Anna Momigliano:Abu Mazen blocca i negoziati con Israele: “E’ colpa delle colonie”
“I negoziati non andranno avanti“. Questa è la ferma risposta di Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese davanti alla decisione israeliana di non proseguire il congelamento delle colonie nei Territori occupati.In poche parole: Israele continuerà a espandere gli insediamenti nei Territori palestinesi, e i palestinesi si rifiutano di parlare con Israele.La decisione israeliana ha creato un forte imbarazzo anche dal punto di vista diplomatico. Condanne sono arrivate dalle Nazioni Unite, dalla Russia, dalla Lega araba e anche dall’Unione europea: “Noto con rimpianto che Israele non si è messa in una posizione di accettare l’estensione dalla moratoria sugli insediamenti, come richiesto dagli Stati Uniti, dall’Unione europea e dal Quartetto” (cioè la “squadra diplomatica formata da Usa, Ue, Onu e Russia che segue i negoziati sul Medio Oriente), è stato il commento di Catherine Ashton, capo della diplomazia europea.Gli Stati Uniti per ora non hanno rilasciato commenti: ma è chiaro chel’amministrazione di Barack Obama è rimasta molto delusa. Lo scorso 2 settembre aveva rilanciato un’iniziativa diplomatica per portare al dialogo israeliani e palestinesi, e aveva fatto non poche pressioni su Israele affinché interrompesse le costruzioni nelle colonie. Il Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton dovrebbe tenere un discorso domani in cui spiegare come intende procedere la Casa Bianca.
2 Via libera alle colonie, l'Anp non cede. Negoziato ad un punto mortoDopo aver definito ieri "in crisi" i colloqui di pace con Israele, il presidente palestinese Mahmoud Abbas alias Abu Mazen oggi ha escluso qualsiasi ripresa dei negoziati fino a quando lo Stato ebraico non avrà detto sì allo stop degli insediamenti."Non accetteremo negoziati finché gli insediamenti proseguiranno", ha tagliato corto il leader dell'Autorita' Nazionale Palestinese, reduce da oltre un'ora di faccia a faccia al Cairo con il presidente egiziano Hosni Mubarak. Abu Mazen ha precisato che con quest'ultimo si è parlato soprattutto di "che cosa succederà adesso" che sembrano definitivamente falliti gli sforzi, anche americani, per convincere gli israeliani a bloccare un'ulteriore espansione dei contestati insediamenti.Tutto in fumo?
Abu Mazen ha lasciato aperto uno spiraglio alla ripresa del dialogo, quando ha dichiarato che intende avere ulteriori consultazioni sia ai vertici dell'Anp sia con gli altri Stati arabi: "Debbono esservi consultazioni trasparenti sulla pace", ha osservato, "e solo dopo prenderemo una decisione".Arrivi
In giornata arriveranno a Washington il premier palestinese Salam Fayyad e il capo-negoziatore, il veterano Saeb Erekat: saranno ricevuti dal segretario di Stato Usa, Hillary Rodham Clinton, che gia' aveva incontrato il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak e l'omologo di Erekat, Isaac Molho. Il capo-negoziatore dell'Anp ha tra l'altro annunciato un imminente colloquio tra Abu Mazen e l'inviato speciale americano per il Medio Oriente, George MitchellUSA sempre vicini a Israele
Per finanziare il sistema di difesa antimissile israeliano Iron Dome (Cupola d'acciaio) gli Stati Uniti hanno intanto stanziato aiuti per 205 milioni di dollari. La decisione è passata alla Camera dei Rappresentanti con 212 voti a favore e 206 contrari. "Era una priorità del Congresso e del presidente Obama ed e' il primo finanziamento di questo genere per questo importante sistema di difesa - ha commentato il democratico Steve Rothman, citato dal quotidiano israeliano 'Ha'aretz' - Questi aiuti inviano un segnale forte, sia ai nostri nemici che ai nostri alleati". "Si tratta solo dell'ultimo esempio - ha proseguito - del fatto che sul fronte della difesa, della cooperazione militare e a livello d'intelligence, le relazioni tra Stati Uniti e Israele non sono mai state tanto forti".
Il sofisticato sistema Iron Dome, concepito per intercettare razzi a corto e medio raggio, serve a Israele come deterrente contro le minacce rappresentante dal movimento sciita libanese Hezbollah e dal gruppo di resistenza islamico Hamas nella Striscia di Gaza. I 205 milioni di dollari concessi dagli Usa serviranno allo Stato ebraico per acquistare le batterie necessarie per il funzionamento del sistema di difesa. Ad oggi Israele ne possiede due, mentre per proteggere il Negev e la Galilea da attacchi di razzi a corto e medio raggio ne servirebbero una ventina.Via Libera Alle Colonie, L'anp Non Cede. Negoziato Ad Un Punto Morto
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