bambini, é diventato il comportamento normale. Neppure il mini-scandalo momentaneo scoppiato per "la conferma dell’uccisione" di una ragazzina di 13 anni, Iman Alhamas, non si é concentrato sulle domande fondamentali. Scandalosa sarebbe dovuta essere considerata l’uccisione in se’, non soltanto cio’ che é accaduto dopo.
E Iman non era l’unico caso. Mohammed Aaraj stava mangiando un panino davanti casa sua, l’ultima casa prima del cimitero nel Campo profughi di Balata, a Nablus, quando un soldato gli ha sparato, uccidendolo, da una brevissima distanza. Aveva sei anni. Kristen Saada era sulla macchina dei suoi genitori, tornando a casa da una visita di famiglia, quando i soldati hanno trivellato l’automobile con le pallottole. Aveva 12 anni. I fratelli Jamil ed Ahmed Abu Aziz stavano andando in bicicletta in pieno giorno a comprare dei dolci, quando hanno ricevuto un colpo sparato da un carro armato. Jamil aveva 13 anni, Ahmed sei.
Muatez Amudi e Subah Subah sono stati uccisi da un soldato che stava nel centro della piazza del villaggio di Burkin e sparava in ogni direzione da cui provenivano le pietre. Radir Mohammed del campo profughi di Khan Yunis era nella sua classe quando i soldati le hanno sparato a morte. Aveva 12 anni. Tutti loro erano innocenti vittime di errori e sono stati uccisi dai soldati che agiscono in nostro nome. In almeno alcuni di questi casi era chiaro ai soldati che si trattava di bambini, ma questo non li ha fermati. I bambini palestinesi non hanno rifugio: sono in pericolo di morte nelle loro case, nelle loro scuole e sulle loro strade. Nemmeno uno solo delle centinaia di bambini uccisi si è meritato di morire, e la responsabilità della loro uccisione non può rimanere sconosciuta. Così il messaggio arriva chiaramente ai soldati: non é una tragedia se si uccide un bambino, e nessuno di voi é colpevole.
La morte è, naturalmente, il pericolo più grave che corre un bambino palestinese, ma non è l’ unico. Secondo i dati del Ministero Palestinese dell’Educazione, 3.409 giovani alunni sono stati feriti nell’ intifada, ed alcuni di loro sono rimasti paralizzati a vita. L’infanzia di decine di migliaia di giovani palestinesi trascorre passando da un trauma al seguente, da un orrore all’altro. Le loro case sono demolite, i loro genitori sono umiliati davanti ai loro occhi, i soldati irrompono brutalmente nelle loro case nel mezzo della notte, carri armati aprono il fuoco sulle loro aule.
E non hanno un sostegno psicologico. Avete mai sentito parlare un bambino palestinese che è " vittima di ansia"?
L’indifferenza pubblica che accompagna questo spettacolo di sofferenza infinita rende tutti gli israeliani complici di un crimine. Anche chi é genitore, e pertanto capisce cosa significhi temere per il destino del proprio bambino, volta le spalle e non vuole sentir parlare dell’ansia provata dai genitori dall’altro lato del muro. Chi avrebbe mai creduto che i soldati israeliani uccidessero centinaia dei bambini e che la maggior parte degli israeliani sarebbe rimasta silenziosa?
Anche i bambini palestinesi sono diventati parte della campagna di deumanizzazione: l’uccisione di centinaia di loro non desta più scalpore.
