Piano Bustan per l'espulsione dei palestinesi da Gerusalemme
Una silenziosa rivoluzione per tenere i palestinesi fuori da Gerusalemme”
Sfratti e piani urbanistici stanno esaurendo le prospettive per una soluzione di pace a due stati
di Rory McCarthy
Nella brochure distribuita la settimana scorsa dall’ufficio del sindaco di Gerusalemme, c’erano degli schizzi accattivanti che illustravano un piano di sviluppo urbano che trasformerebbe una zona povera e sovraffollata in un parco, con ruscelli, ristoranti ed alberghi. Si faceva riferimento alla volontà di far rivivere nell’area la “gloria di una volta” e rifarne “una isola di verde” appena fuori le mura cittadine. E’ vero che alcune abitazioni avverrebbero dovuto essere abbattute ma erano state costruite illegalmente e comunque il piano doveva costituire un progresso sia per i residenti che per la città. Così si è espresso il sindaco Nir Barkat. Però Gerusalemme non è una città qualsiasi: si trova al cuore del conflitto tra Israele e i palestinesi, e progetti di questo genere sono politici e spesso imprevedibili. L’area in questione è Bustan, parte di Silwan nella Gerusalemme Est, casa di palestinesi, e sempre di più, di coloni ben finanziati ed armati. La maggior parte del mondo, inclusa la Gran Bretagna, non riconosce la sovranità israeliana sulla parte orientale della città, la parte che fu catturata nel 1967, occupata e poi annessa. Barkat è un sindaco laico con delle opinioni fortemente di destra. Quando gli fu chiesto dei palestinesi di Bustan, intervenne per dire che erano “residenti arabi”. Egli sottolineò il fatto che le 88 case palestinesi a Bustan furono costruite senza permesso edilizio e che una città come New York, per esempio, non avrebbe mai permesso la costruzione di case abusive nel Central Park. Ma la pianificazione qui è uno strumento di politica, una politica per cui Israele mantiene una maggioranza demografica ebraica a Gerusalemme e cerca di esercitare il pieno controllo sulla città che considera la sua eterna ed unita capitale. Pochi palestinesi riescono ad ottenere il permesso edilizio, ma la maggior parte vanno avanti e costruiscono a prescindere. Solo il 13% di Gerusalemme Est è regolarmente assegnata a costruzioni per palestinesi, secondo fonti ONU. Anche se molta attenzione è stata rivolta ai contenziosi sugli insediamenti nella West Bank occupata, è proprio a Gerusalemme che il contesa principale avviene. Il governo di destra insiste che una Gerusalemme unita e pienamente sovrana è un pilastro dello stato ebraico. Ma i palestinesi dicono che senza Gerusalemme Est, quale capitale di uno stato palestinese, non può esserci un accordo fattibile per una pace a due stati.Il piano Bustan - per il momento sospeso in quanto Israele è conscia delle critiche internazionali - è uno dei tanti possibili cambiamenti in atto. A Sheikh Jarrah, anche esso ad Est, i profughi palestinesi sono stati sfrattati dalle loro case e i coloni vi sono entrati. Un numero crescente di palestinesi stanno perdendo permessi di residenza israeliani senza i quali non possano vivere nella città. Nuovi timbri di passaporto emessi da Israele sul confine giordano impediscono ad alcuni visitatori - la più parte palestinesi espatriati - dall’entrare Gerusalemme. Il quadro visto nell’insieme, rappresenta un significativo se pur silenzioso cambiamento in atto sul terreno. I diplomatici europei sono così preoccupati che nei loro rapporti interni fuoriusciti alla stampa, avvisano che tutto ciò sta rendendo sempre più remota la possibilità reale di un accordo di pace basato sul principio di due stati. Piano Bustan per l'espulsione dei palestinesi da Gerusalemme
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