Thilo Sarrazin, Germania spaccata in due


Non si tratta di una riedizione del Muro di Berlino, quanto piuttosto all’acceso dibattito che si è scatenato intorno ai contenuti del libro da poco uscito nelle librerie di Theo Sarrazin, “La Germania si distrugge da sè” nel quale il consigliere della Burderbank, nonchè membro dellaSPD, punta l’indice contro l’immigrazione musulmana in Germania quale determinante del futuro declino della Germania e dell’identità tedesca.
Se da un lato il giudizio del mondo politico è stato praticamente unanime nel condannare le sue tesi, tant’è che è in atto il tentativo di allontanarlo dalla Banca nazionale tedesca e di espellerlo dal partito, dall’altra il libro è andato a ruba e l’editore ha dovuto aumentare la tiratura iniziale di
250.000 copie.Tuttavia c’è anche chi si chiede se, averne fatto una vittima, non abbia contribuito a aumentare invece il suo consenso tra una grossa fetta dell’opinione pubblica, che non manca di mostrargli la propria solidarietà, attraverso strette di mano e offerte di sostegno. Ilfenomeno è stato addirittura esponenziale sul web.Il giornale tedesco Der Spiegel ha dedicato una sezione speciale ai vari aspetti del dibattito in corso e alle dichiarazioni politiche conseguenti.
Volevo soffermarmi in questo articolo alle
confutazioni empirico-scientifiche delle principali tesi di Sarrazin perchè sostanzialmente riflettono preconcetti, giustificati da una supposta scientificità, che ritroviamo sempre più frequentemente anche nei dibattiti che hanno luogo in Italia e che hanno per tema l’immigrazione.Intanto il libro che utilizza un diluvio di numeri, tabelle e statistiche, con ardore scolastico, è altamente contestabile in molti casi. Esso contiene conclusioni sbagliate e le ipotesi erronee, affermazioni non provate e correlazioni fasulle.
Sarrazin, ad esempio, scrive che i tedeschi autoctoni saranno
20 milioni nel 2100. Eppure i demografi stimano che saranno 46 milioni.
Ancora più discutibile è il modello di calcolo con cui egli cerca di dimostrare la sua teoria che la Germania è inesorabilmente sulla strada per diventare un paese dominato da immigrati stranieri. Paventa ai suoi lettori, che tra 120 anni, i migranti dall’Africa e dal Medio Oriente costituiranno più del 70% della popolazione. Si basa su ipotesi che sono già state ampiamente superate. Ad esempio, il tasso di natalità delle donne immigrate è nettamente inferiore a quello che lui assume e la stima di un’aumento annuale di 100.000 persone di nuova immigrazione provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, non è un calcolo che può avere valore su un lungo periodo di tempo. Dal 2006, ad esempio, sono stati di più i turchi che hanno lasciato la Germania piuttosto che quelli che sono arrivati. Solo nel 2008, la differenza è stata di 8.000 in meno.Anche la conclusione di Sarrazin secondo cui l’immigrazione di lavoratori stranieri nel biennio 1960/1970 è stato “un errore madornale” non è meno assurda. Non solo contraddice gli studi sull’argomento, ma sfida anche il buon senso. Gli immigrati di quel periodo erano quelli che lavoravano nelle fabbriche e nei cantieri tedeschi, e non si aggiungevano di certo alla schiera dei disoccupati e dei beneficiari di prestazioni sociali. Lavoravano, pagato le tasse e i contributi previdenziali.Saltare a delle conclusioni in base a relazioni statistiche è una delle grandi debolezze di Sarrazin. Ad esempio, egli conclude che, poiché gli immigrati sono meno intelligenti dei tedeschi, in genere non sono così istruiti come i tedeschi. Però si contraddice in altre parti del libro come quando evidenzia che i test scolastici sono stati peggiori a Berlino che nello stato sud-occidentale del Baden-Württemberg, dove però vi sono più figli di immigrati.Sarrazin cita spesso l’esempio della criminalità tra gli stranieri. Egli sostiene che il 20% di tutti i crimini violenti commessi a Berlino avviene per mano di adolescenti arabi e turchi,ma non vi è alcuna evidenza empirica a sostegno della sua tesi. Naika Foroutan, uno scienziato politico della Humboldt University di Berlino, che ha studiato la popolazione musulmana per anni, ha contattato l’ufficio del capo della polizia di Berlino per verificare la tesi di Sarrazin e ha scoperto che è del tutto errata. Per i 18.899 crimini violenti commessi a Berlino nel 2009 – tra cui rapine, stupri, aggressioni e omicidi. – secondo le statistiche, i turchi e gli arabi indagati rappresentano 8.7%. Se si considerano anche tutti quegli indagati la cui origine etnica è sconosciuta non si arriva al 13,3%. Naturalmente, se consideriamo i giovani criminali turchi e arabi, la percentuale è ancora inferioreUna delle ipotesi di Sarrazin è che i turchi rappresentano una quota sempre maggiore della popolazione tedesca. Egli scrive: “E ‘vero che vi è un calo del tasso di natalità tra le seconde generazioni nelle donne tedesche di origine turca. Tuttavia, l’immigrazione dall’estero assicura che la costante tendenza verso tassi di natalità più elevati”.
