Cisgiordania, da nord a sud i coloni tornano a costruire


avevano promesso. Anzi: minacciato. «La nostra risposta agli attacchi palestinesi sarà riprendere a costruire dalle sei di mercoledì mattina». L’hanno fatto per davvero. Il congelamento delle nuove costruzioni in Cisgiordania non è più valido. I coloni ebrei hanno ripreso il cemento e la cazzuola, la carriola e le pale e hanno inizia a costruire. Non grandi edifici. Ma piccole cose. Per ora. Più del gesto conta l’intenzione. E il messaggio che viene lanciato a Washington.L’unica cosa diversa da quello che avevano paventato ieri è stato il momento. Le prime operazioni sono iniziate alle sei del pomeriggio. Dodici ore dopo l’orario stabilito. Ventiquattro dopo il blitz terroristico. La prima pietra è stata posata nella Hill 16, a due passi da Kiryat Arba. A una manciata di metri dalla strada dove sono stati crivellati di colpi quattro coloni. A pochi chilometri da Hebron. E un po’ più lontano dall’incrocio stradale nel quale s’è registrato un altro attacco armato contro gli ebrei (solo due feriti, stavolta).C’erano proprio tutti. I rabbini, i leader politici, le famiglie, i piccoli. E, ovviamente, loro: le telecamere e le macchine fotografiche. A testimoniare un gesto che è anche un affronto al parlamento israeliano. Il loro parlamento. Il rabbino Dov Lior ha preso una pala in mano e ha iniziato a buttare l’impasto di cemento ancora liquido laddove non si doveva – e poteva – costruire. Attorno a lui, scrive l’edizione online Ynet, circa duecento persone«Hanno portato un serbatoio pieno d’acqua, gli attrezzi del mestiere e si sono messi a costruire», hanno raccontato gli abitanti palestinesi delle case vicine. Spaventati di vedersi sottrarre le loro terre. Atta Abu Jabr ha tentato anche di allontanarli dalla sua terra. «Ma i soldati israeliani mi hanno consigliato di chiudermi in casa e tenere la luce spenta», ha raccontato l’uomo spaventato ai cronisti.Non che nel resto della Cisgiordania gli altri coloni siano rimasti fermi. Nell’insediamento di Adam, nel nord-est di Gerusalemme, in pieno territorio palestinese, alcuni ebrei hanno posato la prima pietra di un nuovo centro comunitario. Più a nord, nei pressi di Kedumim, un trattore ha preparato il terreno per la costruzione di un nuovo asilo.A migliaia di chilometri di distanza, tra gli sfarzi di Washington, il premier Bibi Netanyahu e il leader palestinese Abu Mazen avranno un problema in più da risolvere. Se mai avranno la voglia, la forza e il coraggio di mettere mano, una volta per tutte al pasticcio mediorientale.Leonard BerberiCisgiordania, da nord a sud i coloni tornano a costruire

I settler, la violenza, l'impunità, il fondamentalismo e il terrorismo israeliano



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