Sefi Rachlevsky : Il potere dell’alleanza tra Netanyahu e gli estremisti religiosi è un invito ad un cambiamento radicale.

Dopo l’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin, Benjamin Netanyahu affermò che non avrebbe mai potuto immaginare dove avrebbe potuto portare il ciclo dell’istigazione rabbinica, associata alla percezione dell’appoggio politico ed alla demagogia. Sembrerebbe, tuttavia, che Netanyahu abbia tratto da tutto ciò una lezione diametralmente opposta.




I rabbini che sobillano continuano a ricevere decine di migliaia di shekel al mese dal governo israeliano. Lo stesso primo ministro fa discorsi incendiari contro gli “stranieri”. E la percezione del supporto da parte dei politici viene avvalorata dall’introduzione di una serie di disegni di legge razzisti il cui apice è stato raggiunto con la “legge del comitato per la discriminazione”, che minaccia di trasformare un editto rabbinico in una legge dello stato che favorirà la costituzione di aree per “soli ebrei”. 
La “dittatura dei piselli”, secondo il consulente organizzativo Tal Gutfeld, rappresenta una cultura di regia nella quale con lo spargere i piselli al suolo si porta il pubblico e i mezzi di informazione a rincorrere tutto il tempo dei singoli piselli, dimenticando del tutto il contesto globale della situazione. 
Un metodo di questo tipo viene messo in gioco in ogni fase di razzismo. Talvolta l’argomento è dato dagli “arabi”, talaltra dagli “stranieri che vengono dall’Africa” e qualche volta dai “cittadini sleali”. Questo svolge lo stesso ruolo di quello attribuito agli “ebrei”, ai “comunisti”, agli “omosessuali” e agli “zingari”. In effetti, essi rappresentano obiettivi intercambiabili per un conflitto di massa e l’interesse del regime. Il vero soggetto è l’incoraggiamento razzista ed antidemocratico. 
Non è un caso che gli organizzatori che si nascondono dietro alle manifestazioni di Bat Yam, del quartiere Hatikva di Tel Aviv e di Kikar Zion a Gerusalemme, fossero dello stesso tipo. 
Le migliaia di persone che hanno rioccupato queste piazze pubbliche – in quanto i loro rabbini finanziati dallo stato osano promettere una “guerra civile” dall’alto dei cieli – fanno luce su un contesto più ampio. Il bilancio dello stato e il cosiddetto disegno di legge sulle Disponibilità Economiche che lo integra illuminano appieno tale contesto. Il Likud è giunto al potere nel 1977 sulle ali del ribaltamento della “seconda Israele”. Dopo 33 anni di dominio del Likud – con brevi intervalli, principalmente durante il governo di Rabin assassinato – non c’erano più di due Israele. Ora ce ne sono tre. 

La prima Israele è la Israele della gran quantità di dollari. Ricchezze, relazioni e il fior fiore di imprese, come nel caso della Israel Air Force, che non badano a spese per bilanci senza limiti. La seconda Israele, accanto alla prima, è la Israele delle scuole talmudiche e delle colonie. Più di un milione di persone vivono in esse, al di là dei confini dello stato e della necessità di lavoro. La maggior parte dei miliardi sono dispersi, non solo per la mancanza di lavoro, ma anche per il “lavoro didattico”, con il quale si educa con il finanziamento dello stato la maggioranza degli studenti della prima elementare del paese, che vengono definiti come ebrei, nello spirito del rabbino municipale di safed, Shmuel Eliyahu. 
E la terza Israele? Nulla è rimasto per lei. 
La maggior parte degli israeliani vivono nella terza Israele. E’ lì dove ci sono i servizi antincendio fuori controllo e il sistema scolastico non religioso senza un soldo. E’ lì dove potrai trovare dei procuratori di stato che si lamentano, il servizio sanitario in stato di abbandono, gli operatori sociali esauriti: in questa terra lontana un terzo dei lavoratori porta a casa meno di 3.850 Nis al mese. Che vita. Il potere dell’alleanza tra Netanyahu e gli estremisti religiosi è un invito ad un cambiamento radicale. Eppure chiunque solleverà gli occhi dai piselli sparsi sul terreno si renderà conto di poter muovere una foresta più grande di quella di Birnam. L’anno 1948 non è stato solo l’anno in cui venne creato il “Grande Fratello” come uno scenario dell’orrore, ma anche l’anno in cui nacque lo stato. Con la guida di destra, la maggioranza della popolazione che ancora vuole democrazia, una vita normale e una dichiarazione di indipendenza, potrebbe allontanarsi dagli schermi del Grande Fratello e ammettere di meritare di più. Per i cittadini di un paese ricco qual’è Israele, non c’è alcuna ragione di accontentarsi di una avversione reciproca e di piselli. La maggioranza potrebbe sollevarsi contro Dunsinane, il castello del sovrano le cui mani non saranno mai pulite. Ci sono molti che non possono vedere il fuoco dall’interno, ma questo potrebbe essere l’ultima resa dei conti da lasciare alla maggior parte degli israeliani che sono al di fuori del castello di una vita accettabile.
(tradotto da mariano mingarelli

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