Egli afferma nel suo libro che è interessato a “
essere preciso e fare chiarezza” ma in molte parti del libro è tutt’altro che preciso e chiaro. Ad esempio, Sarrazin individua nel comportamento coniugale “un indicatore di volontà di integrazione”. E afferma che le cose non vanno affatto bene in questo senso perchè solo il 3% di giovani uomini e l’8% delle giovani donne di immigrazione turca sposano un partner tedesco, contro il 67% dei tedeschi etnici provenienti dalla Russia. Però si dimentica di dire che questi dati per gli immigrati turchi valgono solo per la prima generazione. Secondo l’Istituto tedesco di ricerca economica, 8.9 %degli uomini di seconda generazione con origini turche sposano donne tedesche, e la percentuale aumenta nelle generazioni future.Per suscitare ansia verso gli immigrati musulmani, Sarrazin prende in considerazione nel suo libro anche le malattie congenite. Egli scrive che interi clan hanno una lunga tradizione di consanguineità e quindi un altrettanto elevato tasso di disabilità, ma che questo dato venga taciuto. Avanza inoltre l’ipotesi che i fattori genetici possano essere causa di molti fallimenti del sistema scolastico. In realtà, il fenomeno è comunemente conosciuto nel campo della genetica umana ed è stato oggetto di ampi dibattiti, per esempio, in occasione della pubblicazione di un rapporto Robert Koch Institute nel 2008 , intitolato “Migrazione e salute”.I geni ebraici. Il tentativo di Sarrazin di citare questi casi come esempi di “fattori ereditari”, che diminuirebbero le chance tra gli studenti di origine etnica turca è bizzarro. “E ‘una sciocchezza”, afferma Bernhard Hortshemke dell’Istituto di genetica umana presso l’Ospedale dell’Università di Essen “Non si possono usare le malattie rare ereditarie per trarre conclusioni sull’intelligenza di un intero gruppo”.Queste affermazioni sono scientificamente insostenibili, perché il corredo genetico di tutti gli esseri umani si basa su una popolazione iniziale di circa 10.000 individui. “Tutti i geni umani esistevano già in questa popolazione, e questi geni sono presenti in tutti i gruppi etnici di oggi”, ha dichiarato Diethard Tautz, presidente della Federazione tedesca Life Sciences Association (VBIO).
“Per questo motivo, tutti gli esseri umani condividono i geni – probabilmente centinaia, se non migliaia – che sono responsabili di capacità cognitive. Questo è il motivo per cui si può presumere” ha dichiarato
Tautz, “che ogni gruppo etnico ha fondamentalmente lo stesso potenziale genetico per l’intelligenza.” La valutazione dell’intelligenza che Sarrazin fa in base alle differenze genetiche tra i gruppi etnici non è corretta, come non lo è la sua affermazione che “dal 50 al 80% della intelligenza umana è data da un fattore ereditario”, sugger
illusorio credere che la stimolazione intellettuale può modificare in maniera significativa le capacità cognitive.
Ma questa affermazione non ha alcun senso scientifico, perché le conclusioni sulla eredità non riguardano l’intelligenza di un individuo, ma la differenze di intelligenza tra individui. Quando sono stati testati bambini che appartengono a ceti socioeconomici più elevati si è scoperto che i geni sono responsabili per circa il 50 % delle differenze di intelligenza. La situazione cambia notevolmente quando gli stessi test vengono effettuati su bambini che appartengono ai ceti socioeconomici più bassi: le differenze intellettive sono quasi completamente attribuibili ai fattori socio-economici, considerando che non esiste praticamente nessun effetto misurabile geneticamente. Questa scoperta, che Sarrazin trascura di menzionare, dimostra che il potenziale genetico è azzerato da condizioni familiari, dettate dalla povertà e dallo stress. In altre parole, i bambini più deboli non sono non sono nati stupidi ma, in realtà, sono quelli che avrebbero da guadagnare di più dai programmi di sostegno.
Klaus Bade, un esperto tedesco in materia di studi sulle migrazioni, in realtà dipinge un quadro piuttosto ottimistico della situazione complessiva. Il processo di integrazione “non è affatto fallito” dichiara. “Una analisi razionale ci mostra che la situazione è decisamente migliore rispetto alla sua rappresentazione nel dibattito pubblico”.In estrema sintesi, il libro di Sarrazin è poco convincente, eppure è riuscito a convincere molte persone. E questo oggi in Germania rappresenta un problema.

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