Gideon Levy
4 G. Levy: cinque bambini uccisi tra apatia e terrificante indifferenza
SINTESI Ancora bambini. Cinque bambini uccisi a Gaza in otto giorni tra l'indifferenza generale:solo un breve trafiletto a pagina 11 dell'Yedioth Ahronoth. Nulla può oscurare la consapevolezza di una guerra intrapresa dall' l'IDF contro i bambini.Un anno fa, nell'operazione definita "pioggia di estate" ,la metà degli uccisi era costituita da bambini,nelle ultime settimane essi sono un quarto dei 21 uccisi.L'esercito spiega che i Palestinesi usano i bambini per recuperare i lanciagranati dei Quassam(teoria mai dimostrata),ma ciò non è accaduto né con i primi due (raccoglievano frutta),né con gli ultimi tre (stavano giocando).L'IDFspara contro chiunque assuma ,a suo giudizio,un atteggiamento sospettoso ,non importa se sono piccoli .Terrificante l'indifferenza nei confronti dei fanciulli palestinesi e del loro destino.Una società etica si domanderebbe: è ammissibile sparare contro chiunque si stia avvicinando ai lanciagranate anche se sappiamo che alcuni di loro sono minori e proprio per questo non responsabili delle proprie azioni?Anche se l'IDF afferma di non poter distinguere tra un adulto e un ragazzino, non può eludere la responsabilità di quest'azione criminale
Anche se accettassimo il presupposto distorto che chiunque si avvicini ai lanciagranate merita la morte, il fatto che dei bambini siano implicati dovrebbe cambiare tale regole,tanto più che i lanci dei razzi non diminuiscono affatto .. e ,conseguentemente, queste uccisioni non rendono più sicuri i bambini di Sderot.
Al contrario. Chiunque dia un'occhiata onesta alla progressione degli eventi scoprirà che ilQassams hanno una loro logica : sono lanciati quasi sempre dopo un raid mortale dell'IDF. Una verità ci è stata nascosta: l'esercito ha intensificato le uccisioni e questo ha provocato un aumento dei Qassam.
,Se Barak fosse stato un rappresentante della destra politica, forse un autorità pubblica avrebbe protestato contro le azioni selvagge dell'IDF aGaza. Ma tutto è consentito a Barak e il fatto che le vittime siano bambini non importa nè a lui né all'opinione pubblica israeliana. Sì, i bambini di Gaza si affollano intorno ai Qassams. È praticamente l'unico divertimento che hanno .Coloro che rimproverano con arroganza i loro genitori "perché non li controllano," non hanno visitato mai Beit Hanoun. Non c'è nulla là tranne vicoli ripugnanti . Anche se quelli che lanciano il Qassams stanno approfittando di questi bambini (ma questo deve essere dimostrato), ciò non dovrebbe modellare la nostra moralità. Non è necessario sempre rispondere ad un attacco ,specialmente se determina la morte di bambini .L'anno scolastico inizia per noi e per loro, chiunque vuole veramente fermare i Qassam dovrebbe porre fine alle uccisioni indiscriminate e raggiungere un accordo con il governo di Gaza .Questa è l'unica soluzione possibile .Con l'eliminazione e l'uccisione dei bambini si ottengono risultati opposti ,nel frattempo osservo ciò che sta accadendo a noi e al nostro esercito
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Anche se accettassimo il presupposto distorto che chiunque si avvicini ai lanciagranate merita la morte, il fatto che dei bambini siano implicati dovrebbe cambiare tale regole,tanto più che i lanci dei razzi non diminuiscono affatto .. e ,conseguentemente, queste uccisioni non rendono più sicuri i bambini di Sderot.
Al contrario. Chiunque dia un'occhiata onesta alla progressione degli eventi scoprirà che ilQassams hanno una loro logica : sono lanciati quasi sempre dopo un raid mortale dell'IDF. Una verità ci è stata nascosta: l'esercito ha intensificato le uccisioni e questo ha provocato un aumento dei Qassam.
