Trappola israeliana: se Abbas negozia, congeliamo colonie. Ma solo il 20%

Un congelamento parziale dell’espansione delle colonie in Cisgiordania se l’AP tornerà al tavolo dei negoziati. Questa la proposta del premier Netanyahu al presidente Abbas. Ma la proposta nasconde l’inganno e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina la rispedisce al mittente.

Lo stop di cui parlano le autorità israeliane sarà parziale e riguarderà solamente gli appalti pubblici, quando la maggior parte delle nuove costruzioni sono appaltate a soggetti privati. La proposta a metà del governo di Tel Aviv è stata formulata mercoledì, dopo l’incontro tra il premier Netanyahu e il ministro degli Esteri colombiano Maria Angela Holguin. La Holguin ha chiesto a Bibi un gesto concreto che potesse riportare al tavolo dei negoziati le due parti.

La risposta di Netanyahu non si è fatta attendere. Ed ecco la mano tesa che aveva promesso il 23 settembre alle Nazioni Unite: congelamento parziale delle colonie in Cisgiordania, soltanto “se Abbas tornerà al tavolo dl negoziato”. Una trappola per il presidente Abu Mazen: i progetti di costruzione di nuove colonie e nuove unità abitative negli insediamenti già esistenti sono all’80% gestiti da società privati. E la promessa di Tel Aviv riguarderebbe solamente quelli sponsorizzati dal governo israeliano.

“Se Abbas fosse serio – ha sottolineato il premier Netanyahu – accetterebbe di riaprire il dialogo”. Che l’Autorità Palestinese e l’OLP non intendono riavviare a simili condizioni: Saeb Erekat, capo negoziatore dell’OLP, ha risposto ieri dicendo che il negoziato può essere riavviato solo con un completo stop dell’espansione delle colonie, comprese quelle che stanno soffocando Gerusalemme Est. “Vogliamo sentire ufficialmente dal governo israeliano che accetta la fine della politica colonizzatrice in terra palestinese, inclusa Gerusalemme, e riconosce i confini del 1967”, ha detto all’AFP Erekat.

Israele ha subito ribattuto (“il negoziato è possibile se l’AP non detta precondizioni”), mentre il primo ministro palestinese Salam Fayyad  si era già detto contrario al riavvio di un dialogo con la controparte israeliana: “Nella nostra attuale situazione non ci sono le condizioni per una riapertura di negoziati che abbiano un senso”.

I negoziati tra Palestina e Israele erano ripresi a settembre 2010, dopo l’annuncio da parte israeliana di congelare temporaneamente l’espansione delle colonie in Cisgiordania. Il mancato rinnovo del congelamento non ha permesso di continuare il processo di pace.

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