DAI CHECKPOINT AL “MURO”, PAGANO SOPRATTUTTO LE DONNE
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Pesa soprattutto sulle donne palestinesi la difficile realtà della vita in Cisgiordania, resa ancor più dura dall’aumento progressivo di barriere, posti di blocco e dal “Muro di separazione” che taglia la regione: a denunciare la condizione delle donne nei Territori palestinesi occupati (Tpo) è il rapporto “Checkpoints and barriers: searching for livehoods in the West Bank and Gaza gender dimension of economic collapse”, pubblicato dalla Banca mondiale. Il documento, di circa 110 pagine, analizza l’impatto delle centinaia di checkpoint e del “Muro di separazione” voluto dalle autorità israeliane sulle vite delle donne palestinesi, dal punto di vista sociale ed economico. Nello studio si evidenzia come, tra il 2000 e il 2007, la popolazione femminile abbia dovuto fare rinunce e imparare a destreggiarsi tra mille difficoltà. “Molte donne hanno dovuto abbandonare il lavoro, a causa dell’impossibilità di gestire la famiglia e recarsi ogni giorno in ufficio, ritardando ore ai posti di blocco e senza la certezza di poter passare da una parte all’altra” si sottolinea nel rapporto, secondo il quale le donne sono “le prime vittime delle restrizioni e del collasso economico” provocato dal progressivo isolamento imposto da Israele. L’assenza di un sistema giuridico in grado di fornire una difesa o protezione nella vita quotidiana dei cittadini, si afferma ancora nel documento, “crea nella popolazione un senso di collasso dell’ordine pubblico, sociale e morale, di cui a pagare il prezzo sono ancora una volta, per prime, le donne”. Secondo gli esperti, inoltre, le difficoltà economiche e la perdita di occupazione maschile hanno un impatto diretto sull’aumento della violenza domestica.[AdL]
http://www.misna.org/news.asp?a=1&IDLingua=2&id=266898
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