DOPO ‘PIOMBO FUSO’: BAMBINI CONTAMINATI DA RESIDUATI BELLICI ISRAELIANI


Un’alta concentrazione di metalli tossici è stata riscontrata nei capelli di molti dei bambini palestinesi che vivono in aree della Striscia di Gaza colpite dai bombardamenti israeliani durante l’offensiva militare ‘Piombo fuso’: a denunciarlo è il New Weapons Research Group (Nwrg), una commissione indipendente di scienziati ed esperti che studia l’impiego delle armi non convenzionali e le loro conseguenze sui residenti delle aree in cui vengono utilizzate. I risultati delle indagini, condotte nelle tre località di Beit Hanun, Gaza-Zeitun e Beith Lalya, su bambini al di sotto dei 10 anni e donne, alcune delle quali incinte, hanno stabilito che la distribuzione dei contaminanti metallici nei capelli degli abitanti di queste zone è più elevata rispetto alla media, in circa 60 casi su 100 di oltre il doppio; un fatto che “può provocare nel tempo danni alla crescita ed alla salute” denunciano gli esperti, secondo cui in diversi campioni sono stati individuati metalli cancerogeni o tossici, come cromo, cadmio, cobalto, tungsteno e uranio. “A questo – dice alla MISNA la dottoressa Paola Manduca, genetista e membro dell’Nwrg – si aggiunge il fatto che l’embargo imposto alla popolazione civile di Gaza non consente di sottrarsi alla contaminazione. Gli abitanti, allo stato attuale, non possono disfarsi dei rifiuti e dei detriti che pure contengono un’alta concentrazione di sostanze velenose, né possono ricostruire le strutture e arginare in tal modo il contagio da materiali tossici”. La ricerca fa seguito a un altro studio pubblicato nel Dicembre 2009, con il quale si individuava la presenza di metalli tossici nelle aree circostanti ai crateri lasciati dai bombardamenti dell’aviazione israeliana durante l’offensiva ‘Piombo fuso’ tra il Dicembre 2008 e il Gennaio 2009. “Quelle analisi – sottolinea la Manduca - rilevavano concentrazioni anomale di metalli tossici e indicavano una contaminazione del suolo che, associata alle precarie condizioni di vita, espone la popolazione al rischio di venire in contatto con sostanze velenose per via cutanea, respiratoria e attraverso gli alimenti”. Copie del rapporto del Nrwg sono state inoltrate all’alto Commissario Onu per i diritti umani, Navathem Pillay e all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).[AdL]
http://www.misna.org/news.asp?a=1&IDLingua=2&id=268583
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