,Se Barak fosse stato un rappresentante della destra politica, forse un autorità pubblica avrebbe protestato contro le azioni selvagge dell'IDF aGaza. Ma tutto è consentito a Barak e il fatto che le vittime siano bambini non importa nè a lui né all'opinione pubblica israeliana. Sì, i bambini di Gaza si affollano intorno ai Qassams. È praticamente l'unico divertimento che hanno .Coloro che rimproverano con arroganza i loro genitori "perché non li controllano," non hanno visitato mai Beit Hanoun. Non c'è nulla là tranne vicoli ripugnanti . Anche se quelli che lanciano il Qassams stanno approfittando di questi bambini (ma questo deve essere dimostrato), ciò non dovrebbe modellare la nostra moralità. Non è necessario sempre rispondere ad un attacco ,specialmente se determina la morte di bambini .L'anno scolastico inizia per noi e per loro, chiunque vuole veramente fermare i Qassam dovrebbe porre fine alle uccisioni indiscriminate e raggiungere un accordo con il governo di Gaza .Questa è l'unica soluzione possibile .Con l'eliminazione e l'uccisione dei bambini si ottengono risultati opposti ,nel frattempo osservo ciò che sta accadendo a noi e al nostro esercito
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5 G. Levy :Bambini dell'anno 5767 in Israele e in Palestina
E’ stato un anno abbastanza tranquillo, relativamente parlando. sono stati uccisi solo 457 palestinesi e 10 israeliani, secondo l’organizzazione per i diritti umani B’Tselem, comprese le vittime dei missili Qassam. Meno sinistri di molti degli anni precedenti. Tuttavia, è stato ugualmente un anno terribile: 92 bambini palestinesi sono stati uccisi ( fortunatamente, non è stato ucciso un solo bambino israeliano, nonostante il lancio dei Qassam). Un quinto dei palestinesi uccisi erano bambini e fanciulli – un numero sproporzionato, quasi senza precedenti. E’ l’anno ebraico 5767. Quasi 100 bambini che erano vivi e che stavano giocando nel passato Anno Nuovo, ma che non sono sopravissuti per vedere quello attuale.
Un anno. Sono stati percorsi quasi 8.000 chilometri con il piccolo, corazzato, Rover del giornale– senza contare le centinaia di chilometri sul vecchio taxi mercedes, giallo, di proprietà di Munir e di Sa’id, i nostri attenti autisti di Gaza. Questo è il nostro modo di celebrare il 40mo anniversario dell’occupazione. Nessuno può ormai più sostenere che è solo un fenomeno temporaneo , passeggero. Israele è l’occupazione. L’occupazione è Israele.
Ogni settimana seguiamo le tracce dei combattenti, nella West Bank e nella Striscia di Gaza, cercando di documentare le gesta dei soldati della Forza di Difesa d’Israele, degli ufficiali della Polizia di Confine, degli investigatori del servizio di sicurezza dello Shin Bet e del personale della Amministrazione Civile – il potente esercito di occupazione che lascia sulla sua scia orridi omicidi e distruzioni, quest’anno come ogni anno, da quattro decenni.E questo è stato l’anno dei bambini che sono stati uccisi. Noi non siamo andati a tutte le loro case, solo ad alcune; case di lutto dove genitori singhiozzano amaramente sui corpi dei loro bambini, dove stavano arrampicandosi su un albero di fico in un giardino, o erano seduti su di una panchina lungo una strada, o stavano preparandosi per un esame, o si trovavano sulla strada di casa, tornando dalla scuola, o stavano dormendo tranquilli nella falsa sicurezza delle loro case.
Inoltre, pochi di loro tirarono un sasso a un veicolo corazzato o toccarono il reticolato proibito. Tutti finirono sotto il fuoco vivo, in taluni casi puntato deliberatamente contro di loro, recisi nella loro giovinezza. Da Mohammad ( al-Zakh ) a Mahmoud ( al-Qarinawi), dal fanciullo che fu sotterrato due volte a Gaza al ragazzo che fu sepolto in Israele. Queste sono le storie dei bambini dell’anno 5767.
Il primo di loro fu sepolto due volte. Abdullah al-Zakh identificò metà del corpo di suo figlio Mahmoud, nella cella mortuaria refrigerata dell’ospedale al-Shifa di Gaza, dalla cintura del bambino e dai calzini ai suoi piedi. Questo è accaduto poco prima dell’ultimo Rosh Hashanah. il giorno dopo, quando le forze di difesa israeliane ebbero portato a termine "con successo" l’Operazione Asilo Chiuso, come venne chiamata, lasciando dietro di se 22 morti e un quartiere raso al suolo, e andò via da Sajiyeh a Gaza, il padre in lutto trovò le restanti parti del corpo e le portò per una tardiva sepoltura.Mahmoud aveva 14 anni quando morì. Venne ucciso tre giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico. Così abbiamo inaugurato il Rosh Hashanah 5767. All’ospedale Shifa abbiamo visto bambini con le gambe amputate, che erano paralizzati o connessi ai respiratori. Famiglie sono state uccise nel sonno, mentre erano a dorso di muli o stavano lavorando nei campi. Operazione Asilo Chiuso e Operazione Pioggia d’Estate. Ricordate? Cinque bambini vennero uccisi nella prima operazione, dall’orribile nome. Per una settimana, la popolazione di Sajiyeh è vissuta in un terrore tale che gli abitanti di Sderot non hanno mai provato – non per sminuire il loro patema, che pure c’è.
