Avraham Burg " Ostaggio degli oltranzisti sta morendo l’anima della mia Gerusalemme"

Una denuncia che è anche una dichiarazione d’amore per una Città violata. La «sua» città: Gerusalemme. «Guardo con angoscia e sgomento a ciò che Gerusalemme è diventata: la capitale del fanatismo, di un oltranzismo zelota che ha cambiato i connotati della città. Gerusalemme è oggi una città triste che appartiene sempre più ai coloni e agli ultraortodossi». A denunciarlo è Avraham Burg, presidente della Knesset dal 1999 al 2003, già a capo dell’Agenzia ebraica mondiale. Nel 2007 ha pubblicato “Sconfiggere Hitler” (uscito in italiano presso Neri Pozza). Il libro avviauna critica radicale ai fondamenti attuali dello Stato di Israele, alla sua identità collettiva definita, sostiene Burg, quasi esclusivamente in rapporto all’Olocausto. Naturalmente ha causato violente polemiche in Israele ma è anche stato un best seller, ed è stato tradotto in tutto il mondo. Cosa è oggi Gerusalemme? Una città che divide, che emargina, che espelle....». Gerusalemme capitale eterna del popolo ebraico... «Ma lo spirito di quel popolo, a cui appartengo, è violentato da ciò che coloni e ultraortodossi hanno fatto e stanno facendo di Gerusalemme. L’anima di Gerusalemme sta morendo ogni giorno davanti ai nostri occhi. Una volta la giustizia abitava qui. Ora è stata calpestata da coloro che hanno assassinato l’anima di unanazione. Sì, Gerusalemme è stata la capitale del popolo ebraico. Lo è stata nello spirito, prim’ancora che fisicamente: lo spirito di un popolo che aveva giurato che non avrebbe mai fatto ad altri ciò che aveva dovuto subire. Ora le cose non stanno più così. E Gerusalemme incarna un mutamento inquietante. La Gerusalemme ostaggio degli ultraortodossi non mi appartiene, non la sento più mia. Non sento mia una città che assiste ogni giorno al triste, tragico spettacolo di intere famiglie palestinesi costrette a lasciare le loro case. È un silenzioso esodo di massa che dovrebbe indignare e che invece viene accolto con soddisfazione dai tenaci sostenitore della Grande Gerusalemme ebraica. Ma l’esodo forzato non riguarda più solo i palestinesi...». E chi altro? «Penso agli israeliani laici, di sinistra che hanno deciso di lasciare Gerusalemme per l’atmosfera irrespirabile che la pervade.Nonsono più solo i ricchi a lasciare Gerusalemme. Ora se ne stanno andando anche i moderati, e tutti coloro che non ce la fanno più a “respirare” un’atmosfera cupa, claustrofobica, provocata da chi sta trasformando Gerusalemme in una nuova Teheran... La speranza che resta è in quanti hanno deciso di resistere e di non chiudere gli occhi o restare in silenzio di fronte allo scempio di legalità fatta da coloro che si credono, che si sentono i padroni di Gerusalemme. Mi riferisco ai giovani che si oppongono alla demolizione di case palestinesi e che per questo vengono picchiati da una polizia che si dimostra invece molto compiacente quando siha a che fare conipogrom compiuti dai coloni estremisti nei villaggi palestinesi a ridosso di Gerusalemme. Se Gerusalemme avràun futuro è grazie a questi eroi di pace, non certo per il sindaco Barkat e primoministro Netanyahu. Oggi l’umanesimo di Jerusalaim rivive nella protestanon violenta condotta a Gerusalemme Est da giovani israeliani e palestinesi. In mancanza di una leadership di Stato, questi nostri figli hanno deciso di far da sé, di scrollarsi di dosso l’indifferenza. Sono loro la nostra “Onda Verde”. Sono loro a incarnare lo spirito israeliano di giustizia che viene cancellato da politici irresponsabili. Governanti senza morale e senza neanche il coraggio di dire la verità alla gente...». Quale sarebbe questa verità scomoda? «Cari concittadini,nonè possibile tenersi tutto quanto senza pagare un prezzo. Non possiamo tenere una maggioranza palestinese sotto lo stivale israeliano, e al tempo stesso pensare di essere l’unica democrazia del Medio Oriente. Non può esservi democrazia senza uguali diritti per tutti coloro che vivono qui, gli arabi come gli ebrei. Non possiamo tenerci i territori e conservare una maggioranza ebraica nell’unico Stato ebraico al mondo: non con mezzi umani, morali ed ebraici. Volete la Grande Israele? Non c’è problema: basta abbandonare la democrazia. Creiamo nel nostro Paese un efficiente sistema di separazione razziale, con campi di prigionia e villaggi di detenzione. Il ghetto di Qalqilya e il gulag di Jenin. Volete una maggioranza ebraica? Non c’è problema: o mettete gli arabi su autovetture, autobus, cammelli e asini e li espellete in massa, oppure ci separiamo da loro inmodoassoluto, senza trucchi e senza inganni. Una via di mezzo non c’è. Dobbiamo smantellare tutti - tutti - gli insediamenti e tracciareunconfine internazionalmentericonosciuto fra il focolare nazionale ebraico e il focolare nazionale palestinese...». Un linguaggio della verità pesante, molto pesante.... «Ma incommensurabilmente più etico delle falsità somministrate a grandi dosi ogni giorno... Volete la democrazia? Nonc’è problema: o abbandonate la Grande Israele fino all’ultimo insediamento e avamposto, oppure date pieno diritto di cittadinanza e di voto a tutti, arabi compresi. Naturalmente il risultato sarà che quelli che non volevano uno Stato palestinese accanto al nostro ne avrannouno proprio in mezzo a noi, attraverso le urne. Ecco quel che dovrebbe dire un primo ministro onesto al suo popolo... Dovrebbe dire: il tempodelle illusioni è finito, ed è giunto quello delle decisioni. E che la pace non potrà essere a costo zero per Israele. Francamente mi è davvero difficile immaginare Netanyahu, a cui è stata strappata a denti stretti l’accettazione del principio dei due Stati, stringere la mano sul prato della Casa Bianca ad Abu Mazen, magari circondato dai rappresentanti di Hamas reduci da un ennesimo attentato. È difficile credere che dal gioco di veti incrociati e richiami a un passato che risale a oltre 3.000 anni fa, possano emergere quella flessibilità, audacia e lungimiranza necessarie per avviare un negoziato. Resta la speranza in quei giovani che continuano a lottare a Gerusalemme Est: un raggio di luce in un mare di ombre... ». L’ultima domanda ci riporta ad un concetto contenuto nel suo libro “Sconfiggere Hitler”che ha scatenato una bufera di polemiche dentro e fuori Israele. Lo riprende con un interrogativo: Lei accetta ancora l’idea di uno Stato ebraico? «Non può funzionare. Definire Israele uno Stato ebraico è la chiave per la sua fine. Uno Stato ebraico è esplosivo, è un esplosivo» L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli di oggi


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