Israele: la censura passa anche dai libri dei bambini palestinesi

di Maria Letizia Perugini

A Gerusalemme Est i bambini hanno a disposizione due testi su cui studiare, simili, addirittura quasi uguali a un primo sguardo. In realtà uno è la versione 'rivista e corretta' degli israeliani del testo proposto dall'Autorità palestinese.
Il revisionismo sui libri di testo non è una novità e si verifica ogni volta che i problemi del presente hanno le proprie radici politiche e culturali in un passato non ancora risolto e accettato. Succede nelle nostre società così come nelle società mediorientali. Succede soprattutto tra isrealiani e palestinesi, per i quali il giudizio sul passato è profondamente divergente.
In realtà guardare alle differenze tra i due libri di testo permette di avere una piccola summa dei maggiori elementi di frizione del conflitto isrelo-palestinese.
Nella versione 'rieditata' sono state cancellate tutte le bandiere palestinesi che sventolavano sopra agli edifici, sono stati eliminati tutti i loghi dell'Autorità palestinese e ogni riferimento al diritto al ritorno dei profughi palestinesi.
È stato cancellato un intero capitolo di storia palestinese che raccontava la figura di Yasser Arafat. Ma sono state eliminate anche tutte le statistiche sulla popolazione palestinese e le informazioni sui danni ambientali causati dall'occupazione israeliana in Cisgiordania.

La censura è avvenuta semplicemente cancellando.
Cancellando le bandiere, eliminando interi capitoli o cancellando le singole parole. I libri ora appaiono come dei testi crittografati della CIA.
Sebbene il governo israeliano pretenda che si utilizzino questi testi rivisti, i genitori palestinesi sono andati classe per classe a sostituire i testi israeliani con quelli palestinesi.
Secondo alcuni funzionari nelle scuole di Gerusalemme Est sono ancora molti gli alunni che studiano sulle versioni originali. Ma gli israeliani che finanziano circa 50 scuole pubbliche nei quartieri arabi, e offrono assistenza parziale a a decine di istituzioni private, sostengono di avere il diritto ad assicurare libri di testo accurati, che non incitino alla violenza e rispettino la legittimità di Israele.
La reazione palestinse è stata forte: "Ci stanno testando", ha detto Abdul Karim Lafi che dirige un'associazione di genitori a Gerusalemme Est che sta organizzando un boicotaggio dei libri di testo israeliani: "Se non reagiamo ora cancelleranno il resto del curriculum scolastico palestinese in pochi anni".
Il commento israeliano invece è sorprendente, il processo di revisione sarebbe stato fatto a completo vantaggio dei giovani palestinesi che in questo modo verrebbero messi al riparo da qualsiasi possibile incitamento alla violenza. Non si tratta di raccontare la storia o la politica in modo diverso, ma semplicemente di evitare che le nuove generazioni siano esposte a insegnamenti di intolleranza e odio.
Moshe Marzuk spiega: "Vengono ingannati, vengono insegnate loro delle falsità", parlando dei libri palestinesi e del loro effetto sui bambini. A suo parere questi libri rifiutano di riconosce qualsiasi connessione ebraica con la terra e sottolineano il diritto al ritorno dei palestinesi.
Marzuk è uno dei revisori dei testi, ed ex funzionario dell'intelligence militare, nonché esperto di terrorismo, a dimostrazione di quanto la faccenda sia presa sul serio dallo Stato israeliano.
"Censura? - ha continuato - Al contrario, è un atto umanitario di prevenzione, un atto di autodifesa di un sistema contro l'incitamento alla violenza che prima o poi esploderà".
Le parole di una maestra di Gerusalemme Est riportano un po' più vicini alla realtà, pronunciate da chi conosce il mondo dei bambini e metodi di educazione meno rudi: "I bambini sono curiosi per natura, quindi questo metodo ha come effetto solo la volontà di riempire gli spazi vuoti. In realtà probabilmente ricordano più di quanto avrebbero fatto senza la censura. Semplicemente è un metodo che non funziona".
26 ottobre 2011

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