Il giorno dopo Rosh Hashanah abbiamo fatto un viaggio a Rafah. Dam Hamad, di 14 anni, era stata uccisa nel sonno, tra le braccia di sua madre, dal colpo di un missile israeliano che aveva fatto crollare sulla sua testa una colonna di cemento. Era la sola figlia di una madre paralizzata, tutto il suo mondo. Nella povera casa di famiglia, nel quartiere di Brazil, al limite di Rafah, incontrammo la madre che giace nel letto come un ammasso privo di vita; tutto quel che aveva al mondo se ne è andato. Fuori, feci notare all’operatore della televisione francese che mi accompagnava, che questo era uno di quei momenti in cui sentivo di dovermi vergognare di essere un israeliano. Il giorno dopo egli mi chiamò e disse: "Non hanno trasmesso quello che hai detto, per paura degli spettatori ebrei in Francia."Poco dopo tornammo a Gerusalemme per fare visita a Maria Aman, la meravigliosa ragazzina di Gaza, che aveva perduto quasi tutti nella sua vita a causa del colpo di un missile finito male che aveva cancellato la sua innocente famiglia, compresa sua madre, mentre stava viaggiando in macchina. Suo padre Hamdi le era rimasto affettuosamente accanto. Per un anno e mezzo era stata presa in cura presso l’eccellente Alyn Hospital, dove lei aveva imparato a dar da mangiare a un pappagallo con la sua bocca e a gestire il funzionamento della sua sedia a rotelle con il mento. La parte restante degli arti è paralizzata. Notte e giorno è connessa ad un respiratore. Lei, poi, è un’allegra ed equilibratamente melanconica ragazzina il cui padre teme il giorno in cui dovrebbero essere rispediti a Gaza.
Al momento restano in Israele. Molti israeliani si sono occupati di Maria e vanno a trovarla regolarmente. Poche settimane fa, la giornalista televisiva Leah Lior l’ha condotta con la sua auto a vedere il mare a Tel Aviv. Era un sabato notte e la zona era affollata di gente, all’aperto, dato il bel tempo, ma la ragazzina nella sedia a rotelle aveva attratto l’attenzione. Diverse persone la riconobbero e la fermarono per salutarla e per farle gli auguri. Chi sa? Potrebbe darsi anche che al pilota che ha sparato il missile sulla sua auto sia capitato di passarle accanto.
Non tutti sono stati così fortunati da ricevere il trattamento che ha avuto Maria. A metà novembre, pochi giorni dopo il bombardamento di Beit Hanoun – lo ricordate? – arrivammo in una città devastata dai colpi e sanguinante: 22 uccisi in un solo istante, 11 granate erano cadute su una località densamente affollata. Islam, di 14 anni, stava seduta là vestita di nero, in lutto per i suoi 8 parenti che erano stati uccisi, comprese sua madre e sua nonna. Coloro che divennero invalidi a causa di questo bombardamento non vennero portati all’Alyn.Due giorni prima del bombardamento di Beit Hanoun, le nostre forze avevano sparato anche un missile che aveva colpito un minibus che trasportava bambini all’asilo Indira Gandhi di Beit Lahia. Due piccoli viaggiatori vennero uccisi all’istante. L’insegnante, Najwa Khalif, morì pochi giorni dopo. Essa era stata ferita sotto gli occhi dei suoi 20 piccoli allievi, che stavano seduti nel minibus. Dopo la sua morte, i bambini disegnarono un ritratto: una fila di bambini che giacevano pieni di sangue, con la maestra di fronte a loro, ed un aereo israeliano che li bombardava. All’asilo Indira Gandhi, abbiamo pure dovuto dire addio a Gaza: fin da allora, non abbiamo più avuto la possibilità di muoverci attraverso la Striscia.
