Marwan Bishara Le forze religiose israeliane in marcia


Le forze religiose israeliane in marciaMentre il processo di pace israelo-palestinese non fa reali passi avanti, il sionismo religioso sta marciando in direzione della leadership dell’esercito israeliano, rendendo una pace già di per sé improbabile una missione impossibilee, come previsto, il numero dei sionisti religiosi continuerà a crescere allo stesso ritmo, nessun futuro leader israeliano sarà in grado di evacuare gli insediamenti ebraici nel quadro di un accordo di pace.La radicalizzazione della società e della politica israeliana è evidente non solo nel governo più di destra mai emerso nella storia del paese, ma anche nella composizione del suo esercito di professionisti. Le recenti rivelazioni dei mass media israeliani mostrano come l’esercito israeliano, un tempo bastione del “sionismo laico”, stia lentamente ma inesorabilmente cadendo sotto l’influenza del sionismo religioso estremo che conferisce un ruolo più ampio ai capi rabbinici radicali. Il numero esorbitante di religioso-nazionalisti nelle unità di elite e nel corpo ufficiali sta trasformando la forza militare israeliana e il suo rapporto con l’occupazione e gli insediamenti illegali.Un drammatico aumento Nel 1990, un anno prima dell’inizio del processo di pace tra Israele e i suoi vicini, il 2% dei cadetti iscritti al corso militare per il corpo di fanteria erano religiosi. Nel frattempo, questo dato è salito alle stelle, fino a raggiungere il 30% nel 2007.Inoltre, secondo il quotidiano israeliano Haaretz:“è così che la generazione intermedia degli ufficiali delle truppe da combattimento appare oggi: sei su sette tenenti colonnelli della Brigata Golani sono religiosi e, a partire dall’estate, anche il comandante di brigata lo sarà. Nella Brigata Kfir, tre su sette tenenti colonnelli indossano la kippah, e nella Brigata Givati e tra i paracadutisti, sono due su sei. In alcune brigate di fanteria, il numero di comandanti di compagnia religiosi supera il 50% – oltre tre volte la percentuale della comunità nazionale religiosa all’interno della popolazione nel suo complesso”.Cosa ancora peggiore, secondo l’organizzazione israeliana Peace Now, il numero dei nazionalisti religiosi continua a crescere ad un ritmo preoccupante.Le sue fonti stimano che “più del 50% delle unità da combattimento ora provengono dal settore religioso-nazionalista della società israeliana”.Il Professor Stuart Cohen della Bar Ilan University ha stimato che nel corso della seconda intifada (2000-2002) il numero complessivo di soldati sionisti religiosi – come vengono definiti coloro che indossano berretti lavorati a maglia o kippah – nelle unità di fanteria era approssimativamente il doppio del loro numero nella popolazione ebraica maschile nel suo complesso.Molti di questi soldati vivono negli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania. Alcuni vivono nei cosidetti “avamposti illegali”, che il Quartetto internazionale (USA, ONU, UE e Russia) insiste a smantellare, e che Israele stesso considera “illegittimi” anche secondo i propri standard.
Nonostante l’impegno di Israele, nel quadro della Roadmap del 2003, ad evacuare decine di questi avamposti, essi continuano ad esistere e sono addirittura in espansione.

Un’autorità superiore
Chiaramente, non ci si può aspettare che coloro che vivono negli insediamenti contribuiscano all’evacuazione delle loro case, se mai dovesse giungere questo momento. Ed essi ci tengono a farlo sapereRecentemente, mentre sfilavano a Gerusalemme per celebrare la fine del loro addestramento, alcuni soldati della brigata di fanteria hanno sventolato dei cartelli con lo slogan “non ci siamo arruolati per evacuare degli ebrei”.Alcuni rabbini hanno emesso editti religiosi contro tali evacuazioni.La maggior parte di questi coloni sionisti religiosi considerano il fatto di insediarsi nei territori occupati della Cisgiordania (che vengono definiti con i loro nomi biblici di Giudea e Samaria) o sull’intera “terra di Israele”, la quale comprende i territori occupati nel 1967, come un dovere religioso.Benché l’ex primo ministro israeliano Ariel Sharon sia riuscito ad evacuare gli insediamenti marginali di Gaza nel 2005, ci sono dei dubbi sul fatto che l’evacuazione delle decine di piccoli insediamenti sparsi nella Cisgiordania sia possibile.Il gruppo nazionalista-religioso sta mettendo in chiaro che la “parola di Dio”, come la definiscono loro, ha la precedenza sulla leadership laica.A quanto si dice, i vertici militari temono un simile scenario.
Soldati e coloni
Ultimamente ci sono state delle segnalazioni riguardo a tensioni tra l’esercito israeliano e alcuni dei coloni più violenti, durante dei tentativi da parte dell’esercito di reprimere alcune loro provocazioni più estreme.In generale, tuttavia, l’esercito è stato il migliore amico e il difensore dei coloni nei territori occupati.E sebbene la violenza e gli atti di vandalismo da parte dei coloni contro vicine città e villaggi palestinesi aumentino, l’esercito israeliano di occupazione è stato per lo meno complice delle molestie inflitte quotidianamente ai residenti e agli agricoltori palestinesi.
Molti coloni-soldato si dispiegano attorno ai loro insediamenti, e viene loro permesso di servire nei checkpoint. Essi molestano e umiliano i palestinesi ai posti di blocco, e trasformano così l’esercito del paese in milizie private.Nel frattempo, i palestinesi si trovano ostaggio di un governo israeliano che non ha né la volontà né – sempre di più – la capacità di affrontare la questione degli insediamenti (il vero motore che innesca la violenza e decreta la fine della soluzione dei due stati).Essi finiranno per marciare in una guerra religiosa distruttiva, che sarà molto più difficile da contenere sia all’interno che all’esterno della “Terra Santa”.
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