DA GERUSALEMME ALLA CISGIORDANIA, I NUMERI DELL’OCCUPAZIONE



Secondo il rapportoBy Hook and By Crook: Israel’s Settlement Policy in the West Bank”, diffuso oggi dalla ong israeliana B’Tselem, gli insediamenti ebraici (illegali in base alle norme del diritto internazionale) occupano già oggi il 42 per cento della Cisgiordania.
E la quota di Palestina in mano ai settler è destinata ad aumentare sensibilmente nei prossimi mesi, in virtù della scadenza della moratoria di dieci mesi imposta dal governo di Tel Aviv sotto la pressione della comunità internazionale, fissata per settembre.
Ieri il quotidiano Ha’aretz ha reso noto che i coloni (500mila persone comprendendo anche quelli di Geruslamme Est) avrebbero intenzione di costruire nei prossimi mesi circa 2.700 nuove unità abitative. Le nuove costruzioni sarebbero distribuite tra le 121 colonie e i circa cento “avamposti” (insediamenti illegali anche secondo lo Stato ebraico) attualmente esistenti.Le probabilità che il piano dei coloni diventi realtà sono alte, visto il sostegno su cui possono contare tra le fila dell’attuale governo ultra-conservatore e tenuta presente anche la lunga esperienza accumulata in materia. Uno degli aspetti messi in luce dal rapporto di B’Tselem, infatti, sono proprio “i meccanismi utilizzati per acquistare il controllo di territori in Cisgiordania”. L’inchiesta dell’ong - che si basa anche su documenti ufficiali, comprese mappe dell’esercito e dell’Amministrazione civile – sottolinea che l’attività dei coloni “è stata caratterizzata, sin dallì’origine, da un approccio strumentale, cinico e anche criminale al diritto internazionale, alle leggi nazionale e agli ordini dell’esercito israeliano” e che ciò “ha consentito la continua appropriazione di terre dei palestinesi Falsi miti Il rapporto aiuta anche ad abbattere alcuni dei miti costruiti negli ultimi anni dai coloni, a partire da quello secondo cui la costruzione di un numero sempre maggiore di insediamenti sarebbe dettato dalla necessità di soddisfare il naturale tasso di crescita della sua popolazione.
In realtà, e specie nell’ultimo quinquennio, Tel Aviv si è impegnato attivamente per promuovere l’emigrazione della propria popolazione da Israele alle colonie, attraverso tutta una serie di “benefit e incentivi, che comprendono l’alloggio, l’educaziuone dei figli, i trasporti e le tasse. Grazie al sostegno governativo, dal 2004 a oggi (in una fase in cui lo Stato ebraico si era impegnato a “congelare” le colonie nel rispetto di quanto previsto dalla Road Map internazionale) il numero di israeliani che vivono all’interno dei Territori palestinesi occupati è cresciuta del 28 per cento, senza contare Gerusalemme Est. Secondo B’Tselem, la politica di colonizzazione condotta finora ha finito per danneggiare pesantemente, oltre che i palestinesi – anche gli stessi israeliani.“I massicci cambiamenti geografici e spaziali arrecati al territorio della Cisgiordania – si legge nel rapporto - hanno minato i negoziati che Israele ha condotto per 18 anni con i palestinesi e violato i gli obblighi internazionali”.
Al tempo stesso, “l’impresa delle colonie, essendo basata sulla discriminazione nei confronti dei palestinesi che vivono in Cisgiordania, ha anche indebolito i pilastri dello Stato di Israele in quanto paese democratico e ha danneggiato la sua immagine internazionale”.
Il rapporto di B’Tselem in inglese, in formato pdf

2 Un terzo degli insediamenti israeliani è costruito su terreni di palestinesi


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