Ma i bambini sono venuti a noi. In novembre, 31 bambini sono stati uccisi a Gaza. Uno di loro, Ayman al-Mahdi, è morto al Centro medico Sheba a Tel Hashomer, dove era stato trasportato di corsa in gravi condizioni. Solo a suo zio venne concesso di stare con lui durante i suoi ultimi giorni. Alunno della quinta classe, Ayman se ne stava seduto con i suoi amici su una panchina lungo una strada di Jabalya, proprio vicino alla sua scuola. Una pallottola sparata da un mezzo blindato lo colpì. Aveva appena 10 anni.
Le truppe delle Forze Israeliane di Difesa hanno ucciso bambini anche nella West Bank. A Jamil Jabaji, un ragazzino che si occupava di cavalli nel nuovo campo profughi di Askar, venne sparato alla testa. Aveva 14 anni quando è stato ucciso nello scorso dicembre. Lui e i suoi amici stavano tirando sassi ad un veicolo corazzato che passava per il campo, situato vicino a Nablus. L’autista provocò i bambini, rallentando ed accelerando, fino a che da ultimo un soldato scese, puntò alla testa del ragazzo e sparò. I cavalli di Jamil vennero lasciati nella loro stalla, e la sua famiglia venne lasciata piangente per il lutto.E che cosa aveva fatto il 16 enne Taha al-Jawi da meritare di essere ucciso? Le Forze Israeliane di Difesa hanno affermato che lui cercava di sabotare la barriera di filo spinato che circonda l’aeroporto abbandonato di Atarot; i suoi amici dicono invece che stava giocando a football e che era andato per rincorrere il pallone. Qualsiasi siano state le circostanze, la risposta dei soldati era stata rapida e definitiva: una pallottola nella gamba che lo aveva fatto sanguinare fino a morire, disteso in un fossato fangoso sul lato della strada. Non una parola di rammarico, non una parola di condanna dal portavoce dell’IDF, quando gli chiedemmo un commento. Far fuoco contro un ragazzino disarmato, che non stava arrecando danno ad alcuno, senza alcun preavviso.
Abir Aramin era perfino più giovane; aveva appena 11 anni. Figlia di un attivista della Organizzazione dei Combattenti per la Pace, a gennaio aveva lasciato la sua scuola ad Anata ed era sulla strada per andare a comperare dolciumi in un piccolo negozio. Le venne sparato addosso da un mezzo della polizia di frontiera. Bassam, suo padre, ci raccontò poi con occhi iniettati di sangue e con voce strozzata: "Mi sono detto che non voglio vendetta. La vendetta sarà per questi "eroi" che si sono sentiti così "minacciati" da mia figlia da spararle ed ucciderla, il dover sostenere un processo per ciò che hanno fatto." Ma proprio pochi giorni fa le autorità hanno comunicato che il caso deve essere considerato chiuso: la Polizia di frontiera in apparenza si è comportata in modo appropriato.
"Non sfrutterò il sangue di mia figlia per scopi politici. Questo è il grido di un uomo. Non perderò il mio senno proprio perché ho perduto il mio cuore," ci ha detto ancora un padre in lutto, che ha tra gli israeliani tanti amici.A Nablus, abbiamo documentato l’uso di bambini come scudi umani – l’utilizzo della cosiddetta "procedura vicino di casa" - che coinvolgeva una ragazzina di 11 anni, un ragazzino di 12 ed un altro più vecchio, di 15 anni. Com’è possibile, dal momento che l’Alta Corte di Giustizia ha dichiarato ciò illegittimo? Abbiamo ricordato anche la storia della morte del neonato di nome Khaled, i cui genitori, Sana e Daoud Fakih, avevano cercato di trasportare urgentemente in ospedale nel bel mezzo della notte, in un momento in cui i bambini palestinesi in apparenza non avrebbero dovuto ammalarsi: il neonato morì al check point.
A Kafr al-Shuhada ( il villaggio dei "martiri" ), a sud di Jenin, in marzo, il 15 enne Ahmed Asasda stava scappando dai soldati che erano entrati nel villaggio. La pallottola di un cecchino lo colpì al collo.
Bushra Bargis non aveva neppure lasciato la sua casa. Nel tardo aprile, lei stava studiando per una prova importante; libro degli appunti in una mano, stava camminando intorno nella sua camera, nel campo profughi di Jenin, verso sera, quando un cecchino le sparò in fronte da abbastanza lontano. Il suo quaderno degli appunti, macchiato di sangue, fu l’unico testimone dei suoi ultimi istanti di vita.
E che cosa dire degli infanti non nati? Non si trovavano neppure al sicuro. Una pallottola sparata nella schiena di Maha Qatuni, una donna che era incinta di sette mesi e che si era alzata nella notte per proteggere i suoi bambini nella loro casa, colpì il feto di lei nel grembo, mandando in frantumi la sua testa. La madre ferita giace all’ospedale Rafidia di Nablus, collegata a numerosi tubi. Al suo bambino voleva dare il nome di Daoud. L’uccisione di un feto può essere considerata un assassinio? E quale era l’età del defunto? Certamente è stato il più giovane tra i molti bambini uccisi da Israele nell’anno passatoFelice anno nuovo [ Rosh Hashanah ]
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6 )G.LEVY:Mahmoud israeliano di 11 anni ucciso mentre raccoglieva la frutta su un albero
SINTESI
La madre palestinese si chiama Najah , cinque dei suoi figli (nati da un matrimonio precedente) sono rinchiusi nella prigione israeliana;il padre è un anziano pensionato israeliano; due nipoti attualmente prestano servizio nell'esercito israeliano : Mahmoud era salito sull'albero per raccogliere alcuni frutti per il pranzo .Sadiq Awdi, militante dell' Jihad e un suo amico (entrambi ricercati) , si sono recati a Rahat,in Israele, per visitare la madre e fratelli .Secondo i testimoni, i militari sono entrati improvvisamente nella casa ed hanno cominciato a sparare indiscriminatamente,senza alcun avvertimento o pretesto, seriamente ferendo il fratellastro ed uccidendo l'amico. Secondo le testimonianze ,riportate da B'Tselem, Mahmoud è caduto dall'albero sanguinando abbondantemente. È stato colpito da tre pallottole, uno lo ha centrato in testa . Najah è corsa velocemente verso suo figlio morente, ma uno degli ufficiali le ha impedito di andare da lui ferendola leggermente. Mahmoud stava ancora respirando Lei ha gridato ai soldati che era un bambino israeliano, ma uno ha risposto : "lascialo - o sparerò ancora," . Un altro soldato ha aggiunto in arabo: "il ragazzo è moribondo , possa Allah avere misericordia."Alla famiglia è stato chiesto di firmare una dichiarazione in base alla quale si impegnava a non intraprendere nessuna azione legale ,ma hanno rifiutato naturalmente .Il nipote ha prestato servizio nell'IDFe commenta: "Non credo che siano stati i soldati ebrei a sparare, i soldati ebrei non sparano i bambini. Forse sono stati i Drusi "
Najah ora è seduta nella città beduina di Rahat, urla il nome di Mahmoud ,mostra lo zainetto che aveva comprato per il nuovo anno scolastico , i pattini Nike, i jeans ed i t-shirt alla moda. Mahmoud era un allievo eccellente . Era un cittadino israeliano, frequentava la scuola israeliana e parlava correttamente l'ebraico Era già proprietario di una casa che il padre stava costruendo per lui ; proprio in questa abitazione è stata allestita la camera ardente. Dopo la morte del figlio l'anziano padre non mangia più e non parla più . Sulle pareti della nuova casa (che non sarà mai abitata dal giovane proprietario ,)sono appesi i ritratti di Mahmoud e di Sadiq.
8 L'idf conferma: effetto collaterale l'uccisione dei bambini. Smentito l'IDF sulla morte dei 4 fratellini
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